Fulvia Caprara per “la Stampa”
Percorsi appassionanti, segnati da scelte cruciali che fanno sempre la differenza perché accentuano, ogni volta, il peso del fattore umano. Destinate ad essere altro, determinate fin dai banchi di scuola, puntualmente osteggiate da una parte dell' opinione pubblica, tre delle signore che hanno dominato la scena internazionale degli ultimi anni guadagnano l' onore di film e documentari.
Da domani, su Netflix, è disponibile Becoming - La mia storia, protagonista l' ex-First Lady Michelle Obama, a febbraio, durante l' ultima Berlinale, Hillary Clinton è stata accolta come una star in occasione dell' anteprima del film in quattro parti che racconta la sua vita, mentre sul canale tedesco Ard è appena andata in onda l' opera Merkel, che Stephan Wagner ha dedicato alla cancelliera tedesca, interpretata dall' attrice Imogen Kogge. Finalmente, dopo aver raccontato dive, scrittrici, stiliste, cantanti, lo schermo si riempie di immagini di donne nelle stanze dei bottoni, donne che hanno contribuito a modificare gli equilibri politici del mondo.
Per Michelle Obama, dopo gli otto anni alla Casa Bianca, il tour per la presentazione del libro autobiografico Becoming, che costituisce l' ossatura del film, è un modo per elaborare l' esperienza al fianco del marito ex-Presidente, ma anche per ribadire, a se stessa e alle altre donne, che c' è sempre tempo per ricominciare: «Sto iniziando a riappropriarmi di me stessa - dice in una delle sequenze finali -, adesso c' è un altro capitolo che mi aspetta, lì fuori».
In prima linea Per Hillary Clinton il documentario diretto da Nanette Burstein è un' occasione per guardarsi allo specchio, ritrovando radici e tappe fondamentali di un' evoluzione personale che coincide con la storia dell' emancipazione femminile in America: «Ciò che Nanette fa davvero bene - ha spiegato Clinton incontrando gli spettatori della Berlinale - è inserire la mia vicenda nell' arco più ampio della vita delle donne, dei loro progressi e del movimento cui hanno dato vita».
Per Angela Merkel il cuore di tutto, esaltato nel lavoro di Wagner, sta nella decisione presa il 4 settembre del 2015, quando ordinò di aprire le frontiere tedesche a migliaia di rifugiati, principalmente siriani, che dall' Austria e dall' Ungheria, stavano raggiungendo a piedi la Germania: «Il mio - ha spiegato il regista - è un ritratto di Merkel, focalizzato sul punto nodale della sua carriera politica».
Sopravvivere alla gestione del potere, in maniera indiretta, quando si è first lady, e poi diretta, quando ci si batte in prima linea, come nel caso di Clinton e Merkel, è sempre molto difficile, un processo che lascia inevitabili tracce: «Barack era diverso da me - svela Michelle Obama - era uno tsunami che stava per abbattersi sulla mia vita».
angela merkel starnutisce 3 MICHELLE E BARACK OBAMA
Per mantenersi in equilibrio è stato fondamentale il concetto di «reciprocità», anche quando la consorte del futuro presidente degli Stati Uniti, divenuta madre di due bambine, ha deciso di abbandonare il lavoro di avvocato: «Era troppo difficile conciliare le cose, ho rinunciato e ho capito che dovevo rivedere tutto». La terapia è stata d' aiuto per comprendere, spiega ancora Obama, che «la mia felicità non dipendeva dalla capacità di Barack di rendermi felice. Avevamo due figlie, vedevo che lui riusciva ad andare in palestra, e io no. Ho capito quanto fosse importante che anche io riuscissi ad andarci».
Diretto da Nadia Hallgren, il documentario ripercorre il cammino della protagonista, il passato di ragazza «discendente da una famiglia di schiavi», di figlia legatissima alla madre e al padre, inghiottito anzitempo da una sclerosi multipla combattuta con tenacia: «Sono così perché ho avuto un papà come lui, che ci spingeva ad essere sempre miglior». E poi di giovane donna che riesce a coronare il sogno di frequentare Princeton, ma anche ad avvertire con chiarezza il disprezzo di chi, nella Chicago degli Anni 70, «considerava la mia famiglia fuori posto».
"L' empatia una forza vitale" Costruito sul valore della connessione interpersonale e dello scambio emotivo tra individui delle più varie provenienze, Becoming arriva al pubblico in una fase particolare: «Come molti di voi sanno - fa sapere Michelle Obama - sono una persona che ama abbracciare. In tutta la mia vita, l' ho considerato il gesto più naturale che un essere umano possa fare verso un altro, il modo più semplice per dire: "Sono qui per te". E questa è una delle parti più difficili della nostra nuova realtà: le cose che una volta sembravano semplici, andare a trovare un amico, sedersi con qualcuno che sta soffrendo, abbracciare uno sconosciuto, ora non lo sono più».
Eppure, prosegue Obama, «anche se non possiamo più raccogliere o nutrire in sicurezza l' energia dei gruppi, anche se molti di noi vivono con il dolore, la solitudine e la paura, dobbiamo rimanere aperti e in grado di metterci nei panni degli altri. L'empatia è la nostra linfa vitale». Un messaggio che arriva diritto al cuore, cogliendo l' essenza delle più recenti sofferenze. Una specialità tutta femminile.
Che ogni donna realizza a modo suo. Non è un caso se, tra i mille video circolati sul Coronavirus, quello di Merkel che spiega la matematica dei contagi e la necessità di proteggersi dal virus, sia stato promosso come il più chiaro e incisivo.
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