Laura Rio per www.ilgiornale.it
Pausini, Morandi, Antonacci, Negramaro. Il trio Pezzali-Renga-Nek. E anche Nannini (non ancora ufficializzata dalla Rai). E forse Giorgia («Si saprà oggi», dice Baglioni).
Insomma, un'infornata di super ospiti sul palco di Sanremo che infiammeranno le platee e daranno lustro al Festival. Tutto bene, in vista di una kermesse che sulla carta sembra proprio una bella festa della musica italiana. Qualcuno, però, fa notare che anche queste star che non partecipano alla gara (tranne i Negramaro) sono gestite dalla società di promozione e gestione eventi Friends and Partners (F&P Group), che è la stessa cui appartiene Claudio Baglioni, il direttore artistico (cioè colui che sceglie cantanti e ospiti) e presentatore del Festival. La società appartiene alla casa discografica Warner Music e a Ferdinando Salzano, che ne è amministratore delegato.
Morandi, Nannini, Pausini e Antonacci (e anche il trio Pezzali-Renga-Nek) si aggiungono agli undici big in sfida, su un totale di venti (Red Canzian , Mario biondi , Facchinetti-Fogli, The Kolors, Elio, Noemi , Ron , Vanoni, Annalisa, Fabrizio Moro) che pure fanno riferimento alla stessa azienda e ad altri due cantanti convocati per i duetti del venerdì sera. E persino all'ospite comico che dovrebbe essere Panariello. Insomma (per quanto si sa finora) sono ben 21 gli artisti sul palco che fanno parte dei «Friends» di Baglioni.
Nulla di male, si intende. Nulla di scandaloso, né tanto meno fuori dalle regole. Però, dal momento in cui è stata annunciata la selezione dei big, sono cominciati a circolare bisbiglii e malumori sulla sproporzione tra la «quota» di artisti rappresentata dalla F&P e quelle delle altre società di manager che gestiscono le star italiane. E le conferme arrivate nelle ultime ore dei super ospiti hanno alimentato le attenzioni sulla questione.
Ovviamente non si può che ringraziare Baglioni per essersi fatto carico, dopo tante titubanze, della responsabilità enorme di organizzare il Festival (visto che nessuno accettava l'incarico per lo spauracchio di non essere all'altezza di Carlo Conti). E, pure in corsa, visto che ha cominciato a lavorarci solo da ottobre. Ed è pure naturale che ad aiutarlo abbia chiamato le persone con cui lavora da sempre e di cui si fida.
E, anzi, la sua forza di persuasione - e quella del suo manager Salzano - ha permesso di avere sul palco delle star. In aggiunta, è del tutto naturale che la maggior parte degli artisti che vedremo all'Ariston faccia riferimento alla medesima azienda, che è la società leader nella promozione degli artisti italiani. Anche nelle scorse edizioni una buona fetta (ma non così grande come quest'anno) dei big faceva capo a Salzano.
In ogni caso, le malelingue in azione dietro le quinte fanno notare due questioni. La prima è la concentrazione di potere nella gestione del Festival in pochissime mani esterne alla Rai. Del resto, lo stesso Baglioni ha definito se stesso il «dittatore artistico». E, in una situazione così complessa, forse è anche l'unica possibilità di riuscita.
La seconda (dicono sempre le malelingue) riguarda il ritorno economico della grancassa festivaliera. Certo, nessuno pensa che mega star come la Pausini o Morandi abbiano bisogno del Festival per promuovere dischi o tour. Anzi, il loro è un regalo alla kermesse. Però un passaggio in Riviera vale più di una campagna di promozione di mesi, soprattutto per gli artisti che hanno minore appeal... Insomma, sarà un gran Festival. Con tanta «fantasia al potere». Come piace a Baglioni, il direttore-dittatore...