Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo oggi? Beh, se avete già finito la serie più stracultgaia del momento, “Hollywood” su Netflix, con scopate, pompini, chiappe maschili a go-go e la ricostruzione fin troppo accurata delle feste orgiastiche nella villa di George Cukor, non bellissima per carità ma imperdibile, vi consiglierei prima di tutto tre grandi film.
primo amore 5 uomini e cobra 1
“Primo amore” di Dino Risi, Rai Movie alle 19, 10, con Ugo Tognazzi vecchio comico in una RSA pre-Fontana&Gallera innamorato perso della bellissima servetta Ornella Muti, che è anche una sorta di viaggio nel varietà e un omaggio al corpo e agli occhi della Muti.
“Uomini e cobra”, Iris alle 21, unico western di Joseph L. Mankiewicz con Kirk Douglas, Henry Fonda e Warren Oates, copione meraviglioso pieno di colpi di scena e di serpenti a sonagli di Robert Benton e David Newman, un set incredibile ricostruito nel deserto da Edward Carrere fresco di “Mucchio selvaggio”. Mankiewicz preferiva la sua versione lunga da 165’ a questa da 126’, che taglia via gran parte del ruolo di Lee Grant. Io ricordo bene nella versione italiana di allora, però, il gran nudo integrale di Barbara Rhoades che venne tolto da quella americana.
Il terzo film è “A History of Violence” di David Cronenberg, Rai Movie alle 22, 55, capolavoro di tensione e di ragionamento sulla violenza americana con Viggo Mortensen, Ed Harris e Maria Bello ultrasexy. Niente male neanche la serata Made in Sud, praticamente dedicata a Vittorio Feltri con la benedizione di De Luca, proposta da Rai Due a partire dalle 21, 20 con due film volgarissimi ma divertenti, “Gomorroide” diretto neanche troppo segretamente da Francesco Prisco col gruppo trashissimo dei Ditelo Voi, quelli del “Fai schifo!!!”, ricordate?, e “Made in China napoletano” di e con Silvio Schettino.
la mazurka del barone, della santa e del fico fiorone
“Gomorroide” inizia con l’incredibile urlo “Vai, Capucchioooooo’, vai!!!”, di una sguaiata ragazza in guepiére mentre sta scopando, pronta però a farsi subito il selfie da dopo-scopata col famoso Lello detto Capucchione. Oh!!! “Più so’ famosi e più so’ struonzi!”, urla un’altra donna a uno dei protagonisti, Mimmo, che non ha voluto farsi il selfie col suo bambino, perché stava discutende con l’ex-moglie. Per non parlare del complesso “M’ha shiattat ’nu’ fai schifo ’n faccia ch’n’appoc’ m’ittavo ’n ’derra!”. Oh, sarà un film volgare, ma almeno è fuori dalle regole, e sicuramente è più divertente l’idea dei due film napoletani alle 21 della serata Pupi Avati che a richiesta dello stesso Avati (ricordate quella lettera-manifesto che fece per il ritorno della cultura in tv?) ci propina Cine 34 (leggi Mediaset) con ben tre film del “maestro” dopo il regalo della giornata palinsesto a Pupi Avati che ci ha già propinato Rai Storia.
la mazurka del barone, della santa e del fico fiorone 1 non aver paura della zia marta
I tre film in questione di Avati su Cine 34 sono “Bordella” alle 19, 30, “La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone”, 21, 10 e “Tutti defunti tranne i morti”, 23, 05. A onor del vero va detto che sono stati scelti i tre film più eccessivi di Avati, soprattutto “Bordella”, ma tra “Primo amore” di Dino Risi e “Bordella” non c’è proprio storia. Stasera in prima serata, passa pure il non riuscitissimo “Suburbicon” di George Clooney con Matt Damon, Rai Movie 21, 10, da un vecchio copione dei Coen, e su Canale 5 l’ormai muffo “Padre Pio” di Carlo Carlei con Sergio Castellitto del 2000. C’è anche Gianni Bonagura, però… In seconda serata, oltre a “A History of Violence” di Croneberg, vedo che passa “Fargo” dei Coen su RSI alle 23, 30, mentre “Gli amanti passeggeri”, commedia stravagante supergaia di Pedro Almodovar arriva su Rai Movie davvero molto tardi, alle 00, 35. Uffa… Lo ricordo bellissimo. Ci sono battute meravigliose, "Voi coppie gay come siete etero!". La situazione base è quella di un aereo partito da Madrid per Città del Messico che si ritrova da subito in avaria, a causa di un carrello inceppato, e gira a vuoto sopra il cielo di Toledo (metafora politica della Spagna, dell'Italia, dell'Europa..) alla ricerca di uno scalo d'emergenza dove atterrare. Non c'è però da preoccuparsi perché, sul modello dei vecchi "Airport", sia i passeggeri che gli steward sono svitatissimi.
Soprattutto Joserra, il grande Javier Camara, capo degli steward fidanzato con lo sposatissimo comandante Alex, Antonio de la Torre, sorpreso però proprio da Joserra a farsi fare una megapompa dal suo secondo, il bel Benito, Hugo Silva ("tu sei proprio una frociona!"). I tre steward cercano, a modo loro, di tranquillizzare i passeggeri della prima classe, visto che quelli della seconda sono stati pesantemente addormentati. Così i tre passano da un gran numero coreografato di "I'm so excited" delle Pointer Sisters a un micidiale cocktail, l'Agua de Valencia, rinforzato con una bella dose di mescalina tirata fuori dal culo di un bel passeggero ("per passare la frontiera il culo è la cosa più sicura!"), che farà sballare un po' tutti scatenando le già poco represse pulsioni sessuali dei presenti.
