Fabio Rossi per “il Messaggero”
«Il mio appello è questo: non votate perché siete eterodiretti da qualche logica. L'Eliseo non è un problema politico. Ognuno deve votare con la propria coscienza, per decidere se questo teatro deve morire o no».
Luca Barbareschi, dal 2015 direttore del Teatro Eliseo, lancia l'appello per la salvezza per la struttura di via Nazionale, appesa al Milleproroghe.
«Mi auguro che molte persone pensanti, e bastano due voti del Pd che si aggiungano a quelli del centrodestra, abbiano la coscienza di esprimersi per salvare un bene della società».
Teme un agguato politico?
«Il gruppo che lavora qui è altamente boicottato dal mondo dello spettacolo, perché è un mondo ideologico. Se fossimo organici al partito degli amici degli amici non ci sarebbe problema. Tanto è vero che questo teatro prendeva soldi quando era chiuso, fallito e senza agibilità da vent'anni, e ora che è stato tutto sistemato no».
luca barbareschi foto di bacco
I fondi assegnati negli anni passati non sono sufficienti?
«La macchina costa 5,6 milioni. Il primo anno della mia direzione non ci hanno dato fondi, il secondo anche, il terzo e quarto per fortuna hanno fatto una legge bipartisan, il quinto se la sono dimenticata, il sesto, se va così, falliamo».
E fino a oggi come ha fatto?
«Io ci ho messo 6 milioni per rifarlo. Poi l'ho comprato, ma non con i soldi del ministero come qualcuno scrive: 2 milioni li ho messi io, in contanti, e gli altri 5 arrivano dal finanziamento di un pool di banche. Non ho mai preso un euro per il mio lavoro qui, vivo di altri emolumenti».
Perché l'ha comprato?
«C'era un trucco di uno dei soci, legato a qualcuno del ministero e a qualche forza politica, che ha fatto questo ragionamento: Barbareschi l'abbiamo messo nel sacco, ha restaurato il teatro. Ora gli aumentiamo l'affitto, tagliamo i fondi e riportiamo l'Eliseo alla cordata degli amici nostri. Quando l'ho comprato, i detrattori sono impazziti».
Tornerebbe in politica?
«Domani. Sognerei di fare il sindaco di Roma anche se ne avrei molta paura, perché fare il sindaco è la cosa più faticosa, soprattutto in una città come la Capitale. Il problema a Roma è ricreare un senso di comunità. Come diceva Flaiano, è come una serie di villaggi in attesa di qualcosa che non accadrà mai».
luca barbareschi a che tempo che fa 2
Anche questo teatro potrebbe chiudere nella rassegnazione.
«Non penso che la gente scenderebbe in piazza per l'Eliseo. Accetterà con rassegnazione l'ennesima chiusura in questa città. Ma la politica deve vivere di lungimiranza».
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BARBARESCHI IN DOLCEROMA luca barbareschi BARBARESCHI IN DOLCEROMA