Estratto dell’articolo di Andrea Scarpa per “il Messaggero”
Nella nuova edizione di Tale e quale show di Carlo Conti, su Rai1, c'è anche lei, Jo Squillo, che venerdì scorso - nella prima puntata - si è esibita imitando Madonna […] nella seconda farà Patty Pravo. Sotto a chi tocca.
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Che ne pensa della lotta contro il tempo di Madonna, fra ritocchini e provocazioni stereotipate?
«Mi fa tristezza. È un mito che si è arresa a un sistema malato che non permette alle donne, al contrario degli uomini, di invecchiare normalmente».
Lei interventi ne ha fatti?
«Mai. Sono vegana, ho accettato il tempo che passa, e sostengo la naturalezza».
Elodie ha appena pubblicato il singolo "A fari spenti" e nel video appare ancora una volta seminuda: per le donne del pop italiano giocarsi sempre più spesso questa carta è una conquista o una sconfitta?
«Le donne hanno il potere della seduzione e lo esercitano. È una questione di libertà. Per me è una conquista».
Lei a luglio ha detto che Elodie se non fosse stata così bella avrebbe avuto meno successo: conferma o è stato il solito giornalista...?
«Elodie faccia quello che vuole: è brava, bella e sensuale. Mi piacerebbe duettare con lei».
[…] aveva 20 anni quando la "sua" Kandeggina Gang diventò un caso.
«Sì, ma con un nome come Jo Squillo, in una band di sole donne, e con canzoni provocatorie come Sono cattiva, Orrore, Violentami. Nel 1980 non c'erano i social né altro e l'Italia era - ed è ancora - un Paese conservatore: per me si chiusero quasi tutte le porte. E pensare che io volevo portare leggerezza nell'impegno e impegno nella leggerezza».
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A 63 anni che bilancio fa?
«Pubblicare 150 canzoni non è stato facile, ma sono soddisfatta. Siamo donne ancora oggi va benissimo e ho sempre fatto spettacolo portando avanti battaglie come pacifismo, rifiuto della violenza, ambientalismo. Nel 1982 mi feci i capelli verdi per comunicare a tutti le prime emergenze ambientali. Il ruolo dell'artista in fondo è quello, non di fare politica».
Le ricordo che nel 1980 si presentò come capolista del Partito Rock con il dito medio alzato come simbolo, giusto?
«Sì, è vero. Prendemmo 5000 voti, nonostante il giorno prima del voto ci ritirammo dalla corsa. Quel dito era rivolto a tutti gli altri partiti».
Come Grillo prima di Grillo.
«Assolutamente sì».
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Nel 1980 cantava "Violentami sul metro, violentami piccolo...": oggi con il politically correct una cosa del genere non potrebbe assolutamente farla: che ne pensa?
«Per me il fatto che nessuno, oggi, faccia cose simili è sconfortante. Io, provocando, ribaltavo i ruoli e sfidavo i maschi. Oggi i giovani dovrebbero fare i giovani e contestare, e rimettere in moto energia creativa. Purtroppo sono anestetizzati dai modelli imposti dal marketing e dal web. Solo gli stereotipi funzionano. È imbarazzante oltre che deprimente».
Allude ai cliché del rap e della trap con i macho, i malandrini tutti auto, soldi, donne facili...
«Esatto. Non li sopporto. Ogni volta che incrocio uno di loro glielo dico: quando vi mettete a fare belle canzoni?».
E loro?
«Sgranano gli occhi, come a dire: che dici? Per loro conta solo il successo».
Lei, che non ha voluto figli, negli ultimi anni è diventata - sono parole sue - "diversamente mamma": che vuol dire?
«Che dopo la morte dei miei genitori ho conosciuto una ragazza, Michelle, con la quale si è sviluppato un legame fortissimo. Lei mi chiama mamma e io così mi sento, anche se lei ha i suoi genitori naturali. La vita mi ha fatto un regalo sorprendente e bellissimo. I ragazzi hanno sofferto tantissimo durante il lockdown e oggi più che mai hanno bisogno di guide».
La sua qual è stata?
«Il mio manager e compagno, Gianni Muciaccia».
[…] È vero che è dislessica?
«Sì. Ho seri problemi a memorizzare e per questo disegno fiorellini, vignette e altri cose grafiche. La dislessia mi ha insegnato a imboccare strade alternative».
Invecchiare la spaventa?
«No. Mi curo e ci tengo, ma sono serena. E con il sesso, che è importante a tutte le età, va molto meglio adesso che in passato. La maturità mi piace».
E cos'è cambiato?
«Diciamo che il trombamico serve, questi rapporti ormai bisogna sdoganarli».
[…]"Siamo donne" finisce con tre parole rivolte a un uomo: "Attento che cadi". Ne ha visti tanti finire così?
«Certo. Sopratutto fra i supponenti che credono davvero a tutto quello che arriva con il successo. Che, come sempre, viene e va.
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