Adriano Celentano lo difende, monsignor Paglia lo bacchetta: il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, è ancora una volta al centro dell'attenzione. Oggetto della discussione, stavolta, è il suo essersi fatto vaccinare contro il Covid nel V-Day, giorno destinato al personale sanitario e non certo ai politici, per quanto non più ragazzini come lui. Lo sceriffo De Luca non ha voluto attendere il proprio turno, forse temendo di trovarsi a corto di dosi e così, a favore di telecamere e flash, si è fatto inoculare il siero della Pfizer.
Il gesto non è passato inosservato e anzi è stato considerato, dai più, un modo di "saltare la fila" e fare il furbetto. Il senatore di Fratelli d'Italia, Antonio Iannone, commissario regionale di FdI in Campania, ha infatti presentato un'interrogazione per sapere se siamo di fronte «a un abuso di potere». Il leghista Calderoli ha tuonato. Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della Vita e alla guida della Commissione per la riforma dell'assistenza della popolazione anziana, ha detto «no a scorciatoie e forzature».
Perfino il governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, Pd come lo sceriffo, ha spiegato che «è una polemica di cui si poteva fare a meno». E pure Matteo Renzi ha detto che forse avrebbe dovuto aspettare. Solo Celentano sta con il governatore: «Sono amico del sindaco di Napoli, DeMagistris, però apprezzo il gesto di De Luca nel vaccinarsi per primo. È chiaro che l'ha fatto per incoraggiarci».
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