Estratto dell'articolo di Antonio D'Orrico per “Sette - Corriere della Sera”
IL TENENTE CARLO EMILIO GADDA CON UN COMMILITONE
[…] Perché Carlo Emilia Gadda non pubblicò mai le parti del “Giornale di guerra e prigionia” ora nella nuova edizione Adelphi? Perché aveva paura di tutto e di tutti, ma soprattutto era terrorizzato di tradire in qualche modo segni di omosessualità.
Uno dei brani finora inediti dice cose indicibili all'epoca della Grande Guerra. È una nottata del novembre 1918 e Gadda, invece di dormire, chiacchiera con gli altri prigionieri, tra cui il drammaturgo Ugo Betti, degli attori che interpretano parti femminili nella compagnia teatrale “Siciliana”, incaricata di sollevare il morale alle truppe.
Scrive Gadda (a luci rosse): «Io e Betti mostravamo una certa compiacenza per alcune di queste donne, quali apparvero sul palcoscenico». Un prigioniero informato dei fatti spiega allora che «alcune di loro si investono a tal segno della loro parte, da non disdegnare i corteggiamenti» e ce ne sono tre che potrebbero spingere il flirt «fino ad estremi Wildiani», Il beninformato aggiunge che su un attore dai gusti alla Oscar Wilde è stata aperta un'inchiesta: «Lo trovarono un giorno con la testa appoggiata sulle ginocchia d'un capitano suo amico, che lo accarezzava» […]
I pettegolezzi notturni non sono finiti. […] La chiacchierata si dilunga «in particolari di corteggiamenti,amori, odii; un attore donna ama farsi vestire e svestire, un altro si fa accarezzare il petto senza peli, ecc. ecc. ». Per come era fatto Gadda siamo quasi al coming out
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