Saverio Fossati per www.ilsole24ore.com
Niente condono fiscale per Pippo Baudo. La Cassazione, con sentenza 30227/2018, depositata il 22 novembre, ha respinto la richiesta del popolare conduttore televisivo per evitare di pagare 257mila euro relativi a imposte non pagate per il 1996 e oggetto di avvisi di accertamento dell’agenzia delle Entrate nel 2002.
Pippo aveva aderito al condono del 2002 e aveva quindi deciso di non impugnare gli avvisi di accertamento. Però non aveva considerato che era anche sottoposto a procedimento penale per evasione fiscale e quindi non avrebbe potuto beneficiare del condono.
Gli avvisi, quindi, erano andati avanti, e solo quando era arrivata la cartella esattoriale Baudo l’aveva impugnata. Dopo il parere contrario dei giudici di primo grado, la Ctr Catania dava ragione al conduttore. Ma le Entrate non mollavano, e facevano ricorso in Cassazione. In sostanza, per Pippo Baudo il condono sarebbe dovuto scattare perché il reato (previsto dal Dlgs 74/2000) era stato consumato in un altro periodo d’imposta diverso da quello cui si riferiva l’avviso di accertamento. Ma le Entrate sostenevano esattamente l’opposto: nella legge 289/2002 (quella del condono) non sarebbe affatto prevista alcuna correlazione tra i reati e l’avviso di accertamento.
La Cassazione ha dato ragione all’Agenzia (cassando la sentenza della Ctr senza rinvio): il contribuente aveva infatti avuto notizia dell’esercizio dell’azione penale (che precludeva il condono) prima che la sanatoria fosse perfezionata. E dal testo della norma del 2002 è chiaro che il legislatore abbia voluto precludere il condono a chi abbia commesso un reato fiscale ai sensi del Dlgs 74/2000.
A Pippo, quindi, non resta che pagare i 258.538,05 euro all’erario: unica consolazione, la Cassazione ha compensato tra le parti le spese di giudizio dell’intero processo.