1. VIDEO - IL MERAVIGLIOSO FUORIONDA DI LAURA TANGHERLINI A RAINEWS24: ‘RESTATECI VOI PERCHÉ IO ME NE VADO PO’ ESSE, ME SO’ ROTTA ER CAZZO’
2. «BOTTE E DOLCEZZA MI ERO ANNIENTATA IN UN RAPPORTO MALATO»
Giovanni Rossi per ‘il Giorno - il Resto del Carlino - la Nazione’
«Lo stronzo - lo chiama così - è uscito dalla mia vita tre anni fa».
Laura Tangherlini, conduttrice di Rainews 24, ha scelto la Giornata contro la violenza sulle donne per raccontare in un post su Facebook di essere caduta nelle spire della violenza di coppia.
«Tre anni nell' abisso. Annientata da un rapporto malato. Ora sono rinata. E ne posso parlare». Sposata con il musicista romano Marco Rò, la giornalista di Jesi con dichiarata passione per gli esteri - coltivata con ostinazione anche al di fuori del recinto Rai - ha denunciato il suo passato di vessazioni. Il suo incantesimo orientale che ora vuole raccontare.
Perché?
«Chi non mi ama ripeterà che sono 'una matta', chi mi conosce davvero sa perché lo faccio».
Lo spieghi.
«Una storia così può succedere a tutte. Anche io, quando in studio intervistavo una donna vittima di violenza, pensavo: 'E perché, alle prime botte, non l' hai mollato subito?'. Mi sentivo vigile, immune, in pieno autocontrollo. Ho scoperto che per scivolare nella fragilità basta pochissimo. È un attimo».
Lui chi era?
«Un ragazzo libanese - cristiano maronita - con carta verde Usa. Un tipo alla Raz Degan. L' ho conosciuto a Beirut, in uno dei miei viaggi».
Colpo di fulmine?
«Stecchita io e anche lui. Sono andata 15 giorni in Turchia e al mio ritorno in Libano era dimagrito 10 chili, dilaniato dalla distanza. Passione reciproca. Abbiano deciso di convivere in Italia dove però lui è cambiato, tutto è cambiato».
Come?
«Possessività, gelosia, botte, sparizioni e riapparizioni. E poi all' improvviso coccole, dolcezze, attenzioni. In quei tre lunghi anni di pianti e riappacificazioni, denunce presentate e ritirate, mi sono trovata sempre più sola. Mi sorvegliava, mi spiava, poi alternava tenerezze e 'consigli sulla vita' - li definiva così, in inglese, la nostra lingua franca anche nelle liti».
Neppure la violenza fisica ha fatto scattare l' autodifesa?
«Le botte erano improvvise ma per fortuna non frequenti. La manipolazione era più sottile - psicologica - e si nutriva della mia costante demolizione: 'Tu non sai, tu non sai fare, tu sei una puttana...'. Autostima a zero».
E sindrome della crocerossina?
«Sì. Unita all' isolamento, con familiari e amici che non ti riconoscono più, e allo spaesamento: nel mio caso quasi uno sdoppiamento. Faccia della tv, quindi agli occhi degli altri arrivata, sicura. In realtà donna distrutta, gonfia di vergogna».
In redazione nessun aiuto?
«Quando ho cominciato a piangere nelle pause pubblicitarie dei tg, il direttore dell' epoca, Corradino Mineo, è stato molto paterno. Mi ha messo in ferie e mi ha tutelato. È stato più sensibile lui di tante colleghe e colleghi. Ma non voglio dare colpe alla rivalità professionale (che non fa sconti), solo segnalare che l' abisso è vicino a ognuno di noi e chiunque può caderci. A meno di distinguere subito i primi segnali di pericolo».
Li riassuma in una frase.
«Non c' è sentimento o sesso che possa compensare la delegittimazione indotta e la perdita di autostima. Io mi sono salvata solo quando l' ho capito».
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