a cura di colinward@autistici.org (Special Guest: Pippo il Patriota)
MATTEO RENZI E CARLO DE BENEDETTI A LA REPUBBLICA DELLE IDEE A firenze VIGNETTA BENNY DA LIBERO RENZI E CARLO DEBENEDETTI1 - LA SARABANDA DEL SOR-GENIO E QUEL RENZI "SOLO SLOGAN"
Ma è lui o non è lui "il presidente" che premeva perché Fabrizio Barca accettasse il ministero dell'Economia? Il Sorgenio De Benedetti, che come vedremo più avanti dovrebbe avere altro a cui pensare, dice di no. Lucy Annunziata, direttora del sito della Casa Huffington Post, sostiene che con "presidente" s'intendeva Giorgio Napolitano. Un gigantesco equivoco solo perché non è stata utilizzata la formula più corretta per riferirsi al capo dello Stato: "Re Giorgio".
Sia come sia, il passaggio più divertente delle confessioni dell'economista galantuomo al finto Vendola della Zanzara è questo: "E' iniziata la sarabanda del padrone della Repubblica, che continua...Lui non si rende conto che io più vedo un imprenditore dietro un'operazione politica, più ho conferma di tutte le mie preoccupazioni. Si fa sentire, con un forcing diretto di sms, attraverso un suo giornalista...Questi sono i metodi. Legittimi, per carità. Questo è il modo di forzare, di scegliere, di discutere. Non una volta chiedendomi: ma se lo fai cosa fai?". Domanda ingenua: se lo fai, fai quello che dico io.
LUCIA ANNUNZIATAInvece il giudizio più allarmante è sul Rottam'attore: "E' una cosa dove non c'è un'idea, c'è un livello di avventurismo. Non essendoci un'idea, siamo agli slogan. Questo mi rattrista, sto male, sono preoccupatissimo perché vedo uno sfacimento veramente impressionante" (Corriere, p, 9).
Si potranno smentire e interpretare finché si vuole le parole di Barca, ma restano una descrizione perfetta e genuina della profonda miseria intellettuale, politica e morale di gran parte della nostra classe digerente. E lo scandalo della conversazione-beffa avrà un senso se spingerà Renzie ad affrancarsi totalmente da certi giri che somigliano a un tavolino dove la polvere si appiccica allo sporco.
Fabrizio Barca2 - A COSA SERVONO I GIORNALI
Infortuni come quello capitato ieri a Barca sono in realtà fenditure che si aprono improvvise e insperate, attraverso le quali si può contemplare per un attimo il potere per il potere. Sono il sogno di ogni giornalista, ma non in Italia e non per gente ansiosa più che altro di decantare la Giulietta bianca del futuro premier o i suoi trionfali transiti in stazione tra gente adorante.
Si era partiti già male con i telegiornali di ieri. Il Tg1 delle 20, di fronte al diluvio sul web e sulle agenzie, fa un rapido accenno nel pastone sul totonomine. Il Tg2 del neo-renziano Marcello Masi si limita a far dire al suo redattore "caduta l'ipotesi Barca", dando per scontata una vicenda della quale non ha mai parlato.
Stamattina, il Corriere fa il suo dovere con un pezzo pulito e ben titolato ("Barca tradito dalla radio: mi vogliono al governo, ma non ci penso proprio. Vittima di uno scherzo, parla di un ruolo di De Benedetti", p. 9), nel quale non c'è alcun malanimo nei confronti dell'editore concorrente. Prendono il toro per le corna a Repubblica, dove mettono un riferimento all'imbarazzante vicenda in prima pagina e poi, dentro, se ne occupano con un pezzo lungo e dettagliato (p. 9).
Mario CalabresiIl capolavoro, invece, lo fa la Stampa di Mariopio Calabresi, con un penoso pezzullo di due colonne, dove per trovare il nome del Sor-genio De Benedetti conviene partire dalla fine (p. 5). Paura di chiudersi qualche parte con il gruppo Espresso-Repubblica? Molto prudente anche il pezzo del Messaggero (p. 8), firmato non a caso da Stella Prudente.
Il Giornale ovviamente si supera già in prima pagina: "Pressioni sporche su Renzi. De Benedetti (con l'Annunziata) interferisce sulla scelta dei ministri". E dentro racconta in un gran pezzo tutta la storia, dando comunque un certo risalto alle parole dell'Ingegnere: "Non vedo e non sento Barca da tempo" (p. 2).
3 - TAGLIATI PER IL SUCCESSO
Ringraziamo anche oggi il Corazziere della Sera per il consueto messaggio ispirato dall'alto dei Colli: "I consigli di Napolitano sulla squadra. L'indicazione per ministri politici ma in grado di guidare la macchina dello Stato". E poi una previsione che sembra una minaccia al Rottam'attore: "Il Colle dedicherà particolare attenzione a Economia, Giustizia e Esteri" (p. 3). Fosse per lui, Re Giorgio vorrebbe un governo formato da 15 Giuliano Amato, metà dei quali con la gonna.
