Gianluca Grignani è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 (anche in visual sul 202 del digitale terrestre) nel corso del format "I Lunatici", condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte, dalla mezzanotte alle quattro, live anche su Rai 2 tra l'una e un quarto e le due e trenta.
Il popolare cantautore ha raccontato: "Il Festival di Sanremo e la canzone 'Quando ti manca il fiato'? E' una canzone che era lì da tanti anni, che si è trasformata. E' nato tutto quando mio padre mi chiamò e mi chiese se il giorno della sua morte sarei andato al suo funerale. E' un pezzo che cerca di essere un mantra, una preghiera. Quella telefonata è esistita davvero, non sarei mai riuscito a inventarmela. Il rapporto con mio papà? Risoluto, quella canzone dice tutto, è difficile dire di più, il rapporto che avevo con mio padre è il rapporto che hanno molti figli con i padri. L'Ariston? Sempre emozionante, andare a Sanremo non finisce mai di stupirmi, ho imparato nel mio lavoro ad essere abbastanza pronto, Sanremo evolve, non sei mai pronto a tutto".
Sul Grignani bambino: "Avevo il sogno di fare musica. Volevo diventare come Elvis. I miei amici volevano fare i pompieri, io dicevo che non potevo fare il pompiere, volevo fare come Evlis. Aveva la chitarra, le donne, le macchine e cantava. A quell'età mi piaceva, volevo essere come lui. Verso i 12 anni ho iniziato a suonare la chitarra classica, ma mi sono annoiato. Qualche anno dopo l'ho ripresa e ho inizato a suonare. Da autodidatta ho iniziato, ancora oggi studio".
gianluca grignani a domenica in 2
Sulle amicizie nel mondo della musica: "Io sono un po' visionario, così mi definiva Lucio Dalla. E anche lui lo era. Amicizie nel mondo della musica? Lucio è stato uno dei pochi amici che ho avuto in questo ambiente. Uno dei pochi artisti italiani che ascolto con attenzione e venerazione. Non ascolto molto musica italiana".
Sulla bellezza: "All'inizio mi ha penalizzato. Però è bello essere belli. Chiedete a chi non lo è. Non avrei mai barattato la mia bellezza con niente. Mi ha penalizzato, mi ha insegnato a essere un bello che non se la mena. Mi ha danneggiato all'inizio. La mia immagine era molto forte, creava gelosie, immaginare un bello in quel mondo, anche se non me ne rendevo conto, con la capacità di scrivere, c'era un bel po' di gelosia. Che non è stata semplice da gestire per uno come me che è abbastanza ingenuo".
Sugli attacchi di panico: "E' stato scritto che io ho sofferto di attacchi di panico ma non è vero. Quando dicono delle cose su di me, io evito di rispondere, ma non ho mai avuto attacchi di panico. Sono situazioni di altra natura, dentro a un argomento del genere non ci si può infilare un dito, bisogna metterci il braccio intero. I miei non sono attacchi di panico, se non lo dicessi sarei ipocrita nei confronti di chi li ha".
Su 'La mia storia tra le dita' e 'Una donna così': "Le ragazze che hanno ispirato questi pezzi sono esistite davvero. Una è la donna che più ho amato nella mia vita, aveva sedici anni, li avevo anche io. La ragazza che ha ispirato 'Una donna così' invece era omosessuale. Lo hanno saputo che hanno ispirato questi pezzi. Come è andata a finire? Son cose che non si possono dire...".
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