Alberto Piccinini per “il Venerdì di Repubblica”
quando le trote diventano smaliziate
Confessioni di un ginecologo ottantaciquenne di Ettore Debiasi, editore Virgilio. Manca una "n" nel titolo. Fossi figa sarei una stronza di Eleonora Gandini sulle orme di Sophie Kinsella e forse Nora Ephron. Editore Cult Barbes, 2010. E poi: Yoga per i cristiani, Epatite virale, edizione speciale Robin, Quando le trote diventano smaliziate (Mursia), La vera donna non fa benzina da sola, Come fare la cacca al lavoro. Infine Yo brothers and sisters, siamo o non siamo un bel movimento? firmato Jovanotti, un cult nello stracult editoriale dell'anno 1988.
«Sono libri che posseggo personalmente, è la mia biblioteca di casa», ci dice Francesco Roggero, milanese trentottenne, inventore dell'account Instagram Libri Brutti, che dichiara di averne circa 6.000. Con i suoi 40,2 mila follower Libri Brutti è per qualcuno un segreto compagno di scrollamenti quotidiani. «Ne collezionavo di talmente brutti da essere belli o diciamo meglio rilevanti» continua «nel 2018 ho visto la pagina di Livia Satriano Libri belli su Instagram.
yo, brothers and sisters siamo o non siamo un bel movimennto? il libro di jovanotti con prefazione di dago
Ho chiesto a lei il permesso di copiare il titolo». Francesco, che nasconde una carriera da cantautore punk demenziale indie dietro lo pseudonimo Auroro Boreale, di recente ha iniziato a sperimentare anche serate di lettura di pagine dei suoi tesori. Lanciate su Facebook con lo slogan "Vuoi salire da me a vedere i miei libri brutti?" e una citazione dall'incredibile manuale di Annalisa Manduca Cosa pensano le donne quando lessano gli spinaci, Gremese 2002, esaurito ma ancora in vendita online e in qualche mercatino per pochi spiccioli. tra cantine e mercatini «Se c'è qualcuno che ha speso dei soldi e del tempo per scrivere un libro, per pubblicarlo, e se qualcuno lo ha comprato questo è rilevante», aggiunge Francesco, «anche se il libro è Come curarsi con il vino o Come ho sedotto 11.000 donne.
Diventa una storia da raccontare che ci parla di una certa epoca, molto più di quanto non faccia la cultura ufficiale». Più che una bibliofilia al contrario, l'estetica di Libri Brutti va cercata nella voluttà con la quale i cosiddetti diggers cercano nelle cantine e nei mercatini vecchi dischi in vinile, e spesso si accontentano soltanto della copertina.
Non solo: nelle stories di Instagram Francesco carica foto di pagine interne, opportunamente sottolineate. l'imbarazzo social Gli effetti collaterali di questa perversione si cominciano a notare. «Anch' io frequento mercatini, ma pure eBay e Amazon per via del selfpublishing. Un mese fa ho postato nelle stories le pagine di un libro del 1984, Uomo cercasi, un manuale di corteggiamento per ragazze emancipate. Poco dopo è sparito dalla circolazione, non se ne trova più una copia».
Intanto Amazon vende a 199 euro il Jovanotti giovanile con prefazione di Roberto D'Agostino, quello dove - si mormora - vengono esaltati McDonald's e Berlusconi. Principe dei libri brutti è però da tempo Dove andiamo a ballare questa sera? dell'ex ministro socialista Gianni De Michelis.
«Non si trova mai a meno di 250 euro, quando salta fuori». «Sono figlio di Tommaso Labranca, l'ultimo vero intellettuale pop», ci dice ancora Francesco. Certo è che a distanza di quasi vent' anni dalla teorizzazione del trash come "emulazione fallita" le cose si sono complicate, specie per via della Rete. Per esempio, che rapporto c'è tra il nuovo imbarazzo social del cringe e il vecchio trash? In quale posizione stanno i cosiddetti "profili seriali" che popolano da qualche tempo Instagram e Facebook?
Il fotografo pugliese Paolo Moretti raccoglie da tempo su Instagram Luci di merda, meglio se natalizie: le illuminazioni stradali e i fai-da-te made in China sui balconi. Lo seguono in 71 mila. Propaganda Live, che è un punto d'arrivo per simili imprese, se n'è accorta da tempo. merito degli utenti Ancora su Instagram ci sono le Insegnedimerda che rinverdiscono una rubrica del settimanale satirico Cuore.
