MANCA UNA SETTIMANA ALL'USCITA DELL'ULTIMA STAGIONE DI "BETTER CALL SAUL", IL PREQUEL/SPIN OFF DI "BREAKING BAD" CHE RACCONTA L'ASCESA DELL'AVVOCATO PRIMA DI CONOSCERE WALTER WHITE - IL FINALE AVEVA RISCHIATO ANCHE DI NON VEDERE MAI LA LUCE PER VIA DELL'INFARTO SUL SET DI BOB ODENKIRK: "C'ERA SCRITTO CHE ERO MORTO. MI HANNO DETTO CHE È STATO UN GIORNO DRAMMATICO PER TUTTA LA CREW E PER CHI MI VOLEVA BENE" - E PER I FAN DI "BREAKING BAD" CI SARÀ UN OSPITE A SORPRESA… ANZI DUE - VIDEO

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Andrea Carugati per “La Stampa”

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Manca una settimana all'esordio dell'ultima stagione di Better Call Saul, il prequel/spin off di Breaking Bad che chiuderà definitivamente la saga di quella che è stata definita la migliore serie drammatica di sempre. Dopo Breaking Bad è arrivato El Camino, il seguito che concludeva la storia di Jessie Pinkman, giovane spalla di Walter White. Infine è arrivato Better Call Saul, che cronologicamente viene prima di tutto ma che rappresenta il terzo atto, l'ultimo.

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Un finale lungamente atteso che ha rischiato di non vedere mai la luce per via della pandemia e dell'infarto subito sul set dal suo protagonista, il comico prestato al dramma, Bob Odenkirk che lo scorso luglio ha avuto un grave malore sul set, dal quale si è salvato solo grazie all'intervento dei colleghi.

 

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«Non mi ricordo niente dell'accaduto. Mi sono svegliato in ospedale e per settimane ho anche rifiutato l'idea di avere avuto un infarto. Me lo dicevano e io me lo dimenticavo, ed è andata avanti così un po', ben oltre le mie dimissioni dall'ospedale, tanto che mia figlia mi ha messo la foto di una lavagna sul telefono, su cui a mo' di memorandum aveva segnato cosa era accaduto giorno per giorno in quel periodo. In uno dei giorni c'era scritto che ero morto. Io non ero presente, ma mi hanno detto che è stato un giorno drammatico per tutta la crew e per chi mi voleva bene».

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Odenkirk nei panni di Jimmy McGill, l'avvocato che concluderà in questa stagione la sua trasformazione nell'estroso e spregiudicato Saul Goodman, stava girando una scena in luogo remoto nei pressi di Albuquerque quando è crollato a terra privo di sensi.

 

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«Mi hanno praticato dodici minuti di massaggio cardiaco e respirazione artificiale. Ci sono voluti tre tentativi perché il cuore ripartisse: tantissimi. Mi è stato detto che se il cuore non riparte al primo tentativo è un problema e che se non riparte al secondo è meglio lasciare perdere. Fortunatamente non si sono arresi e ne hanno fatto un terzo, quello che mi ha salvato la vita».

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Dopo qualche tempo l'attore è tornato sul set e ha portato a termine le riprese: «Mi dicevano di prendermela con calma, di non esagerare, di ricordarmi che avevo avuto un brutto infarto. Certe persone per superare quell'esperienza dicono: ho rischiato grosso, ora devo cambiare la mia vita, devo smettere di fare quello che facevo. Io invece mi sono detto che dovevo continuare al massimo, che era la cosa migliore da fare visto che quello che facevo era fantastico. L'infarto mi ha fatto realizzare che dovevo inseguire con ancora più entusiasmo le cose che amo, non privarmene. Ora cerco di essere una persona migliore con chi mi sta vicino, per tanto tempo non l'ho fatto».

 

Cosa che sicuramente non riesce al suo personaggio, Saul Goodman, maestro nel compiere la scelta sbagliata, pittoresco avvocato che in teoria avrebbe dovuto partecipare a tre sole puntate di Breaking Bad ma che poi è diventato un protagonista fondamentale della serie: «Anche in questa ultima stagione compie molte scelte sbagliate, quasi sempre criminali. Ho sempre avuto sensazioni contrastanti nei confronti di questo personaggio che riesce a fare del male a chi ama ed è animato dal proprio risentimento e dall'amarezza. Ho dovuto farci i conti anche io con certe sensazioni e ho capito che sono entrambe pessime ragioni su cui basare le proprie scelte».

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Eppure questa è forse una delle ragioni per cui è un personaggio molto amato: «Durante questa serie l'ho conosciuto meglio e ho capito che amo interpretarlo perché Saul ama tantissimo Saul. In Breaking Bad ero quello che almeno all'inizio portava un po' di luce e leggerezza in quell'oscuro universo. Non avevo necessità di farmi tante domande sulle origini e le motivazioni del personaggio. A dire il vero ho sempre temuto che gli sceneggiatori mi avrebbero ucciso prima o poi.

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Sarebbe stato il personaggio perfetto da eliminare: importante abbastanza per avere un senso e colpire il pubblico, ma non abbastanza per dovere cambiare il corso della storia. In questa serie invece è stato diverso e ho dovuto scavare dentro al personaggio e comprenderlo meglio». Realizzare la serie finale di una saga così celebrata - dove ci saranno anche Walter White e Jesse Pinkman - presenta molti rischi, tra cui quello di non soddisfare le aspettative dell'immenso pubblico.

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 «Nell'ultima stagione di Breaking Bad, Vince (Gilligan, il creatore della serie, ndr.) dopo anni di lenta costruzione narrativa ha iniziato a distruggere tutto. Anche l'ultima di Better Call Saul sarà così e il gran finale non sarà da meno. Ho dovuto leggerlo più volte per metabolizzarlo. Credo abbiano scelto un modo molto coraggioso di far finire la serie. Personalmente sono certo di avere dato tutto quello che avevo, tanto da restare sdraiato senza sensi ai bordi di una strada annaspando per sopravvivere».

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