Lettera di Massimiliano Parente a Dagospia
Caro Dago, a pensarci la cancel culture potrebbe avere un aspetto positivo. Voglio dire, dove non è arrivata la ragione, stai a vedere che, involontariamente, ci arriva il politicamente corretto. Non servono le parole, bastano le immagini, veramente indecenti.
Te ne invio due a titolo esemplificativo veramente naziste dove si vedono due maschi bianchi, un maschione bianco immaginario molto potente, addirittura onnipotente, e il primo maschio bianco etero del mondo dalla cui costola verrà creata una femmina bianca stupida, così stupida che mangerà l’unica cosa vietata in un paradiso, una mela.
Nella seconda immagine c’è il figlio del suddetto maschio immaginario onnipotente bianco che cena con i suoi seguaci, tutti maschi, e non si vede nessuna donna, al limite in cucina. C’è maschilismo, sessismo, razzismo e omofobia, veramente disgustoso, cancelliamo? Io direi di sì, e nel caso siate d’accordo sono disposto a portarmi dietro anche la femminista cattolica Michela Murgia (giusto per portarmi vernice e pennelli perché non credo che un essere nato da una costola possa fare granché) Baci,
CANCEL CULTURE
Ottavio Cappellani per la Sicilia
Se questa settimana volete fare la vostra bella porca figura davanti a un piatto di spaghetti alle vongole dandovi un’aria da intellettuale sbarazzino dovete per forza citare la “cancel culture”, ossia la cultura del cancellino: la tendenza ad evitare, sui media, discorsi scomodi in nome del “politicamente corretto”.
A causa di questa “tendenza” due intellettuali “ammerigani”, si sono dimessi, perché vogliono il dibattito e lo vogliono, cazzo, sporco.
Si tratta di Bari Weiss, del prestigioso auanagana New York Times, e di Andrew Sullivan del prestigiosissimo “maccarone m’hai provocato?” “New York Magazine”.
Lamentano entrambi (e come dice la mia amica “giornalista rai”, Anna Mazzona: “E che je voi di?’”) una certa censurella borghesuccia, perbenista, secondo la quale, di ogni argomento scomodo è meglio tacere.
La Weiss, sul “NYT” aveva avuto la “mission” di pubblicare opinioni reazionarie-trumpiane, contrarie alla linea editoriale del quotidiano, “bibbia” dei liberal-newyorkesi, così per capire cosa pensano i “cafonauti” (caro Dogui, quanto ci manchi in questi tempi bui) dell’Ammeriga, e cercare di dare un senso alla vittoria del “pussy-grabber”, dell’agguantatore seriale di passera (secondo la sua stessa definizione di se stesso) Donald Trump. Certo, è difficile riuscire nella mission se poi il direttore ti boccia ogni voce discordante dal pensiero unico politicamente corretto.
Anche Sullivan si è dimesso, lamentando che oggigiorno, se vuoi essere all’interno del circuito “che conta” ammerigano, devi solo “parlare male di Trump, senza capire i motivi che lo hanno portato alla vittoria”.
Per fortuna questa rubrichetta è proprio, ma davvero, un simbolo del politicamente corretto, e mai mi sognerei di dare spazio all’opinione di un elettore di Salvini.
E però mi hanno segnalato la chiusura di una pagina di una casa editrice vicino a “Casapound”. Volevano che io esternassi a loro favore. La casa editrice si chiama “Altaforte”, e l’anno scorso era già stata bandita dal Salone del libro di Torino. Qualche giorno fa la sua pagina Facebook è stata cancellata. Ovviamente io mi sono dissociato dalla mia stessa dissociazione.
Questo è il riassunto del mio pensiero, che ho espresso a Lorenzo Scandurra (il mio amico che mi ha chiesto l’endorsement): “Ma vi siete scimuniti? Ma da quando la Destra è contraria alla censura? Ma siete pazzi a ribellarvi alla censura? Piace a me, che sono di sinistra!”.
Questo per dire che coloro che si lamentano della “cancel culture” sono ipocriti: la vita è tutta una censura, e chi non lo capisce è “naif”.
In ultimo: una certa Maiorino, dei Cinquestelle, tipo che è una pazza, ha fatto un video con l’intento di censurare Dagospia (il sito più letto in Italia dalla gente che piace alla gente che non piace, o una cosa del genere). Dago aveva definito le chiappe della ministra Azzolina (Francesco Scimemi – comprate il suo libro, “Magicomio”, sostiene che “Azzolina!” sia una imprecazione, e non una ministra) “chiappone impiegatizie”. Vorrei “censurare” anche io Roberto D’Agostino (che ha appena compiuto 72 anni, auguri!). Le chiappone della Azzolina sono bellissime!
LUCIA AZZOLINA LUCIA AZZOLINA AL MARE