1. LA TUA MAMMA È COME UN ROCK. LA MUSICA TORNA IN FAMIGLIA
Paolo Giordano per 'il Giornale'
Allora «Mamma son tanto felice» torna di nuovo di moda. No, non il ritornello della canzone cantata per la prima volta da Beniamino Gigli nel 1941, e poi da decine di altri tenori e interpreti come Claudio Villa, ma proprio quella figura materna che la musica popolare negli ultimi decenni ha ignorato (a parte alcune eccezioni).
sfera ebbasta si fa un cannone abbracciato alla madre
E a riportarla al centro del pop non sono vecchi interpreti nostalgici, ma giovanissime rivelazioni con un pubblico ancor più giovane.
sfera ebbasta si fa un cannone abbracciato alla madre
Ad esempio, nel suo brano Cara Italia che è molto trasmesso dalle radio, Ghali canta «Se non piaci a mamma tu non piaci a me» e, in Rockstar, Sfera Ebbasta, ossia un altro eroe della «trap» (una derivazione del rap), prima gioca con il verso «Mamma guarda senza mani, sono una rockstar» e poi fa una dichiarazione senza mezzi termini: «Mamma sai che a parte te, non amo nessun'altra». Ci pensate a una rockstar del passato, magari un sex symbol da copertina, fare un'ammissione del genere? Difficile.
Anche altri campioni della «trap» si riferiscono continuamente alla madre. Il milanese Ernia è uno di loro. E il sorprendente Tedua (un altro che cresce benissimo e ha una difficile storia familiare alle spalle), ha riassunto così il proprio pensiero: «Mia madre è una donna con le palle, che ha lavorato tantissimo, ma appartiene al ciclo dei vinti». Insomma c'è un cambio di marcia molto sensibile rispetto al passato e che riguarda un pubblico di teenager o addirittura più giovane. Una volta i controversi rapporti con i genitori erano la scintilla che faceva spesso scatenare i rockettari. E la musica diventava il punto di raccolta per chi cercava l'indipendenza da legami percepiti come un ostacolo alle proprie passioni.
Adesso è il contrario. La mamma ha di nuovo dignità pop. Naturalmente in forma riveduta e (s)corretta rispetto ad esempio alla didascalica Mamma mia che vo' sapè che il meraviglioso Enrico Caruso cantava nel 1909. Allora sarebbe stato inimmaginabile un verso come quello di Ghali sempre in Cara Italia nel quale immagina i rimproveri perché «se la metto incinta poi mia mamma mi...».
Insomma, cambiano i tempi. E, per carità, di «mamma» hanno cantato anche Edoardo Bennato o Jovanotti o Laura Pausini nella delicata e struggente Mi dispiace. Ma è cambiato il modo di cantarla. Prima rientrava in una sorta di generico elogio oppure in una forma di omaggio personale sincero e magari commovente, ma non simbolico. Diciamola tutta, la mamma raramente ha aiutato i figli (ossia le popstar) a diventare numero uno in classifica o a riempire gli stadi.
Ora è diverso. Per una generazione di ragazzi spesso al centro di famiglie complicate o dissolte, segnati o feriti da divorzi e abbandoni, la mamma sta trovando anche nella musica leggera quel ruolo centrale che raramente ha avuto nell'ultimo mezzo secolo. Al limite prima era una sorta di guardiano cui sfuggire, stile Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte che Gianni Morandi cantava quando (1962) aveva la stessa età di chi oggi ascolta Sfera Ebbasta. E non è un caso che Ghali, italo tunisino di 25 anni, abbia detto: «Quando scrivo, vado sempre a flussi di coscienza, e tra le prime parole che ho in mente c'è sempre mia mamma».
Ovviamente non esprime uno stucchevole «mammismo», né la volontà di stuzzicare i sentimenti più facili o, tanto meno, di attirare un pubblico più maturo. Ma identifica proprio la percezione della mamma come unica figura di riferimento in un'epoca nella quale anche i flirt adolescenziali sono vissuti sempre più spesso con disorientato distacco o sconsolante e fugace superficialità. In poche parole, come sempre la musica leggera più popolare fotografa il tempo e lo fa grazie alla dinamica inimitabile e decisiva che si crea tra artista e pubblico. Se l'artista intercetta un sentimento o un bisogno o una protesta diffusa, allora il suo pubblico aumenterà in modo esponenziale.
Ed è per questo che le classifiche pop sono innegabilmente lo specchio nel quale si riflette il profilo della società. Continuamente aggiornato. E spesso contraddittorio. Perciò non c'è da stupirsi se oggi una crescente quantità di adolescenti apprezza il riferimento a una figura che il pop ha tendenzialmente ignorato. In fondo, la musica leggera è sempre l'autobiografia di una generazione.
selena gomez tatuaggio dedicato alla madre
2. FIGLI DELLE STAR: «MI TATUO MAMMA ADDOSSO»
Azzurra di Giovanni per www.vanityfair.it
Inchiostro sulla pelle per rendere indelebile e visibile l’amore per i propri genitori. Le foto dei tatuaggio di Brooklyn Beckam, 18 anni, un cuore dedicato a mamma Victoria e la scritta “1976” data di nascita di papà David, hanno fatto in pochissimo tempo il giro del mondo (a partire dai social). Ma Brooklyn non è l’unico a voler portare sempre con sé, sulla pelle, mamma e papà. Justin Bieber, 21 anni, ha “scolpito” sulla scapola destra la data di nascita di sua mamma Patty “1975” in numeri romani.
Lo stesso pensiero romantico lo ha avuto anche la sua compagna Selena Gomez, 25 anni. La cantante ha scelto la nuca per imprimere, in numeri romani (come Bieber), la data di nascita di mamma Mandy, “1976”.
sara daniele tatuaggio per il padre pino
Paris Jackson, 19, ha festeggiato il suo diciottesimo compleanno con un regalo molto speciale: un tatuaggio in onore del papà Michael. La modella e attrice si è fatta scrivere sul braccio «Queen of my heart» con la stessa grafia del padre. Lui rimarrà per sempre il “Re” del suo cuore.
«Un amore che durerà in eterno», così Aurora Ramazzotti, 21 anni, ha commentato la foto di uno dei suoi tatuaggi: una E e una M intrecciate, le iniziali di mamma Michelle e papà Eros.
«Amoresenzafine» è quello che legherà per sempre Sara Daniele con suo papà Pino. E Sara ha deciso di tatuarsi il titolo dell’indimenticabile canzone del padre.
Amoresenzafine forse no. Ma inciso sulla pelle e nel suo cuore fino alla fine, quello sì.
aurora ramazzotti tatuaggi per la famiglia paris jackson tatuaggio dedicato al padre michael