Marco Giusti per Dagospia
Cosa dire di un regista che ha passato la vita tra la regia di caroselli, davvero una marea, dai primi anni’60 in avanti, con tutti i marchi possibili, Facis, Durban’s, Camay, Isolabella, Piaggio, e l’attività politica, diventando addirittura fondatore del quotidiano “Lotta Continua” e editore de “Il Male”? Al tempo ben si addiceva a lui il soprannome di “Motta Continua”.
Lionello Massobrio, pisano, raffinato uomo di cinema, montatore e poi regista, scrittore, attivista politico, editore, se ne va in quel di Montagnano, dove da anni si era ritirato. Anche se non aveva certo smesso di fare cinema. Lo faceva, e benissimo, quasi amatorialmente, ma i suoi piccoli film d’arte era assolutamente godibili, come uno dedicato ai centenari pisani, o quello dedicato a Adriano sofri negli anni del carcere, L’erba voglio.
lionello massobrio e roberto faenza contestano il festival di venezia nel '68
Del resto era nato e cresciuto nel cinema, visto che sua mamma, Maria Rosada, traduceva a Parigi le didascalie dei film muti, e a 32 anni dirigeva il Reparto Montaggio a Cinecittà, diventando poi insegnante di Montaggio al Centro Sperimentale di Cinematografia. Lui stesso diventa montatore a 18 anni con un film di grande successo come Domani è un altro giorno di Léonide Moguy.
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Ma lavorò anche per Raffaello Matarazzo, I figli di nessuno, Marco Ferreri, L’ape regina, Controsesso, per film di puro consumo come Cocco di mamma, Il tesoro di Rommel e con Joris Ivens per il documentario L'Italia non è un paese povero, con Valentino Orsini e i fratelli Taviani, pisani come lui, nel loro film d’esordio, Un uomo da bruciare. Furono proprio i Taviani, già attivissimi nel mondo del documentario industriale e nella pubblicità a portarlo alla Recta Film, prima come montatore, lavorò con loro alla serie dei Flippers, celebre gruppo musicale capitanato da Max Catalano, Stefano Torossi e Lucio Dalla, e poi da solo come regista.
carosello by lionello massobrio
Dal 1966 alla fine degli anni ’70, gli anni di Carosello insomma, diresse un numero incredibile di pubblicità, prima alla Recta Film di Cesare Taurelli e Vittorio Carpignano poi alla Film Makers di Gianni Baroncelli. Passa dalla serie “Ciao amici” con The Rokes, Dino per le caramelle Lys ai Facis con Alberto Lupo, dalle bibite ai prodotti per capelli dirigendo Catherine Spaak, Laura Antonelli all’Amaro 18 Isolabella con Corradi. Celebre è la sua serie “Tre volti un problema”, che durò dal 1970 al 1976, con Ugo Gregoretti protagonista sul problema della calvizie risolta con il magico Endoten Control.
Come tanti registi del tempo, da Ugo Gregoretti a Nanni Loy, agli stesso Taviani, non si vergognò affatto di fare pubblicità, anche se per lui diventò presto il lavoro principale, con la quale poi finanziò gran parte delle sue attività politiche.
carosello facis by lionello massobrio
Fonda così con Pio Baldelli, Angelo Brambilla Pisoni, Marco Boato la Tipografia 15 Giugno e da lì fonderà presto il quotidiano “Lotta Continua”. Dirige in pieno ’68 un film, ovviamente impegnatissimo, Il rapporto, con Giulio Brogi e Isabel Ruth protagonisti, ma ci sono anche Ivan Della Mea e Randi Lind, la moglie di Adriano Sofri. Fu uno dei capi del boicottaggio della Mostra del Cinema di Venezia. Fu attivissimo addirittura nel movimento per la liberazione dell'Angola con il documentario La vittoria è certa. Rimase ben otto mesi in Angola, con i cinque leader di Lotta Continua, per realizzare il film che doveva celebrare la lotta di liberazione dell' Mpla di Agostinho Neto. Il titolo integrale era «A luta continua, a vitória é certa». Tutto quello che guadagnava, come altri milutanti, lo metteva nell’attività politica e nelle cause più disparate. Fu anche editore de “Il Male”. Lavorò come volontario nel carcere Don Bosco di Pisa, dove era rinchiuso il suo amico Adriano Sofri. Se ne va, insomma, un cineasta militante come pochi, anche se fondamentale per la storia della nostra pubblicità.
Ricordava che il nonno, prima di morire, gli aveva detto questa massima: «La memoria, fijetto mio, è solo la colla che usamo pe' cercà de rimette assieme i cocci de la vita».
adriano sofri nella redazione di lotta continua lotta continua pisa DISEGNO DI PABLO ECHAURREN PER LOTTA CONTINUA GAD LERNER AI TEMPI DI LOTTA CONTINUA