MUGGHENHEIM! LA CASA DI MUGHINI DIVENTA UNA ESPOSIZIONE PERMANENTE – "IL GIORNALISTA PIU' POP D'ITALIA" DEDICA UN LIBRO ALLA SUA PASSIONE PER IL COLLEZIONISMO SERIALE – L’OSSESSIONE PER I LIBRI ANTICHI, L'ATELIER DELL'EROTISMO FEMMINILE, I MOBILI ANNI 50 FIRMATI ICO PARISI - UN’AUTOBIOGRAFIA ATTRAVERSO OGGETTI E OPERE D’ARTE COME ULTIMO SURROGATO ALLE PRESENZE UMANE CHE UN TEMPO DAVANO CALORE ALLA SUA VITA - IL VECCHIO LEGAME CON FRANCO E NANNI MORETTI, VECCHI AMICI CHE NON LO SONO PIU'

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Marina Valensise per “il Messaggero”

giampiero mughini casa museo muggenheim giampiero mughini casa museo muggenheim

 

Tutti conoscono Mughini, il giornalista più pop d'Italia, per le sue apparizioni televisive, la voce stentorea, l'occhialetto da fanatico juventino, le giacche futuriste sempre un po' incongrue rispetto al generale addobbo indumentario.

 

Molti conoscono la penna del saggista brillante che ogni settimana abbaglia i suoi lettori scrivendo di personaggi sconosciuti e però cruciali, di storie impossibili e avventure dell'essere.

 

Chi lo ama, e chi non lo sopporta, adesso può entrare dentro la sua testa e la sua casa, abitata con pari follia. Mughini vive a Roma, a Monteverde, in un villino liberty su piani, con una grande terrazza che è un museo domestico del Novecento, con la «stanza anni cinquanta», l'«atelier dell'erotismo femminile», le ceramiche di Guido Gambone, le resine di Gaetano Pesce, i muri di Silva Zotta, l'albero in metallo di Andre Salvetti che erompe da lontano nel suo blue violento.

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ACCUMULI

Mughini infatti è un collezionista bulimico, un feticista appassionato che da una vita accumula libri, manifesti, carte, volantini, vecchie riviste, vasi, mobili, poltrone, sculture, oggetti di design. Innanzitutto è bibliofilo, esperto del Novecento. Ha impiegato più di trent' anni per mettere insieme la collezione completa del Selvaggio di Mino Maccari e la serie completa di Omnibus di Leo Longanesi, l'inventore del rotocalco e il maestro di varie generazioni di giornalisti italiani.

 

giampiero mughini casa museo muggenheim cover giampiero mughini casa museo muggenheim cover

Ora però scopriamo che, esaurito il gioco, ha venduto tutto per passare ad altro, come scrive in questo libro che è molte un catalogo ragionato delle sue ossessioni, una dissertazione sui vizi del collezionismo italiano, praticamente atono e disattento, e sulle virtù di quello internazionale, capace invece di valorizzare l'insulso e trasformare in oro tutto ciò che tocca. E soprattutto è un'incursione senza veli nel suo io, profondo, o superficiale che sia, e nelle sue frustrazioni emotive, professionali, e finanziarie, vista l'importanza che egli notoriamente assegna al soldo.

 

Eccolo dunque rivelare la volontà di riscatto del giovane meridionale che sublima il suo complesso di inferiorità provinciale con l'attaccamento morboso alla cultura francese. Approdato a Parigi nel 1968, Mughini inizia a bazzicare le librerie antiquarie, cercando i libri illustrati del praghese Alfons Mucha, saltando i pasti per comprare una copia numerato dei Souvenirs di Kiki de Montparnasse.

 

ROCK DEMENZIALE

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Più tardi, poi, lo ritroviamo a Bologna scoprire da cronista il rock demenziale degli Skiantos, il Centro d'Urlo Metropolitano di Gaznevada, e il genio grafico di illustratori del calibro di Ghirri, Pazienza, Guido Crepax e Munari. E anche qui il suo talento rabdomantico lo porta a di trasformare tracce apparentemente insignificante della contemporaneità in veri tesori, intercettando illustri sconosciuti che sono invece figure cruciali come quell'Emilio Villa poeta, autore con Alberto Burri del «più bel libro italiano arredato da un pittore del secondo dopoguerra», e cioè le 17 Variazioni su temi proposti per una pura indeologia fonetica, pubblicato nel 1955 in 24 copie numerate, rimaste invendute dalla galleria De Donato, di cui il Nostro possiede solo una versione successiva, stampata in 75 copie con tre incisioni del pittore e la dedica a un amico che convola a nozze.

 

BULIMIA

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Ma in tanta bulimia di esperienze c'è spazio anche per il lirismo in questa sorta di autobiografia preterintenzionale, quando Mughini parla del soliloquio immaginario col grande Ico Parisi e i mobili anni Cinquanta che arredano il suo studio, e ammette l'importanza sentimentale di tanti oggetti muti e tante opere d'arte come ultimo surrogato alle presenze umane che un tempo davano calore alla sua vita, Paolo Flores d'Arcais, Paolo Mieli, Pigi Battista e i fratelli Moretti, Franco e Nanni, vecchi amici che non lo sono più.

nanni moretti al nuovo sacher nanni moretti al nuovo sacher

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