“NON SONO PIU’ UN ANIMALE, HO BISOGNO SOLO DEL SOLE” - IL ROMANZO CULT DI HAN KANG: STORIA DI UNA DONNA CHE SMETTE DI MANGIARE CARNE - C'È VOLUTA LA VITTORIA DEL “MAN BOOKER INTERNATIONAL PRIZE” PERCHÉ L'OCCIDENTE SI ACCORGESSE DI QUESTA SCRITTRICE SUDCOREANA

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Elena Masuelli per Tuttolibri - la Stampa

 

HAN KANG 3 HAN KANG 3

Una donna «del tutto insignificante», con un' aria timida e giallognola, nessun fascino, nessuna raffinatezza. Così tanto da non dovere fare fatica per conquistarla o provare vergogna di fronte a lei per la scarsa forma fisica e la poca virilità, da non doversi preoccupare di essere un uomo mediocre. «Se non fosse per quella follia che le è presa». E invece Yeong-hye, La vegetariana protagonista del libro della sudcoreana Han Kang non è né banale né impazzita. Piuttosto determinata e coraggiosa, ha un obiettivo, un' idea, una urgenza.

 

«Ho fatto un sogno», ripete come un mantra nelle uniche pagine in cui il lettore «ascolta» la sua voce. E' un incubo il suo fatto di freddo e boschi immersi nel buio più nero, carcasse di bestie, odore di sangue, paura. Al risveglio la remissiva e docile Yeong-hye sceglie di non mangiare più carne, di smettere di toccarla, di cucinarla: «Non sono più un animale… Non ho bisogno di mangiare, non più. Posso vivere senza. Ho bisogno soltanto del sole».

 

Un processo che lentamente la indebolisce. Ma la sua non è una resa. La debolezza fisica è dignitosa, perché coerente, la forza d' animo incrollabile.

Non ha motivi di rimpianto, nemmeno la morte la spaventa.

 

Da quel momento tutto cambia, mutano le relazioni che ha sempre avuto con la sua famiglia, col marito, con un padre violento veterano della guerra del Vietnam, con le convenzioni che regolano il suo mondo. Le domande che si pone sulla natura dell' animo umano le provocano dolore e lei esterna la ribellione anche fisicamente, togliendosi i vestiti, liberandosi dalla costrizione del reggiseno. I suoi comportamenti provocano vergogna, quel sottile fastidio che accompagna ogni manifestazione di diversità.

HAN KANG HAN KANG

 

Il romanzo nasce da un racconto breve scritto quasi vent' anni fa: «Si intitola Il frutto della mia donna - ricorda la scrittrice -, la storia di una giovane che letteralmente diventa una pianta. Il marito la trova così tornando a casa, la mette in un vaso e se ne occupa amorevolmente. La annaffia tutti i giorni, ma in autunno inesorabilmente secca e a lui non resta che domandarsi se fiorirà di nuovo in primavera. Dopo averlo scritto ho provato una sensazione di incompiutezza e il desiderio di lavorare di nuovo su quest' immagine».

 

Una visione e interrogativi profondi sugli uomini: «Mi ha sempre stupito la natura che porta le persone a compiere atti terribili come creare Auschwitz, ma che spinge anche una persona a lanciarsi sui binari per salvare un bambino, senza il timore di mettere a repentaglio la propria vita».

 

Due aspetti antitetici vissuti dall' autrice con angoscia: «Sono legati come da uno spettro di luce. Ho pensato alla protagonista del romanzo come rappresentazione di entrambi. Si ribella rinunciando fisicamente all' oscurità dell' animo umano. Per non fare male, per raggiungere la purezza, è convinta di potersi trasformare in un vegetale».

 

Nella narrazione risuona l' eco delle origini da poetessa della Kang. A condurla, in tre tempi, il marito di Yeong-hye, il cognato, la sorella. Voci esterne che non possono (o non vogliono), sapere, capire di più. E nella storia restano spazi vuoti, non detti che il lettore può riempire, anche a costo di malintesi. La sorella è l' unico segnale di speranza, la sola custode di sentimenti che, alla fine, ci sono. Il loro è un andare insieme, nonostante tutto. E insieme spingersi fino al limite.

 

C' è voluto il «Man Booker International Prize» perché l' Occidente si accorgesse di Han Kang e la Corea del Sud riscoprisse questa storia, scritta dieci anni fa. Un libro originale e disturbante, che parla di violenza, anche non fisica, di interrogativi profondi sugli esseri umani. Un percorso di annullamento che diventa potente affermazione, in pagine che portano a chiedersi quanto sia netto il confine fra sanità e squilibrio mentale.

HAN KANG HAN KANG

 

Una vicenda permeata dalla ricerca dell' identità, della determinazione nell' essere se stessi. Gli stessi temi affrontati in precedenti libri e, a partire dal massacro di Gwangju, in Human Act che arriverà in Italia sempre pubblicato da Adelphi. Per l' autrice quasi una missione da portare a termine.

 

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