Melania Rizzoli per “Libero quotidiano”
«Il suono è liscio e morbido, e la musica che cade in basso lenta, che si fa fiacca, sembra sollevarti piano, con pacatezza, cullarti e portarti fuori dalla vita reale, anestetizzando l' agonia dell' esistenza, in un dolce abbandono che però emana l' odore acre e il sapore acido di farmaci. Il recente singolo di Lana del Rey, "Love", ha il suono di due milligrammi di Xanax ridotti in polvere, e soffiati in un tiepido alito all' interno della mente di chi ascolta».
È quanto riportato dal Washington Post, in un articolo che denuncia l' uso e l' abuso degli psicofarmaci e degli oppioidi dei cantanti moderni, la cui musica va di pari passo con le droghe. Nell' America di oggi, in cui le persone in cerca di sollievo ingurgitano benzodiazepine in quantità record, il legame tra musica e stupefacenti sembra essere dilagante. Inoltre i nomi dei marchi dei medicinali spuntano di continuo nei testi delle canzoni, nelle cui strofe vengono esaltati per la loro capacità sedative e rilassanti, e per il loro effetto di offuscare i sogni perduti, massaggiando le menti in una ninna nanna consolatoria che riconduce nostalgicamente alla dolcezza dell' infanzia.
Nell' articolo del quotidiano americano viene citato ad esempio anche la nuova popstar Future, l' innovatore della scena di Atlanta, che è passato alla storia come il più appassionato promotore delle sostanze di cui pare abusi, cantando ed inneggiando il relativo sollievo farmacologico nella sua musica popolare.
I farmaci Xanax, Percocet, Vicodin, Actavis eccetera, diventano quindi dei simboli per i suoi fans, un irresistibile rimedio, un richiamo al brivido del pericolo, una suggestione da provare immediatamente, con una forte spinta imitativa ad assumere le suddette droghe, che appaiono all' improvviso tutte sostanze accessibili ai comuni mortali, i quali non solo subiscono il fascino delle spacconerie sui narcotici di Future, da lui promossi sul palco come una psicotropia contemporanea, ma questi farmaci vengono percepiti come degli acidi stimolanti e familiari, alla portata di tutti, che facilitano lo sviluppo di nuove sonorità e di nuove emozioni, banalizzando il loro effettivo ruolo terapeutico e depotenziando soprattutto gli effetti del sovradosaggio.
L' influenza dell' uso degli oppioidi e degli psicofarmaci sui cantanti moderni è quindi sempre più evidente, la loro musica è sempre più stupefacente, e viene messa in rima con il dolce abbandono alla dipendenza dalle attuali benzodiazepine, cancellando, con canzoni e performance di due minuti, anni e anni di lotte e campagne sanitarie per la disintossicazione dalle droghe.
Ascoltare il cantante Future che in un suo ultimo disco chiede: «Oh, ti sei drogato più di me, devi avere meravigliose allucinazioni» non è, come per tanti suoi ammiratori, solo subire il fascino delle vertigini delle sue canzoni, ma un rischio concreto per quelli più giovani di scivolare in un lungo e pericoloso viaggio di dipendenza.
Il ruolo che gli psicofarmaci hanno avuto nella prematura morte delle popstar più amate nell' ultimo decenni - come Michael Jackson, Whitney Houston, Amy Winehouse e Prince, morti con un mix di antidolorifici ed ansiolitici che assumevano in combinazione e in dosi proibite - è accettato superficialmente come fatale, ed i cantanti restano nel cuore come dei del pop, idoli coraggiosi, icone indistruttibili nel ricordo delle loro canzoni, rese immortali e composte grazie agli effetti di quelle droghe.
Che quindi vengono percepite non come curative, e nemmeno come distruttive se abusate, ma come sostanze creative, indispensabili per dilatare le menti, per alterare la noia della quotidianità e dare la scossa per progettare, per aumentare le possibilità percettive, per "stare su" psicologicamente, per generare un' onda fluida e una condizione di salutare illuminazione mentale.
Se il jazz era perseguitato dall' eroina, se il rock era sbocciato con gli acidi e l' ectasy e la disco music intrisa di cocaina, la musica di oggi ha il suono delle benzodiazepine, dei barbiturici e degli ansiolitici, e richiede esplicitamente di essere ascoltata in un contesto farmacologico di vari mix di sostanze psicotrope che si acquistano non più in farmacia, ma direttamente nei concerti rave e nelle nostre discoteche, senza obbligo alcuno di prescrizione né di posologia.
Insomma, se si sta lentamente alterando il modo in cui viene prodotta la musica moderna, i farmaci moderni stanno influenzando anche il modo in cui quella musica viene ascoltata, assorbita e percepita, un modo molto lontano dall' uso abituale e terapeutico dello Xanax, del quale fino a poco tempo fa non avevamo bisogno per rilassarci, per caricarci e per emozionarci ascoltando una canzone. Perché prima bastava solo la musica. Quella vera.