Matteo Cruccu per il Corriere della Sera
Chissà cos’ ha pensato in queste ore, mentre un pazzo sparava alla cieca in un concerto della sua gente. Non possiamo saperlo, perché Tom Petty, tra i più grandi eroi del rock degli ultimi 40 anni, è morto alle 20.40 di lunedì all’Ucla Hospital di Los Angeles. Era stato ricoverato dopo un attacco cardiaco, ironia della sorte, lui che con gli Heartbreakers , i rubacuori, ha solcato i palchi di mezzo pianeta. Sì, è la sua gente, quella del grande vecchio Sud, dove è nato a Gainesville, in Florida nel 1950. Anche se ascrivere Tom all’universo del country sarebbe erroneo.
Dagli esordi nel 1976 all’ultimo disco di tre anni fa, solista e con gli Heartbreakers, mentre collezionava un successo dopo l’altro da «American Girl» a «Free Fallin’», Petty è stato piuttosto massimo trascinatore del cosiddetto «Southern rock», Macroetichetta in cui ci puoi trovare sì del country, ma anche il blues del Delta, influenze psichedeliche alla Byrds o capacità di scrittura alla Dylan. Già del Bob maturo, Petty è stato prima seguace, poi sodale e per molto tempo pure identificato come l’erede. «No, sono solo Tom Petty» si è sempre schermito.
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