Marco Molendini per Dagospia
Sarà un caso, ma nel giorno in cui esce Mina Fossati, l'album che mette insieme l'ex Tigre di Cremona e il cantautore che si era autopensionato (ma non troppo), Venditti e De Gregori annunciano che rifanno ditta insieme (appuntamento ciclico con larghi intervalli) per scendere in campo allo stadio Olimpico. La vecchia guardia sceglie la trincea.
Nella musica che fabbrica idoli con la stampante 3D, dove la canzone classica viene mandata in soffitta, non resta che unire le forze nell'ultima ridotta della memoria. Sappiamo già che Francesco e Antonello faranno ricorso al passato, a quasi cinquant'anni dalla nascita della loro Santa alleanza cantautoriale, rispolverando i reciproci successi e facendo appello alla mozione dei sentimenti perduti. Mina e Fossati hanno fatto di più: un disco alla vecchia maniera. Che oggi suona addirittura come un azzardo.
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Belle canzoni (non tutte), testi che hanno un senso, bei suoni, arrangiamenti curati, qualche piccolo vezzo autoreferenziale. E' un disco che suona da long playing in vinile, un po' meno adatto alle intemperie dello streaming. Ma soprattutto hanno fatto un album per loro stessi. Mina, che a marzo farà 80 anni, non ha nessuna voglia di fare la vecchia signora, altrimenti che si sarebbe ritirata a fare quando non aveva ancora 40 anni, e perché si farebbe fotografare dalla figlia (di spalle, naturalmente) mentre guarda alla tv dei gangsta rapper venezuelani?
Mina sa di aver bisogno di qualcuno che le sappia scrivere e scegliere canzoni. I suoi album di inediti, a dispetto della sua celebrata voce, da anni peccano proprio sul fronte della qualità del repertorio (eppure riceve centinaia di provini). Meglio, allora, andare sul sicuro.
Così, stavolta, a correre in soccorso è arrivato un cantautore solido, che conosce i segreti dello scrivere canzoni, che ha gusto, senso della misura, ha ascoltato molta musica e, da quando si è ritirato (ma comunque ha continuato a scrivere e distribuire pezzi), ha più tempo a disposizione. E infatti Mina Fossati è un album curatissimo, fatto di brani che si ascoltano, a cominciare dall'ottima ballad iniziale L'infinito di stelle dal cui ascolto si evince subito come hanno funzionato le cose: Mina ha inciso le sue parti, Ivano ha aggiunto i suoi interventi vocali plasmati su quelli dell'amica.
Lo si capisce in modo ancora più evidente in Luna diamante, destinata al nuovo film di Ozpetek, dove Ivano lascia intatta la versione di Mina, con la paura di disturbarla, salvo aggiungersi solo nel finale, con un compiaciuto ricamo vocale. Fra le cose più riuscite il singolo Tex Mex (non a caso è stato usato come lancio dell'album) su un bel tempo che sa di Delta del Mississippi.
Le cose meno azzeccate sono quelle in cui la voce di Mina si fa smorfiosa, prova a farsi ragazzina, curiosamente sono i momenti in cui maggiormente si avverte l'età, come in L'uomo perfetto e in Farfalle, brano giocoso che perfino nel testo cade nella trappola della banalità, con quella frase sui giornalisti che per fare rima con farfalle vengono invitati a «non romperci le balle». Antico vezzo degli artisti, i giornalisti vanno bene solo quando non rompono le balle.
Il pezzo finale, Niente meglio di noi due, ha un vago sapore referenziale, ma del tutto perdonabile di questi tempi. Si diceva Mina sta per fare 80 anni e non ha nessuna intenzione di ritirarsi, un consiglio per il prossimo disco perché, invece che guardare in tv i gangsta rapper venezuelani, non prova a contattare un signore di Asti che si chiama Paolo Conte? Lui è un altro che sa scrivere canzoni.
mina sul palco nel 1971 ivano fossati poco prima del concerto all'auditorium comunale di trento nel 2006 fossati ivano fossati ivano fossati in una foto del 1972 i delirium (ivano fossati e' il penultimo a destra) mina a sanremo nel 1961 mina con il figlio massimiliano nel 1963 giorgio gaber con mina mina con il fratello alfredo