Marinella Venegoni per la stampa.it
Il Rolling Stone più quieto e riservato, niente sesso e droga però un sacco di rock’n’roll, non c’è più. Pochi giorni dopo aver annunciato l’impossibilità, per motivi di salute, di partecipare al tour previsto per il prossimo settembre della band nella quale militava da 58 anni, Charlie Watts è morto ieri in ospedale a Londra, in seguito a un intervento d’emergenza al cuore.
Aveva 80 anni compiuti in giugno, nel 2004 era stato operato per un cancro alla gola, ma si era ripreso bene ed era tornato a calcare le scene del mondo accanto ai suoi compagni, con quell’espressione sempre curiosamente impassibile che dava spazio a molte battute, vista l’intemperanza che governava invece gli altri tre.
Figura singolare nel mondo glamour di questi vecchietti che continuano a tenere duro a dispetto del tempo, Charlie Watts è stato l’antitesi delle grandi figure tonitruanti e spettacolari di storici batteristi del rock, da John Bonham dei Led Zeppelin a Keith Moon degli Who; in compenso, fu molte volte segnalato dalle riviste di moda come il rocker più elegante in assoluto.
Nello stile musicale, invece era tutt’altro che appariscente. Domava il suo strumento con movimenti quasi pacati, aveva una tecnica semplice di sapore jazz, che era del resto il suo mondo originario di appartenenza. Modificava le componenti della batteria a suo gusto e piacimento, non voleva appensantire il suono, per ottenere quell’effetto non prevalente nella dinamica dei Rolling Stones, dove a farla da padroni assoluti dovevano essere Keith Richards e Mick Jagger, con il contributo non secondario di Ronnie Wood.
Quel suo stile piacque subito alle due primedonne, quando nel ‘62 decisero di sostituire Mick Avory, che passò poi ai Kinks. Tra l’altro, l’atteggiamento pacato del batterista costituì il vero collante della band, nelle liti perpetue fra Jagger e Richards era sempre lui a mettere pace, smussando gli angoli ed evitando un divorzio che per qualche anno sembrò dietro l’angolo.
Charlie Watts è l’unico della formazione ad aver preso parte alle registrazioni di tutti i dischi degli Stones. Ed è ora il primo di loro ad andarsene, in una sorta di beffa del destino visto che la band è sempre stata nota non solo per il rock vigoroso ma pure (a volte soprattutto) per lo stile di vita sempre sopra le righe, fra droga e vite private spesso funamboliche. Profilo basso, niente stravizi, una vita familiare specchiata, Charlie era sposato dal 1964 con Shirley Ann Shepherd dalla quale ha avuto una figlia. L’aveva conosciuta prima del successo e vivevano insieme felicemente, malgrado la donna avesse preteso fin dall’inizio che in casa non entrasse mai una batteria, trattandosi di strumento poco vellutato.
charlie watts con la moglie shirley
La storia era tornata a galla di recente, quando gli Stones avevano partecipato insieme, ma ognuno dalla propria casa, durante il lockdown nell’aprile 2020, all’evento benefico Together at Home organizzato da Lady Gaga. Nell’occasione, fu impossibile non notare che il batterista, avvolto in un bellissimo maglioncino marrone, suonava con le sue bacchette il bracciolo di una sedia e una custodia per strumenti.
charlie watts con la moglie e la figlia
Sembrava un’azione dadaista, questo ait drumming, ma Charlie era a casa dove la batteria non c’era, e si arrangiava. Raccontò apertamente in una intervista del 1989: «Non posso suonare a casa perché mia moglie dice che la batteria fa troppo rumore e dunque lo strumento non c’è. Dunque per suonare debbo andare in tour, ma per andare in tour debbo andarmene di casa e lasciare mia moglie e mia figlia. E’ un giro vizioso nel quale sono intrappolato da tutta la vita».
Con la scomparsa di Charlie Watts, seguita dal cordoglio di tutti gli ultimi grandi del rock classico sopravvissuto (primo fra tutti, accoratissimo, il batterista dei Beatles Ringo Starr), potrebbe pure mettersi in forse la partenza del tour dei Rolling Stones, prevista negli Stati Uniti il 22 settembre, con già in calendario la sostituzione di Charlie (allora ammalato e rinunciatario) con lo storico collaboratore di Keith Richards, il sessantaquattrenne Steve Jordan. Non è escluso che la band decida di rinviare di qualche tempo il debutto, in segno di lutto.
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