Luca De Gennaro per “la Stampa”
BRUCE SPRINGSTEEN Only The Strong Survive, Covers Vol.1
Cosa deve ancora dimostrare un artista che in 50 anni di carriera, e a 73 anni di età, ha fatto tutto quello che poteva fare e avuto tutto quello che poteva avere dalla musica? Uno che è stato definito «Il futuro del rock' n'roll» e poi «Il Boss», che ha alzato come nessun altro l'asticella dello spettacolo dal vivo diventando un irraggiungibile punto di riferimento per chiunque sul significato di concerto rock? Niente.
Bruce Springsteen avrebbe potuto già da molti anni vivere di rendita, smettere di fare dischi, affrontare una vecchiaia dorata e tranquilla. Ma lui è sempre quello della «working class», piantarla di lavorare non è un'opzione, anzi, il ragazzo se ne inventa ogni volta una nuova, spiazza, sperimenta, e alla fine, diciamolo, fa quello che gli pare. E gli riesce benissimo.
Negli ultimi anni ha pubblicato un album di country pop orchestrale (Western Stars), uno più classicamente rock (Letter To You), ha messo in piedi uno spettacolo musical-confessionale in teatro con 236 repliche (Springsteen On Broadway), ha scritto un libro autobiografico best seller (Born To Run) e si è pure avventurato in una serie di podcast insieme al suo amico Barack Obama (Renegades: Born In The U.S.A.). Diciamo che a Bruce non piace stare davanti al camino o fare il nonno che porta a passeggio nel parco la nipotina Lily nata lo scorso Luglio.
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Dunque, per proseguire la serie del «Faccio quello che mi pare e mi riesce sempre bene», ha trascorso un pezzo del lockdown a riscoprire le sue canzoni soul preferite, si è chiuso in studio con il produttore Ron Aniello e l'ingegnere del suono Rob Lebret e insieme hanno partorito un album di cover.
Il primo assaggio è uscito ieri alle 16 ora italiana sulle piattaforme di streaming, introdotto da un video in cui Bruce racconta: «Ho passato la mia vita mettendo la mia voce al servizio delle canzoni. Questa volta ho deciso invece di fare musica centrata sul canto, e ho scoperto che la mia voce è ancora "badass"! Ho 73 anni e sono un "good old man"! La musica che mi ha guidato in questa epifania è il Soul, che insieme al Gospel è la migliore musica vocale mai scritta e registrata. Quindi sono andato a rivisitare Smokey Robinson, William Bell, David Ruffin, Aretha Franklin, I Commodores, Le Supremes con Diana Ross, alcune delle più belle canzoni del "pop songbook" americano. In questo progetto ho riscoperto il potere della mia voce».
Non è la prima volta che Springsteen, uno dei più celebrati cantautori rock, si cimenta con un album di canzoni non sue. Lo fece nel 2006 con We Shall Overcome: The Seeger Sessions, in cui rendeva omaggio alla storia del folk americano. E non è la prima volta che un big del rock dedica un album a rivisitazioni di stardard della soul music: lo fecero ad esempio Phil Collins nel 2010 con Going Back e Rod Stewart nel 2009 con Soulbook.
L'album di Springsteen esce l'11 novembre, contiene un duetto con Sam Moore (dello storico duo Sam & Dave) ed è anticipato da un primo estratto: un classico minore della Motown, Do I Love You (Indeed I do), incisa nel 1965 da Frank Wilson (il 45 giri originale è una rarità per collezionisti), arrangiata in modo classico e filologicamente coerente, con sezione fiati e cori gospel. I maligni dei social hanno subito ravvisato una somiglianza con I'm your man degli Wham!, ma mettiamo le cose in chiaro, era la band di George Michael a scimmiottare il sound Motown.
Il titolo dell'album, dalla omonima canzone di Jerry Butler qui reinterpretata, è Only The Strong Survive, Covers Vol.1, il che fa pensare ad un Volume 2, che si dice possa uscire nella primavera 2023. E qui si accavallerebbero un po' le attività, perché in febbraio Springsteen riparte in tour con la sua storica formazione, la E Street Band, che in questo album non suona, mentre sul palco dovrebbe presentarsi in versione rock «essenziale», dunque senza sezione fiati e cori. Come inserire nella scaletta dei concerti le canzoni di questo album, e del prossimo?
Forse è uno scrupolo che si stanno facendo solo i fan springsteeniani più meticolosi, perché Bruce Springsteen ha sempre infilato cover di ogni genere nei suoi concerti, spesso richieste dal pubblico e improvvisate sul momento alla perfezione. E che la soul music sia una delle radici più profonde della sua musica è sempre stato evidente a chiunque frequenti i suoi show.
Quando David Letterman gli chiese «Come fate a cambiare la scaletta dei concerti ogni sera e a conoscere così tante canzoni?», Bruce rispose: «Io considero la E Street Band la migliore Bar Band del mondo. E le band che suonano nei bar devono saper suonare tutte le canzoni». Quindi non abbiamo di che preoccuparci, lo aspettiamo in maggio a Ferrara e Roma, e poi in luglio a Monza per i suoi concerti italiani, e su una cosa possiamo stare tranquilli: Bruce Springsteen fa quello che gli pare, e lo fa benissimo.-