Lo Zanzi-bar, la pizzeria W la Patata, Kago Sushi, Zio Fanale Birreria, il poetico Rifugio Alzheimer Non Ti Scordar Me, il folle Gugliel Motel e l'enigmatico Donna Uomo (14,2 mila follower). C'è anche chi raccoglie altre sommarie insegne scritte in "font populista", le lettere adesive in stampatello che si vendevano dal tabaccaio. Chi fotografa accidentalcaps, cioè berretti sponsorizzati in testa alla gente per strada e in autobus. Di recente si è aggiunto alla famiglia la pagina Chitarrebrutte.
Vale una visita. Ognuno di certo ha i suoi preferiti, nascosti nelle proprie timeline. Di sottile perversione architettonica è la comunità che si raccoglie attorno ai Bagni Orrendi anni 60/70/80 Ha 136 mila follower su Facebook, è approdata pure su Instagram. Di certo non tutti i profili seriali insistono sul trash. Molti hanno un'aria arty, sono archivi spontanei piuttosto lunari, vagamente malinconici: le monetine raccolte per strada di Another_Cent, i guanti scompagnati e abbandonati di Guanti_Soli, appunto; i Gratta_e_non_vinci abbandonati (e con loro tutti i sogni). Storica, al limite della performance, La stessa foto di Toto Cutugno ogni giorno. Su Facebook. Caratteristica comune dei profili seriali che hanno un certo successo è però quella di essere nutrite dagli utenti.
Com' è accaduto all'architetto bresciano Massimo Adiansi, espatriato a Londra, inventore dell'account Architerror. «La cosa è nata una decina d'anni fa tra amici appassionati di bizzarrie architettoniche che si trovano in giro qui da noi: il barocco brianzolo, l'assiro brianzolo, queste cose qua. Abbiamo creato un gruppo Facebook con foto e commenti divertenti», dice, «e cinque anni fa la pagina su Instagram e Fb. Ora siamo a un totale di 150 mila follower. Quasi non vado più in giro a fotografare, mi arriva sempre materiale, io ci aggiungo i commenti».
Su Architerror un enorme hangar bianco per dirigibili a Capannori (Lucca) è "il nuovo portarotolo per carta igienica in grado di contenere 10 piani di morbidezza". Un kitschissimo salotto completamente rosa luciccante è "quando chiedi all'architetto una vera perla". Un buffo bar a forma di sottomarino a Peschiera Borromeo "l'ideale per immergersi nel paesaggio padano". Un edificio postmodern a forma di tempio greco "l'altare di Bergamo, in onore della dea Atalanta". «Prendiamo in giro l'architettura esagerata, ma anche i linguaggi della critica, pieni di neologismi incomprensibili», continua Massimo.
«C'è un lato critico di questo lavoro, stando sempre attenti a non cadere nel becero dei social, nell'offesa gratuita. E c'è un filo di piacere nel criticare il lavoro dell'archistar o dell'architetto di nome, anche se per uno come me che fa lo stesso lavoro significa entrare in un campo minato». Architerror ha utenti principalmente italiani su Fb, per metà internazionali su Instagram, dove le didascalie sono scritte prima in inglese. Massimo cura la sua creatura da solo nel tempo libero. Da qualche anno organizza pure gli Architerror Awkward - tra gli edifici premiati due grattacieli turchi ribattezzati i "piedi usb di Mazinga".
Dice: «Il logo di Architerror l'ho copiato dal film di Robert Rodriguez Planet Terror. Sono sempre stato appassionato di serie b, per via di Quentin Tarantino e dei film stracult italiani. Il taglio è the dark side, il lato oscuro. Sono gli scheletri nell'armadio di noi architetti, come se fossero dei filmacci, delle canzonacce nascoste».
L'ORRORE, L'ORRORE
Nell'intestazione del sito capostipe di questa ondata neotrash Orrore a 33 giri c'è scritto "musica diversamente bella". Messo in piedi nel 2006 da Vittorio Papa e Francesco Roggero, colleziona, racconta, rimette in circolazione canzonette per lo più italiane. Anni 70, anni 80. Enzo Carella, Maria Sole, Carla Urban, parodie, sigle, canzoni per bambini. È diventato un punto di riferimento fondamentale per ricercatori e collezionisti. Di recente ha messo in campo tre podcast tra cui Nascostify dedicato alla scoperta di artisti con meno di mille ascolti. Sul sito trovi la storia di culti passati come il disco giapponese di Alessandra Mussolini.
finalmente ho comprato l uccello
Imperdibile l'unica approfondita intervista al chitarrista metal Domenico Bini, fenomeno di YouTube. «Non usiamo più il termine trash perché non ha più senso da quando è arrivato YouTube dove trovi tutto», conclude Francesco. «È cult, se vuoi. Con un effetto nostalgia che ci ha spinto a usare la definizione di musica diversamente bella».
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