ITALIA, 2017 - A NAPOLI ALLA FESTA PER LA MADONNA VA IN SCENA L’INCHINO AL FIGLIO UCCISO DEL BOSS – INSIEME AL DRAPPO DELLA VERGINE CE N’E’ UN ALTRO CON LA FOTO DEL RAGAZZO IL CUI VOLTO E’ IMPRESSO ANCHE SULLE MAGLIETTE DI DUE BAMBINE – L’OMAGGIO DEL CANTANTE NEOMELODICO – VIDEO

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Fabio Postiglione per www.corriere.it

 

Anno domini 2017. Rione Traiano, lunedì dell’Angelo. Un intero quartiere si «inchina» al battente che porta l’effige della Madonna dell’Arco e volteggia a destra e sinistra piegandosi sempre di più, ondeggiando come in una danza tribale. Un applauso fragoroso. Un altro ancora. Il fiato sospeso e il volto sofferente del giovane che tiene tra le mani il bastone che sorregge e avvolge il pesantissimo drappo della Vergine. La banda suona un ritmo incalzante e offusca le menti dei presenti, catturando lo sguardo di tutti, quasi ipnotizzandoli.

 

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Nel quadrilatero della «99» del rione Traiano gli spettatori sono anche affacciati alle finestre: nessuno vuole perdersi lo spettacolo. Bambini con le mamme e i padri, alcuni tanto piccoli da restare nei carrozzini e moltissimi giovani. Lentamente il battente si volta su se stesso e dietro l’effige della Madre di Gesù Cristo c’è il volto di un giovane con un sorriso smagliante. Lo stesso è impresso sulle magliette di due bambine che accompagnano un carro allegorico che sobbalza ad ogni nota seguendo il rituale, quasi come se spiritualmente volesse sostenere il battente nello sforzo, distante pochi metri.

 

Quel ragazzo sorridente impresso sullo stendardo e sulle magliette è Fortunato Sorianiello detto «Foffy», ucciso dalla camorra in un agguato il 14 febbraio del 2014. A rendergli omaggio è il fratello Alfredo jr, figlio di Alfredo senior detto «’o biondo», quest’ultimo ritenuto capo della camorra del rione Traiano e proprio ieri condannato a 3 anni e 5 mesi, perché nell’intenzione di vendicare la morte del figlio, organizzò una «stesa» nel rione accanto al suo contro il gruppo dei Tommaselli, accusati di essere i responsabili dell’agguato mortale.

 

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Anno domini 2017: l’Antistato, ancora una volta e senza alcuna reticenza pubblicando sui social i video, omaggia un «caduto» nella guerra per il controllo delle piazze di spaccio tra le più redditizie di Napoli. Fortunato Sorianiello aveva un cognome «pesante» e i killer lo uccisero mentre era dal barbiere in via Epomeo. Una raffica di proiettili e il colpo di grazia alla testa. Si sentiva sicuro eppure era finito nel mirino di un killer che pare indossasse una maschera di carnevale e veniva da Pianura. E, allora, altri omaggi. Questa volta è un neomelodico, nel giorno della festa della Liberazione e sempre al rione Traiano. Giubbotto bianco, microfono senza fili, casse al massimo volume: accanto a lui prima una ragazzina e poi un ragazzino, quest’ultimo anche lui cantante.

 

Dedica canzoni che lui stesso ha scritto alla Madonna dell’Arco e lo fa passeggiando su un tappeto rosso che è stato srotolato davanti alla cappella della «paranza 99 della Madonna dell’Arco».

 

Al centro della struttura illuminata con i fari c’è la statua della Vergine e ai due lati i ritratti di ragazzi morti in agguati di camorra, uno di loro è proprio Fortunato Sorianiello. Anno domini 2017: un intero rione applaude alla dedica del neomelodico. «Foffy questo è per te, sei un ragazzo del quartiere. E poi la dedichiamo a chi non c’è più per un motivo e per l’altro». Se ucciso o no, forse voleva dire. Senza reticenze perché i video con gli «omaggi» sono apparsi su Facebook e addirittura per la performance del neomelodico, che ha cantato in un «fiume» di spettatori, è stata fatta una diretta sui social.

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Neanche a dirlo sono migliaia le visualizzazioni: per l’esattezza oltre 4.500 e quasi mille i «mi piace». Persone che hanno visto il video con l’omaggio a Fortunato Sorianiello, figlio di Alfredo ’o biondo. Decine e decine di commenti. Ci sono quelli dei familiari che ancora commossi per la perdita di «Foffy» lasciano dei cuori sulla «bacheca». Altri scrivono minacce, dimenticando che la «piazza» di Facebook non è la piazza del rione dove vige omertà e reticenza e che tutti quei messaggi possono essere visti da chiunque, forze dell’ordine e nemici compresi. E non mancano le «dediche» immancabili ai collaboratori di giustizia: «Lote» e ai giornalisti «bastardi»

 

 

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