Estratto dell'articolo di Daniele Priori per “Libero quotidiano”
I diritti delle donne in Iran come in Italia sono una cosa seria, il politically correct no.
Marisa Laurito è un fiume in piena. In un Paese in cui i cliché del politicamente corretto vorrebbero mettere la morsa alla libertà di parole, lei guarda ai fatti. Parla di tutto e le canta pure, alla maniera di Carosone.
Come nel recente brano scritto con Lorenzo Hengeller dal titolo Nun se può cchiu parlà. «È ridicolo pensare a chi si è messo a cancellare il bacio del principe a Biancaneve. Parliamo di cose serie!».
Galvanizzata dalle oltre 105 mila firme alla petizione sulla questione iraniana e dall'affollato sit-in presieduto da lei stessa a Napoli, di fronte al teatro che dirige, il Trianon Viviani, lo scorso fine settimana, l'attrice ripercorre con passione e dovizia di particolari una carriera multiforme che da mezzo secolo la vede sulla cresta dell'onda.
Un volto popolarissimo e amatissimo tornato in autunno nella prima serata di RaiUno grazie al ruolo di Rosa, interpretato nella seconda stagione della serie Rai Mina Settembre, mentre a febbraio la rivedremo su Sky e in streaming su Now nella seconda stagione del format Quelle brave ragazze assieme a Mara Maionchi e Sandra Milo.
Signora Laurito, un'artista del suo calibro è un maestro o una maestra?
«La lingua italiana predilige il maschile dato che in passato le donne erano un po' sottomesse. Però io non credo conti la differenza nel linguaggio ma nei fatti. Mi spiego meglio. Io sono direttore di un teatro a Napoli. Mi hanno chiesto come volessi essere chiamata. Io scherzando ho detto: chiamatemi madre badessa!
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E della cucina che oggi deborda in tv cosa ne pensa lei che invece l'ha trattata per prima con grande ironia, le pare una cosa seria?
«Mi pare vi sia una sovresposizione. La cucina è gioia. Tutte queste trasmissioni serissime con tempi scadenzati da pause che le fanno sembrare film di Hitchcook... Io con Andy Luotto facemmo Pasta Love e Fantasia dove cucinavamo e si giocava molto».
Sta certamente seguendo le nuovissime polemiche sul #MeToo all'italiana. Ultima in ordine la denuncia postuma sugli agguati sessuali subiti dalla sua collega Fioretta Mari. Che ne pensa?
«Io credo che quando siamo state giovani tutte siamo state colpite da attacchi sessuali e sensuali. Credo che le cose vadano avanti. Bisogna sicuramente difendere le donne e dare loro giustizia. Al tempo stesso recriminare 40 anni dopo mi pare un atto non utile.
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Noi che siamo state femministe, ancora oggi, guardando la tv, notiamo ragazze che si pongono non in modo non corretto. Vedere come subiscono o fanno ruoli da cretine, da ochette spogliate, mi fa stare molto male perché dietro ci sono gli uomini che continuano a non rispettare e loro che si adattano a subire tutto questo. Ma tutto ciò è l'indice del fatto che le donne per prime devono ancora capire il significato della parola libertà. Solo così anche gli uomini potranno capire cosa vuol dire essere una donna».
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L'impegno per l'Iran può sfociare in qualcosa di nuovo, magari artistico in questo 2023?
«L'impegno proseguirà. Cercherò di farlo diventare europeo. Non molliamo».
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