Per chi non riesce a dormire ricordo ancora l’horror “Non aver paura della zia Marta” di Mario Bianchi, Cine 34 alle 1, 15, supervisionato da Lucio Fulci con Adrian Russo, Gabriele Tinti e la formosa Jessica Moore alias Luciana Ottaviani, o la ripoposta di “Avere vent’anni” di Fernando Di Leo con la coppia Gloria Guida-Lilli Carati, Cielo alle 1, 40. Alle 5 su Rai Movie passa anche “L’assedio di Siracusa” di Pietro Francisci con Rossano Brazzi, ma mi sembra tardino, no?
Oggi pomeriggio vedo che alle 16 si può scegliere tra il glorioso e ricchissimo “Spartacus” diretto da Stanley Kubrick con Kirk Douglas, Laurence Olivier, Iris, e il peplum nostrano “Perseo l’invincibile” di Alberto De Martino con Richard Harrison su Cine 34. Con suoi quattro Oscar, diecimila comparse, incredibili combattimenti fra gladiatori, copione scritto dal blacklisted Dalton Trumbo, “Spartacus” è la degna risposta che voleva dare Kirk Douglas a William Wyler ealla MGM che non lo scelsero come protagonista di “Ben Hur”. Coatto come era Kirk, ci rimase malissimo e rifiutò il contentito del ruolo di Messala, che andò a Stephen Boyd.
Non avrebbe mai fatto il secondo a Charlton Heston. Kirk, diciamo, non si regolava. Cacciò dal set il regista Anthony Mann (ho detto Anthony Mann!) perché gli sembrava troppo debole con gli attori. Certo, di fronte a due prime donne prepotenti come Laurence Olivier e Charles Laughton uno come Mann, più adatto al western, si sentiva in soggezione. Quelli facevano come volevano, cambiando le battute. Così lo liquidò (la sola scena rimasta diretta da Mann è quella della miniere di sale) e chiamò Stanley Kubrick, con cui aveva fatto “Orizzonti di gloria”. Ma litigava anche con Kubrick. Che voleva fare di testa sua. Tolse di mezzo il direttore della fotografia Russell Metty prendendo il suo posto, anche se poi, quando arrivarono gli Oscar lo andò a prendere proprio Metty.
Litigava sul copione con Dalton Trumbo. Non gli piaceva la scena finale “Io sono Spartacus” e a Kirk glielo disse in faccia. Per risposta Kirk, quando scese dalla croce alla fine di un ciak interminabile, gli tirò una sedia in testa. Lo studio voleva girare tutto il film in America, per dimostrare che non c’era bisogno di andare a Roma o in Europa, e lui fece la scena della battaglia finale tutta vicino a Madrid. Insomma, furono 167 giorni di girato di inferno, sembra, al punto che Tony Curtis se ne uscì con la battuta “Chi mi devo scopare per scappare da questo set?”. Nel restauro del 1991 vennero aggiunti quattro minuti con la scena dove Laurence Olivier ci prova con Tony Curtis.
Si narra anche di una scena con Jean Simmons nuda uscita solo per la versione europea. Non mi sembra proprio di ricordarla. “Perseo l’invincibile”, Cine 34 alle 16, è invece il primo peplum ufficialmente firmato da Alberto De Martino. “A me avevano dato un copione”, ricordava, “che ho riscritto assieme a Mario Guerra e a Ernesto Gastaldi. L’ho girato quasi tutto in Spagna, a parte qualche interno a Cinecittà. I trucchi ce li hanno fatti Carlo Rambaldi e Eugenio Bava, padre di Mario, che ha fatto l’effetto della gente che diventava di pietra. Il dragone l’ha fatto Rambaldi, doveva uscire dall’acqua e avevano messo delle rotaie per farlo scorrere. Quando siamo andati a girare però c’era la bassa marea per cui quando usciva il dragone si vedevano le rotaie e si dovette rifare tutto.
Andò bene, ebbe critiche ottime in Francia”. Amando De Ossorio ricordava però di aver ripreso lui con i trucchi non riuscitissimi di Rambaldi. “Il regista terminò di girare e lasciò tutti i trucchi. I produttori erano spagnoli, il film si girò qui per cui fui chiamato a girare i trucchi. Il film venne girato tutto in Almeria e dovetti fare un mostro antidiluviano che attaccava dei cavalli. Per creare il mostro rivestii una gru di un tessuto che sembrava la pelle di un mostro. Il movimento sussultorio della gru funzionava per muovere il collo del drago. Non attaccava i cavalli, ma li gettava in mare”. Ma la Medusa di Rambaldi è favolosa… Attenzione che alle 16, 45 su Rete 4 passa un bellissimo western, “Ucciderò Willie Kid”, diretto da Abraham Polonsky con Robert Redford, Katherine Ross e Robert Blake. E’ il primo film che gira Polonsky dopo essere stato cacciato da Hollywood come comunista per quasi vent’anni. Willie Kid, interpretato da Robert Blake, da anni in carcere per omicidio, è il giovane indiano a cui si dà ingiustamente la caccia per tutto il film.
Vi segnalo infine il grottesco “Mortacci”, uno dei film di Sergio Citti che preferisco, su Cine 34 alle 17, 35. Ci sono Gigi Proietti, Vittorio Gassman con Galeazzo Benti, Malcolm McDowell, Sergio Rubini, Carol Alt. Doveva essere il film per la rinascita seria di Alvaro Vitali. Non fu così, ahimè. E’ imperdibile l’episodio di Andy Luotto come Scopone, tutto vestito di bianco, che muore cagandosi addosso dopo aver bevuto troppa aranciata fredda per far colpo su Michela Miti, la bella barista di uno stabilimento. La finisco qui che è meglio.
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