Ma l'osso più duro, sulla strada di Matteuccio, è sempre il kazako del Viminale: "Alfano sfida Renzi per restare all'Interno. E chiede modifiche alla legge elettorale. Berlusconi alle consultazioni. L'obiettivo del leader Ncd è di mantenere gli stessi ministeri che aveva con Letta" (Repubblica p. 10).
La Stampa parla di "Strada in salita per il Tesoro. I candidati si sfilano. La Reichlin chiede chiarezza, si lavora su Padoan" (p. 5). Il Corriere tenta di lanciare uno dei suoi fedelissimi, "Guido Tabellini, economista di fama che ha diretto la Bocconi" (p. 8). Secondo il Messaggero, "Alfano vicino al Viminale e Bernabè allo Sviluppo" (p. 4), mentre per l'Economia "torna la pista dei tecnici", compreso l'uscente Saccomanni (p. 5).
Angelino Alfano4 - LA BAVA SEPARATA DALLE NOTIZIE
"Il sindaco e il viaggio con la lista dei ministri. La volontà di rinunciare alla scorta: voglio restare me stesso, chi mi protegge è la gente. L'impegno: le imprese devono assumere, i giovani scuotersi dalla rassegnazione. La verifica: le elezioni europee sono dietro l'angolo, e saranno un test importante.
La scommessa: il rischio più grande sarebbe non coltivare il gusto della sfida". Uno legge il pezzo di Aldo Cazzullo sul Corriere di oggi (p. 3) e vorrebbe tanto andarsi a riprendere certe articolesse sul primo Monti e su Enrico Letta. Quelli sulla sobrietà, il loden verde, il Subbuteo e le figurine Panini per i figli. Ma poi in fondo fa parte della ragion d'essere di un certo giornalismo, avvicinare quanto più possibile il potente di turno alla "gente comune".
5 - LE MERAVIGLIE DELLA FAMOSA SANITA' LOMBARDA
Il Celeste Formigoni, planato a Roma su un provvidenziale seggio senatoriale e grande fautore di un governo di legislatura, è inseguito dalle inchieste lombarde. "La Maugeri era abituata a pagare i politici per i favori'. La Procura: rinvio a giudizio per Formigoni e altri 11. L'ex governatore: tutto regolare, mai dimostrata la mia colpevolezza. L'ipotesi di associazione a delinquere e corruzione: ‘Al presidente lombardo oltre 8 milioni in benefit" (Corriere, p. 21).
6 - I GENTILUOMINI DI VIA SOLFERINO
Finisce annegata nella risse da ballatoio una notizia a suo modo storica come l'addio di Carlo Pesenti a via Solferino. "Barilla: ‘Su Rcs sto con Della Valle'. E Elkann rettifica: ‘Un malinteso'. L'addio di Pesenti al cda: ‘Poca coesione e scelte non condivise'. Consob accende un faro sull'acquisto di Hotelyo, sito di hotel con Andrea Agnelli tra i soci" (Repubblica, p. 25).
Intanto, gioia e letizia a Largo Fochetti: "Per L'Espresso un anno di successo' e il titolo vola in Borsa: più 8,17%" (Repubblica, p. 25). Ai giornalisti prepensionati azioni in regalo. Magari qualcosina anche al'Inpgi, l'istituto previdenziale di categoria.
7 - IMPRESE IN BARCA
Ma l''ingegnere e suo figlio Rodolfo hanno anche qualche problemuccio con le banche, per via di Sorgenia, l'energia che ti sbanca: "Sorgenia ha liquidità per circa un mese'. Cir rassicura: presto un accordo con le banche. Su richiesta della Consob, la società spiega la sua situazione finanziaria. Istituti di credito in pressing per convincere De Benedetti a versare capitali e cedere asset" (Stampa, p. 24). Eh, sì. Come ci vorrebbe un bel ministro dell'Economia che mettesse a posto queste banche.
8 - ALLO IOR LA GUERRA E' PERPETUA
Il Messaggero apre nuovamente le finestre nella banca di Dio: "Vaticano, una lettera riapre il caso Ior. L'organo di vigilanza: ‘Il nuovo direttore ci tiene all'oscuro di tutto'. Durissima missiva dei giuristi al segretario di Stato: ‘Così non possiamo controllare le operazioni sospette" (p. 13). Adesso il popolo dei fedeli si aspetta che Bergoglio vada lì è li cacci fuori tutti fuori dal tempio a frustate.
9 - ULTIM DA UN POST-PAESE
La Stampa racconta una storia di quelle che ci fanno capire chi siamo veramente: "Gli strani affari di Mr. Parmigiano con gli imitatori ungheresi. I rapporti con una società di similgrana imbarazzano il presidente del Consorzio. Lui: ‘Era solo un'operazione finanziaria'. Ma i produttori: ‘Poca trasparenza'. Già accusato di corruzione, il direttore del Consorzio avrebbe fatto sparire documenti dal ministero dell'Agricoltura. La società magiara avrebbe dovuto costruire un magazzino a Correggio. Il sindaco li ha bloccati" (p. 17).