LINO BANFI OSPITE DI DIACO: 'NELLE SCENE PICCANTI HO GOVERNATO IL DESIDERIO. MI HA SALVATO L'INTELLIGENZA'
Da “Ti Sento – Rai2”
Durante l'ultima puntata di TI SENTO (domani in seconda serata su RAI 2) Pierluigi Diaco ospita Lino Banfi e lo provoca sul periodo in cui era protagonista di film sexy insieme a bellissime donne.
Pierluigi Diaco: Dalla Fenech a Nadia Cassini di docce ne hai condivise parecchie diciamo…
Lino Banfi: La doccia era un passaggio, io ho girato scene proprio senza la doccia, proprio direttamente i toccamenti le cose abbracci baci
PD: Questo lo sappiamo tutti, ma dico dentro la doccia e fuori dalla doccia… ti è mai partito il desiderio o la
professionalità ha sempre prevalso?
LB: A questo volevi dire? Hai perso tutto ‘sto tempo a dire così per tuo garbo? Certo, certamente, lapalissianamente!
PD: L’hai governato il desiderio?
LB: L’ho governato, l’ho governato!
PD: Sempre?
LB: Sempre, perchè sono intelligente. E uno è intelligente quando,fa l’esame in un attimo, di fronte al diniego assoluto di una cosa che a te piacerebbe fare, si dice ‘ma come sei scemo? ma come ti permetti?’,questa sarebbe stata una pugnalata che mi sarebbe durata tutta la vita. L’intelligenza ti fa fare una gran figura a fare il contrario.
2 - LINO BANFI: «IL PAPA MI HA SCRITTO: SEI IL NONNO DI TUTTA ITALIA. IO VORREI FARLO RIDERE QUANDO È TRISTE»
Elvira Serra per il “Corriere della Sera”
Lino Banfi ha vinto il suo Oscar alla carriera il 26 luglio 2021, festa dei santi Gioacchino ed Anna, nonni di Gesù. È datata quel giorno la lettera che lo accredita come «il nonno di una Nazione intera», che ha «condiviso con tante generazioni il dono del sorriso, che viene da Dio ed è una missione».
L’attore pugliese viene ringraziato «per essere testimone della gioia» e gli viene chiesto di continuare «a trasmettere i valori della famiglia, i valori che contano». Firmato: Francesco. Il Papa.
Racconti tutto. Come nasce la lettera del Papa?
«Bisogna spiegare l’antefatto e tornare a dicembre, nei giorni in cui il pontefice festeggiava il compleanno».
Ottantaquattro anni.
«Ero stato accompagnato dal mio amico don Sergio Mercanzin a Santa Marta, prima dell’udienza del mercoledì. Avevo espresso il desiderio di incontrare il Papa, monsignor Domenico Calcagno mi aveva aiutato. Ed eccomi davanti a due guardie svizzere, desiderando sotto sotto che mi rivolgessero la parola».
Com’è andata?
«Ero lì che le fissavo, quando arriva il Papa che mi prende quasi sottobraccio e mi fa entrare in questa stanza. “Lei è una persona molto importante, mi hanno detto che la chiamano il nonno d’Italia”, esordisce. E io: “Allora lei è l’abuelo del mundo!”. Aggiungo che abbiamo la stessa età, sono pure io del 1936, e lui: “Ma lei può dire anche meno!”. E ci paragona al buon vino, che invecchia bene».
annamaria rizzoli alvaro vitali lino banfi l’insegnante al mare con tutta la classe
Quanto è rimasto?
«Venti minuti. Abbiamo parlato di famiglia, gli ho raccontato dei miei quattro anni al seminario. Poi a un certo punto gli ho detto: “Santità, io faccio l’attore e se racconto che ci siamo visti non mi crede nessuno. Non possiamo fare una foto?”. Mi ha chiesto se avevo il cellulare, ma lo avevo lasciato a don Mercanzin. Allora l’ho chiamato e ci ha scattato lui le foto».
E così abbiamo le prove. Dopo, gli scrisse?
«Sì, in primavera, per ringraziarlo e dirgli che mi era rimasto impresso un fotogramma indelebile: lui che mi posava la mano sulla schiena e mi diceva che ero una persona importante».
lino banfi ospite di diaco a ti sento
La risposta è del 26 luglio.
«La sua lettera è arrivata dentro quattro buste, una sopra l’altra. L’ho incorniciata nel mio studio, accanto alle onorificenze più importanti, da quella di cavaliere di Gran Croce ad ambasciatore Unicef a membro della commissione italiana all’Unesco. Poi ho pensato: ma è troppo bella per tenerla tutta per me. Però non è che puoi condividere una cosa così senza permesso. Faccio chiedere e una decina di giorni fa mi arriva la telefonata: “Sono il segretario di Sua Santità. Può dirlo a chi vuole, anche a un giornale”».
lino banfi la ripetente fa l’occhietto al preside
Che effetto le ha fatto sentirsi chiamare dal Papa «nonno di una Nazione intera»?
«Mi sono emozionato: il Papa aggiunge che è “davvero impegnativo” esserlo».
«I nonni sono i custodi della memoria e delle radici».
«Anche sul “dono del sorriso” mi sono commosso e il mio moviolone personale, che funziona da Dio, è il caso di dire, è andato indietro di 75 anni, in seminario ad Andria, quando alle recite interpretavo San Pietro o Giuda e monsignor Giuseppe Di Donna, poi dichiarato venerabile, mi disse: “Zagaria, la tua vocazione non è di fare il prete, ma di far sorridere le persone».
Aveva già incontrato Ratzinger. Con lui come andò?
annamaria rizzoli lino banfi l’insegnante al mare con tutta la classe
«L’ho visto più volte, l’ultima dopo che ha dato le dimissioni. Andai a trovarlo e rimasi tre quarti d’ora. Quando era in Vaticano voleva darmi un’onorificenza, me lo disse Monsignor Georg. Tu puoi aver fatto cento film, 500 puntate tra fiction e varietà, ma quando ti trovi a parlare a tre centimetri dal Papa... Anche a lui trovai la forza di chiedere un ricordo: scripta manent! E infatti, dopo, mi ha mandato una foto con una bellissima dedica. Quando lasciai il suo salotto bianco con il pianoforte aperto, mi accompagnò all’ascensore e sotto trovai le suorine pugliesi che mi assicurarono che lui avrebbe avuto più tempo per guardarmi in tv. Seppi da loro che amava i prodotti pugliesi».
Qual è il suo sogno, ora?
«Uno è di diventare il giullare del Papa. Quando lui è triste qualcuno dice: “Chiamate Banfi!”. E arrivo io con la mia valigetta, come un medico».
E l’altro?
lino banfi gianfranco d'angelo
«Il primo marzo del 2022 festeggio le nozze di diamante. A Lucia dico che saranno nozze di amante, perché dopo 10 anni di fidanzamento e 60 di matrimonio, con il tempo che ci rimane faremo gli amanti. Ci sposammo al freddo a Canosa di Puglia, alle 6 del mattino. In sagrestia, le promisi: un giorno faremo una festa come si deve e voglio pure U’ Pep».
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Come sta sua moglie?
«Con i migliori neurologi stiamo cercando di rallentare il corso della sua malattia. Però la lettera le è rimasta impressa. Mi ha detto: “Ma ti rendi conto? U’ Pep».
LINO BANFI
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