Da Ansa, New York Times, Page Six, “Variey”
Harvey Weinstein invitò l’attrice Ashley Judd all’hotel ‘Peninsula Beverly Hills’ per una colazione di lavoro e invece si presentò in accappatoio, le chiese un massaggio o se poteva guardarlo mentre si faceva la doccia.
Nel 2014 Weinstein invitò la nuova impiegata Emily Nestor nello stesso albergo e le fece l’offerta: se avesse accettato di fare sesso, l’avrebbe aiutata nella carriera. L’anno dopo, il produttore chiese un massaggio all’assistente mentre era nudo.
A detta dell’assistente Lauren O'Connor, il suo capo le chiedeva di organizzare casting con le aspiranti attrici dopo che avevano avuto appuntamenti privati con lui in albergo. Lei sospettava di essere usata per facilitare ‘relazioni con donne vulnerabili che speravano di ottenere lavoro”. Le accuse aumentavano, mentre Weinstein raccoglieva premi e successi con film come ‘Sesso Bugie e Videotape’ e ‘Pulp Fiction’. Si presentava come un leone liberale e difensore delle donne, distribuendo anche ‘The Hunting Ground’, documentario sulle molestie sessuali nei campus. Era un sostenitore democratico, ha offerto uno stage a Malia Obama, a gennaio ha partecipato a una marcia in favore dei diritti delle donne a Park City.
Nel 2015 il boss aveva invitato la modella italiana Ambra Battilana (testimone dell'accusa al processo 'Ruby 2') nell’ufficio TriBeCa per discutere di affari. Poche ore dopo lei chiamò la polizia: Weinstein le aveva toccato il seno per vedere se fosse vero, e le aveva infilato le mani sotto la gonna.
Decine di impiegati erano al corrente del suo comportamento, ma in pochi lo hanno affrontato. Nei contratti di lavoro era specificato che non si poteva criticare i capi e ledere la reputazione dell’azienda- Le donne molestate vanno dai 20 ai 40 anni, le vicende sono accadute in varie città.
Tre decenni di molestie, accuse, cause minacciate e intentate, patteggiamenti (otto secondo il giornale). Harvey Weinstein, co-fondatore di Miramax tra i più prolifici produttori cinematografici da alcuni considerato il Re Mida di Hollywood, reagisce così all’inchiesta del ‘New York Times’: «Riconosco che il modo in cui mi sono comportato con colleghe in passato ha provocato molto dolore e per questo mi scuso sinceramente…Il mio viaggio sarà adesso di imparare a conoscermi e sgominare i miei demoni».
Weinstein è però pronto a fare causa al ‘New York Times’: «Mi prendo la responsabilità delle mie azioni ma il giornale non è stato onesto con me. Mi ha mentito. Il nostro accordo era che ci avrebbe detto quali persone aveva incluso nella storia, affinché noi potessimo rispondere in modo appropriato. Aveva così paura di essere battuto sul tempo dal “New York Magazine” che è andato avanti per la sua strada e pubblicato un’inchiesta avventata. Ci ha messo sei mesi a fare ricerche per l’articolo e a noi ha dato solo 24 ore per rispondere».
oscar per shakespeare in love.”
Dichiara che sua moglie Georgina Chapman è al 100% al suo fianco. Secondo ‘Variety’, la carriera di Weinstein è finita. Netflix continuerà a comprare i suoi show? Micheal Moore e altri registi liberali vorranno legarsi ancora al suo nome? Attualmente il suo marchio è infangato. Inoltre il mogul aveva accumulato dei flop e si dice che la sua azienda da tempo non pagasse i conti. Ora che la bomba è esplosa, in molti potranno prendere le distanze.
Le voci giravano da anni, i quotidiani avevano già tentato di capire se Weinstein usasse i soldi della Miramax per fare patteggiamenti con donne che lo accusavano. E forse ora troveranno il coraggio di uscire allo scoperto anche altre.
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