Marco Giusti per Dagospia
gianfranco dangelo imita giuliano ferrara
“Silvio, le testate fanno male!!!” diceva il suo Giuliano Ferrara con barbone rosso in “Drive In” dando grandi capocciate alla telecamera e riferendosi alla concentrazione di testate di Berlusconi che lo stava inguaiando. Ricordo che nel primo anno di Blob era diventato il mio tormentone preferito e riprendevo la battuta ogni giorno con un video sempre più sbiadito.
Ma Gianfranco D’Angelo, che si è spento nella notte tra il 14 e il 15 agosto a 83 anni, maestro della commedia sexy dei tempi di Edwige Fenech, star del Bagaglino e del Derby, attore al Sistina, ci faceva ridere e parecchio ai tempi del “Drive In” di Antonio Ricci al termine dei meravigliosi anni ’80 anche con Pippo e Katia, che avevano una collezione di parrucchini vivi, con Gervaso, Sandra Milo, Raffaella Carrà.
gianfranco dangelo striscia la notizia
Erano imitazione assurde, con trucchi pacchiani, la voce in falsetto, le pance finte, non tanto somiglianti agli originali, ma ci facevano ridere proprio perché sguaiate, fuori regola, urlate, eccessive, degne di un comico venuto fuori più per la sua fisicità che non dalla pratica teatrale degli stabili, come Montagnani.
gianfranco d'angelo, edwige fenech dottoressa del distretto militare
Ricci aveva recuperato D’Angelo dalle tavole di legno dei palcoscenici dei gloriosi cabaret romani e milanesi, il Puf di Lando Fiorini fu il primo, ma si esibì anche nei teatrini e nei programmi radio ideati e diretti da Maurizio Costanzo, ovviamente il Bagaglino della prima ora, con Bombolo e Oreste Lionello e, ovviamente dai set incredibili della grande stagione della commedia sexy.
gianfranco d'angelo ezio greggio
Una stagione che iniziò con “L’insegnante” di Nando Cicero con Edwige e proseguì con una serie interminabile di piccoli e più piccoli capolavori o, se volete, orrori, ma di grande e grandissimo successo, dove D’Angelo faceva buffi ruoli di professore nazista, eccessivo, grosso e con i capelli ritti in testa, fidanzato cornuto di Edwige o spasimante poco gradito.
mike bongiorno gianfranco dangelo
«In quel film, L’insegnante, avevo il ruolo di un professore di ginnastica, un po’ folle ma tutto sommato positivo», ha dichiarato a Amarcord, «Un cornuto contento, visto che in quel film la mia fidanzata era proprio la Fenech. [...] un personaggio veramente nuovo e moderno per il panorama cinematografico italiano. E infatti ebbe un grosso successo, colpendo l’opinione pubblica».
gianfranco d'angelo grazie nonna
Ancor prima dell’arrivo di Renzo Montagnani e di Lino Banfi, che ne furono delle varianti comiche più precie e funzionali alle storie, mentre Alvaro, già presente ne “L’insegnante”, portava il peso del suo buffo fisico da clown triste e la firma felliniana già sperimentata nelle scene scolastiche di “Amarcord”.
gianfranco d'angelo, edwige fenech dottoressa del distretto militare
Cicero fu il primo, assieme al Marino Girolami di “Grazie nonna” con Edwige, subito dopo le apparizioni da giovane comico romane in qualche film di Bruno Corbucci, “Zum Zum Zum”, “Nel giorno del signore”, dove incontra Lino Banfi, a capirne la forza comica e a imporlo con questo eccesso di carica comica.
Dopo, spostandosi anche nelle commedie sexy di Mariano Laurenti, Michele Massimo Tarantini, se la vedrà con rivali del calibro di Renzo Montagnani, che aveva incontrato ai tempi della radio di Costanzo, e Lino Banfi, che aveva conosciuto nei cabaret romani.
Ma se la sessualità del suo amico-rivale Renzo Montagnani era tutta esibita in scena in una serie di ohi-ohi-ohi, di vera sofferenza da erezioni continue nelle mutande alla vista di Edwige&Co, quella di D’Angelo era unicamente comica, da cabaret, più concentrata sulla sua figura di comico grottesco che di vero maschio arrapato.
edwige fenech gianfranco dangelo
D’Angelo fa ridere non perché si sente represso e voglioso, ma perché si ritiene sicuro della sua carica sessuale nei confronti delle bellissime che lo cornificano. Fa ridere per la sua carica grottesca da vantone pomposo. Ha anche nomi assurdi. E’il professore Ilario Cacioppo, il professor Puntiglio.
Nato a Roma nel 1936, impiegato della Sip, come altri comici del tempo, alterna la carriera di comico da cabaret, con i teleselettivi al Teatro delle Arti, al lavoro. Sarà Maurizio Costanzo a lanciarlo a teatro e nel programmo radiofonico “Federico eccetera, eccetera” con Renzo Montagnani negli anni ’60. Si nuove molto, fra teatro e cinema. Il Puf di Lando Fiorini, come abbiamo detto, il Sistina di Garinei e Giovannini, che lo vogliono a fianco di Gigi Proietti in “Alleluja, brava gente”, poi il Derby a Milano come comico solista, come fece Gianfranco Funari. E il Bagaglino, che lo forgiò assieme alla prima grande ondata di comici, da Bombolo a Montesano a Pippo Franco a Oreste Lionello.
Lo troviamo nei film di Bruno Corbucci nei primi anni ’70, ma intanto esplode in tv con programmi di grande successo come “La sberla”, vera fucina di comici da Giancarlo Nicotra, “Milleluci”, “Dove sta Zazà”, “Mazzabubù”, a fianco di Gabriella Ferri e Pippo Franco diretto da Pierfrancesco Pingitore. A metà degli anni ’70 arriva anche la commedia sexy a completare un quadro comico di grande popolarità ottenuta tra cinema e tv.
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Oltre a “L’insegnante” e “Grazie nonna” di Marino Girolami con Edwige e Giusva Fioravanti, poco prima della latitanza, arrivano “La liceale” di Tarantini con Gloria Guida, “Ecco lingua d’argento” di Mauro Ivaldi con Carmen Villani, “La poliziotta fa carriera” di Tarantini con Edwige, i fondamentali “Remo e Romolo” e “Nerone” di Pingitore con Pippo Franco e Montesano.
La sua carriera cinematografica procede spedita fino ai primi anni’80 per passare poi alla tv e venire accolto da Antonio Ricci a “Drive In” assieme a Ezio Greggio. Al cinema non farà molto altro. Troppo esposto alla comicità del cinema scorreggione, come Alvaro, poco rivendibile come attore serio o quasi serio, come Montagnani, meglio fare la tv, soprattutto quella berlusconiana, dove brillò di luce comica assoluta. Lo ritrovammo, sperduto, insieme a tanti altri comici degli anni’70, nell’assurdo e tardissimo “Se lo fai sono guai” diretto nel 2001 da Michele Massimo Tarantini in un quel di Ischia. Un film che non vide nessuno.
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