Estratto dell'articolo di Concetto Vecchio per “la Repubblica”
Angela Buttiglione, ricorda il suo esordio in Rai?
“Mi chiesero di preparare un servizio sulle elezioni in Germania. Scrissi il pezzo, lo portai al caporedattore, che lo fece leggere al vicedirettore e quindi tutti insieme si precipitarono dal direttore. Io rimasi fuori dalla porta, ad aspettare il giudizio. A un certo punto sentii uno di loro esclamare: “Ma questo davvero l’ha scritto una donna?”.
Quando è stata assunta?
“Nel maggio 1969, a ventitré anni. Eravamo due donne al telegiornale: Bianca Maria Piccinino ed io”.
Di cosa si occupava?
“Lavoravo alla redazione del tg delle 17,30, “il tg dei bambini”, perché leggero e rosa. Le giornaliste allora si occupavano di moda, costume, spettacoli. Era un mondo parecchio maschilista”.
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angela buttiglione nel 1969 in rai
Cosa fece col primo stipendio?
“Lo diedi in casa. Erano 200mila lire. Mio padre, questore, commentò: “E’ quello che prende un mio vice!”. […]
La tv era la Rai?
“Monopolio assoluto. Ricordo che la troupe per i servizi esterni era composta da ben cinque persone: il giornalista; il fonico; l’operatore; il datore delle luci; l’operaio che portava le nostre borse e fungeva da autista”.
Che qualità doveva avere un giornalista?
“Doveva parlare un italiano perfetto, possibilmente senza inflessioni. Chiara Valentini, una bravissima collega, che poi sarebbe diventata una firma dell’Espresso, biografa di Berlinguer, venne esclusa dal corso per via del suo accento milanese”.
Quale corso?
angela buttiglione e il marito Massimo Faccioli Pintozzi
“Quello con cui entrammo in Rai. Superammo prima un concorso. C’erano seicento concorrenti, lo passammo in trenta, che furono ammessi a un corso preparatorio di sei mesi, senza alcuna promessa di assunzione. Alla fine fummo assunti in quindici”.
Chi c’era?
“Bruno Vespa, che risultò il primo in graduatoria. Paolo Frajese, Nuccio Fava, Claudio Ferretti, Bruno Pizzul, Vittorio Roidi”.
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Dove ha conosciuto suo marito?
“Al mare, a Gallipoli, dove tornavamo ogni estate, a casa dei nonni materni. All’epoca era uno studente in economia, di Lecce: Massimo Faccioli Pintozzi. Ci siamo sposati nel 1972, avevo ventisei anni”.
Da quanto tempo eravate fidanzati?
“Un anno. Mio padre mi rinchiuse nello studio e mi interrogò a lungo: “Sei sicura della tua scelta?” “Saprai conciliare famiglia e lavoro?” Aveva un sacro rispetto della famiglia”.
Quanti figli ha avuto?
“Quattro. Esmeralda nata nel 1973, dirigente dell’Unicredit, vive a Milano; Liliana, nel 1975, giornalista a Sky, a Milano; Marina, nel 1980, pubblicitaria a Roma; Vincenzo, 1982, autore televisivo in Rai”.
E come ha fatto?
“Io non tornavo a casa a pranzo, e quindi durante il giorno li seguiva una tata. Però la sera cucinavo io”.
Dopo aver condotto il Tg1 delle 20?
“I miei figli mi telefonavano: “Mamma, stasera quando torni?” Come se non sapessero che leggevo il telegiornale. Organizzavo la cena a rate, in ogni ritaglio possibile, pulivo la verdura la mattina presto, anche la scelta della padella era decisiva per poi perdere meno tempo possibile. Ho sempre avuto metodo”.
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Quanto era competitivo il mondo Rai?
“Può immaginare. Ma mi sono data subito una regola: non dare adito a pettegolezzi, stroncarli subito. Mi sono totalmente concentrata sul lavoro”.
Com’era Bruno Vespa?
“Molto sicuro di sé, ma permaloso, pretendeva che la sua indubbia bravura fosse riconosciuta”.
Paolo Frajese?
“Un pazzo scatenato. Grande cronista. Il suo servizio su via Fani, il giorno che rapirono Aldo Moro, andrebbe studiato nelle scuole di giornalismo”.
Emilio Fede?
“Ho condotto con lui molti telegiornali. Gli davo dei gran calci sotto il tavolo, perché si distraeva, faceva casino”.
Gianni Bisiach?
“Uno stakanovista. Stava sempre in moviola”.
Quando le hanno affidato la conduzione del Tg1?
“Negli anni Ottanta. Condurre il tg delle 20 era la definitiva consacrazione”.
Quanto rendeva famosi?
“Ti dava una popolarità enorme. Ricordo che una volta mi presentai in un ristorante che aveva chiuso la cucina e la riaprirono per me e i miei amici”.
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La popolarità non l’ha cambiata?
“Per molti andare in video è stata una droga. Frajese ci è morto. Ricordo che fu io a comunicargli che la Rai non gli avrebbe rinnovato il contratto di corrispondente da Parigi. Non riusciva a farsene una ragione. Poco dopo ha avuto l’infarto fatale”.
In cosa consiste “la droga”?
“Intanto i soldi che ti danno. E poi la grande notorietà. Il Tg1 faceva otto milioni di telespettatori. Ciò offriva molte lusinghe: partecipazioni a convegni o tavole rotonde, collaborazioni. Diventavi famoso”.
Lei ne è stata immune?
“Io avevo la mia famiglia, una vita di relazione, interessi. Mi sono salvata così”.
Era tesserata della Dc?
“Io? Assolutamente no”.
Ma veniva inquadrata in quota dc.
“Sì, ricordo bene. Ma io nemmeno votavo per la Dc”.
Non votava per la Dc?
“No, votavo per i partiti piccoli, laici, Pri, Pli”.
Ma non ha appena detto che era cattolicissima?
“Sì, ma laica in politica”.
Il Tg 1 non era filo-democristiano?
“Sì, ma tutte le redazioni erano lottizzate, anche dai partiti di sinistra. Il Pci sistemò in Rai molti figli di”.
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Lei non ha conosciuto i grandi capi dc?
“No, l’unico è Francesco Cossiga, che ha abitato sopra casa mia”.
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Fino a quando è stata il volto del Tg1?
“Ho smesso nel 1994. Nominarono direttore Carlo Rossella, che esordì dicendo: “Toglietemi la Buttiglione dal video”.
Perché?
“Ero l’anima di un giornale che lui non voleva più fare. Rappresentavo la Rai di Bernabei. Solida, rassicurante, pedagogica, non prevaricante”.
Molto paludata anche.
“Ma guardi che non abbiamo mai nascosto niente. Eravamo molto seri, prima di dare una notizia si incrociavano tre fonti”.
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Vespa alla sue età conduce ancora Porta a porta.
“Guardi, avrei potuto lavorare ancora, collaborare, scrivere: mi hanno offerto di tutto, dalle ospitate fino alla politica”.
E perché ha detto di no?
angela buttiglione giulio borrelli
“Bisogna sapersi ritirare. Ho dato”.
bruno vespa angela buttiglione