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“Invecchiare e compiere 80 anni è come diventare poveri: si scopre chi ti vuole veramente bene”. A parlare, ospite di Rai Radio1 a Un Giorno da Pecora, nel giorno del suo compleanno, è la scrittrice Barbara Alberti, che oggi è stata intervistata da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. Quanti anni si sente?
“Una persona sana di mente si sente età diverse a seconda dei momenti della giornata. E si può andare dai tre ai cento anni, ora me ne sento cinque…” Meglio essere chiamati anziani o vecchi? “Vecchi, assolutamente, il titolo ‘vecchio’ è nobile, d’onore. Le parole non le dobbiamo cambiare, le dobbiamo inventare, lo dico anche alle femministe che partecipano a questa vergognoso smantellamento del linguaggio”.
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Non le piace un’invenzione linguistica come la ‘schwa’? “E’ un abominio, una negazione della realtà, un qualcosa di schifoso”. Lei ha detto che non avrebbe mai voluto essere un uomo. “Certo. Gli uomini mi fanno pena”. Perché? “Per quella disgrazia naturale: la sessualità della donna è segreta, mentre l’uomo, da quando si accorge di averlo fino alla morte, dipende da una cosa che non è governabile, e a cui ha attribuito lo stesso valore esistenziale della persona. In questo ho una grande fortuna: orgogliosa come sono – ha spiegato la Alberti a Un Giorno da Pecora - se fossi stata un uomo, dopo i primi problemi me lo sarei tagliato”.
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