Andrea Laffranchi per il Corriere della Sera
Il rapper con la doppia vita. Che poi è una vita sola, ma con due teste.
«Camminavo coi delinquenti e coi borghesi allo stesso tempo, avevo visto la ricchezza e volevo avere accesso a quel mondo lì, ma al tempo stesso non ero davvero ricco di famiglia». Famiglia di cultura (genitori scrittori e giornalisti), amicizie con la fedina penale lunga. Così Gué Pequeno, 37 anni, eccellenza del rap italiano, si racconta in Guérriero (Rizzoli), autobiografia in uscita domani. «Più che una vera bio è un flusso di pensieri. Non chiedo riconoscenza o il tappeto rosso, non il Pulitzer come fanno in America con Kendrick Lamar perché da noi il rap non è mai stato capito: suona arrogante ma è un bilancio sull' influenza che ho avuto sul rap italiano».
Con i Club Dogo è stato uno dei motori che ha rilanciato il genere negli anni Zero. Rime in cui spaccati di vita di strada e voglia di fare soldi si incrociavano con un' Italia tutta droga, escort e furbetti della politica. Look con loghi e gioielli ostentati. «Volevamo essere degli zarri di lusso, dei tamarri fighetti». Non gli manca il trio con Jake La Furia e Don Joe: «Adesso non sarebbe un progetto contemporaneo, ma l' ultimo album insieme guardava al futuro». Quattro album da solista hanno consolidato il suo status.
Nelle prime righe del volume dice di essere riuscito a interpretare da Oscar Gué Pequeno. Ma non c' è finzione.
«Sono rimasto Cosimo (Fini è il cognome ndr) quando il 90 per cento dei rapper è falso. Si fingono gangster o inventano un' adolescenza difficile ma se finiscono in quegli ambienti prendono schiaffi. Io non mi spaccio per malavitoso, ma ne conosco e mi rispettano».
Le escort, le droghe, le notti fino all' alba. Eccessivo. «Sono autentico, nel bene e nel male. Le mie rime stanno al rap come il neorealismo al cinema. All' epoca del mio primo disco solista uscivo con Nicole Minetti, viaggiavo su aerei privati, hotel a 5 stelle».
Rivendica l' essersi costruito da solo.
«Per mantenere lo stile di vita che sognavo ho lavorato duro. Da ragazzino vendevo tshirt, mixtape... Adesso il mio modo di essere hustler (trafficone ndr) è cambiato: ho una linea di abbigliamento, investimenti immobiliari, sono socio di una gioielleria e di un franchising di cannabis legale. Altro che quelli passano la giornata su Instagram».
Non ci sono solo gli eccessi in Guérriero. Non è tutto oro quello che luccica. «Il paradiso - scrive - è anche rimanere sobri. Vorrei farlo, anche se molto in ritardo, per mio padre (scomparso nel 2016 ndr)». Dipendenze vinte adesso che i capelli sono spruzzati di grigio? «Magari», sospira pensando al suo cedere alle tentazioni. E aggiunge sorridendo: «Il ciuffo però preoccupa». Il rapporto con le donne (sesso escluso) è difficile. «Ho avuto relazioni serie. Per tre volte mi sono anche dimenticato delle altre donne per un paio di settimane. Ma sono fallite. Meglio così che avere una famiglia e tradire».
Non lo convince la nuova scena trap, l' hip hop che ha conquistato il pubblico teen.
«Riconosco e rispetto il successo ma non mi interessa finire a fare il rapper pupazzo su Instagram per accontentare il pubblico. Ho usato i suoni trap, e anche il reggaeton, anni fa. E ho anticipato i tempi parlando di soldi e moda nelle canzoni: venivo attaccato e ora sono temi sdoganati».
«Peace & Love», nuova hit di Sfera, Ghali e Charlie Charles, ieri ha sbriciolato i record di Spotify con oltre 1 milione 500 mila stream in 24 ore. «Sfera ha talento anche se si ispira fin troppo, e uso un eufemismo, a certi rapper americani. Ghali, che misi sotto contratto agli esordi, ha cambiato direzione troppe volte per essere veramente autentico: da gangster a mamma Africa ce ne passa. Mancano a tutti i testi, l' unico che fa capolavori è Vale Lambo. La Dark Polo Gang ha basi forti ma, e lo dice uno ossessionato dai marchi, parla solo di moda: fanno entertainment, se cerchi poesia vai da De André».
Poesia non vuol dire però impegno.
«Da noi ancora non si riesce ad andare oltre l' ossessione per le canzoni che devono passare il famoso "messaggio"».
Sarà a san Siro come ospite del concerto di J-Ax e Fedez.
Pace fatta dopo gli insulti reciproci?
«Con Ax non ho mai litigato e c' è rispetto. Con Fedez ho chiarito tutto quando ha riconosciuto il mio ruolo nel rap commentando la bufera che si era scatenata per una mia disavventura social (aveva postato per errore un video intimo ndr). Mi hanno invitato al loro concerto e ci sarò. Anche se il giudizio sulla loro musica non cambia: non è cool».
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