IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - SE C’È UN UOMO RESPONSABILE DELL’IMMAGINE DELLO SPAZIO E DEL FUTURO FIN DALLA FINE DEGLI ANNI ’60, NON PUÒ CHE ESSERE DOUGLAS TRUMBULL CHE SE NE È ANDATO A 79 ANNI, ORMAI UN PO’ LONTANO DAL CINEMA, MA MAI DALLA SPERIMENTAZIONE VISIVA: MAGO DEGLI EFFETTI SPECIALI DI CAPOLAVORI DEL CINEMA COME “2001: ODISSEA NELLO SPAZIO” DI STANLEY KUBRICK, DI “INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO” DI STEVEN SPIELBERG, DI “STAR TREK” DI ROBERTG WISE E DI “BLADE RUNNER” DI RIDLEY SCOTT… - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Se c’è un uomo che è responsabile dell’immagine dello spazio e del nostro futuro fin dalla fine degli anni ’60, non può che essere Douglas Trumbull, mago degli effetti speciali di capolavori del cinema come “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, di “Incontri ravvicinati del terzo tipo” di Steven Spielberg, di “Star Trek” di Robertg Wise e di “Blade Runner” di Ridley Scott, che se ne è andato a 79 anni, ormai un po’ lontano dal cinema, ma mai dalla sperimentazione visiva.

 

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Nato a Los Angeles nel 1942, figlio di un ingegnere meccanico molto attivo anche nel cinema negli effetti speciali, e da una madre artista, Douglas Trumbull si occupa da subito di grafica e di effetti speciali sulle orme del padre. Quando Stanley Kubrick, che stava preparando “2001: Odissea nello spazio” vede un documentario in Cinerama prodotto dalla Graphic Film di Los Angeles per la World’s Fair di Los Angeles del 1964, “To The Moon and Beyond” diretto da Con Anderson, si innamora di quel tipo di effetti speciali e chiama gran parte della crew della Graphic Films a lavorare al suo film a Londra.

 

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E’ lì che Douglas Trumbull, ancora giovanissimo si mette in mostra sotto il controllo di Kubrick e cresce, al punto da controllare e firmare gran parte degli effetti visivi del film. Sulla scia del successo planetario di “2001” e dei suoi effetti visivi innovativi, collabora in Italia, su indicazione dello stesso Kubrick al produttore Roberto Haggiag, alle sequenze di apertura e chiusura dello stravagante “Candy” di Christian Marquand, poi lo chiama Robert Wise per gli effetti visivi di “Andromeda”, grande film di fantascienza tratto da un romanzo di Michael Crichton. Nel 1972 ha l’occasione di dirigere il suo primo film da regista, la space-opera “Silent Running”, che in Italia si chiamerà “2002: la seconda Odissea”, sceneggiata da Michael Cimino, Steve Bochco e Deric Washburn, con Bruce Dern protagonista insieme a minuscoli robot.

 

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Un film particolare di grande fascino visivo, ma che non ebbeun particolare successo. Verranno poi le incredibili collaborazioni con Spielberg per “Incontri ravvicinati del quarto tipo”, con Ridley Scott per “Blade Runner” e nuovamente con Robert Wise per la prima versione cinamtografica di “Star Trek” nel 1979, per il quale dirige anche la seconda unità. Dirige nel 1982 un secondo film, “Brainstorm”, che intende girare con un nuovo sistema visivo di sua invenzione, lo Showscan, 60 frame al secondo con una pellicola da 70 mm. Troppo caro per i produttori della MGM. Lo utilizzerà soltanto per le sequenze oniriche.

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"Nei film le persone spesso hanno dei flashback e dei cambiamenti di punto di vista segnalati da un tipo di immagine confusa, misteriosa e distante", diceva Trumbull, "E io volevo fare esattamente l'opposto, ovvero rendere il materiale prodotto dalla mente ancora più reale e di grande impatto rispetto alla stessa realtà”. Ma il problema vero del film fu la morte misteriosa e non ancora chiarita, a riprese non ancora terminate, della sua protagonista Natalie Wood annegata in mare dopo un weekend col marito Robert Wagner e il co-protagonista Christopher Walken, col quale sembra che avesse una relazione. La MGM, già in difficoltà economica pensa di chiudere il film e farsi rimborsare l’assicurazione dai Lloyd’s di Londra. Ma Trumbull ha un contratto che gli lascia l’ultima decisione sul film.

 

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Così decide di terminarlo in barba alla MGM, mentre altre società lo vogliono rilevare. Lo finirà con l’aiuto della sorella di Natalie Wood, Lana, molto somigliante. Ma l'esperienza sarà devastante per il futuro da regista e non solo di Trumbull che se ne andò sbattendo la porta. "Non ho alcun interesse... a fare un altro lungometraggio hollywoodiano... Assolutamente nessuno”, dichiarò. “Il mondo del cinema è così totalmente incasinato che non ho l'energia per investire tre o quattro anni in un lungometraggio. E’ come fare la guerra. Distrugge anche la tua vita personale. Le persone che possono sopravvivere al processo di realizzazione dei film hanno in gran parte rinunciato alla propria vita personale per farlo.

 

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E’ così facendo che si sono isolati dal pubblico stesso che stanno cercando di raggiungere". A Trumbull non resterà che chiudersi nel suo studio in Massachusetts, seguitare i suoi studi e le sue ricerce sugli effetti visivi e su particolari tipi di pellicola. Lavorerà sull’Imax, sui parchi a tema. Collaborerà a cortometraggi, anche agli effetti speciali di film, come “The Tree of Life” di Terrence Malick, sua è tutta la parte coi dinosauri e fantascientifica. Produce e dirige gli effetti speciali di un curioso film del 2018, “L’uomo che uccise Hitler e poi il Bigfoot” diretto da Robert D. Krzykowski.

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