Marinella Venegoni per “La Stampa”
Le voci, i cuori, il cervello, l'audacia. L'occhio sul mondo. Questo erano i New Trolls, quando debuttarono ancora ragazzi al tramonto del beat, nel 1967. Giorni irrequieti, con la musica pronta a una nuova rivoluzione, Jimi Hendrix che folleggia con la chitarra elettrica e Sgt. Pepper dei Beatles che diventa l'oppio dei popoli.
Quei ragazzi genovesi ci mettono del loro, con un cocktail forse inconscio a base di rock e psichedelia, e instraderanno poi con le loro intuizioni tanti increduli giovani (mai contenti già allora) verso la strada del progressive, dopo averli incantati fin dall'inizio con visioni acide e musica che voleva stare al mondo in pari grado con quella anglosassone. Hendrix, Vanilla Fudge, Jeff Beck e via discorrendo.
È opportuno ricordare questi fantastici momenti, perché se ci fosse nell'aria qualche spicciolo di memoria in più, il pianto dei boomers cadrebbe oggi copioso sul ricordo di Vittorio De Scalzi, il ragazzo più pensante di quel gruppetto di avventurieri delle note capaci di far navigare la fantasia anche ai ragazzotti più sprovveduti.
Vittorio se n'è andato dopo lunghe e dolorose peripezie seguite a un Covid della prima ora, quello ancora senza vaccini. Aveva 72 anni e da musicista di razza ha lottato come un leone. Ha amato sempre la compagnia dei musicanti e se t' incontrava ti riempiva di feste e di sorrisi. Ha tenuto ancora di recente qualche concerto, si era esibito solo l'anno scorso alla Rassegna Tenco. E anzi, il funerale civile si terrà oggi proprio nella sede dell'emerito tempio della canzone d'autore, a Sanremo dove Vittorio viveva da qualche anno dopo aver abbandonato Genova. Era pieno di idee, progetti, registrazioni appena fatte o da fare. Un'energia che pareva niente potesse fermare.
Non può non venire in mente l'infinita contesa che si era accesa fra i componenti dei New Trolls, dalla fine dei Novanta, approdata ovviamente in vari tribunali e sfociata nel divieto di utilizzare - per sempre - il loro nome, con tutte le derive di varianti che ne erano nate, e potevano soltanto confondere le idee: Il Cuore New Trolls, La Leggenda New Trolls, Of New Trolls. Che tristezza.
Ci hanno messo tutti il loro bravo accanimento, e adesso che tutto questo è ormai inutile, fra componenti ed ex componenti in lotta non resterebbe che combinare una grande ammucchiata e celebrare Vittorio, l'unico ad esserci sempre stato, dal'67 al'97, e ad aver continuato con la voglia di riproporre i capolavori che hanno reso grande, fin dai primi tempi, la band.
Lui e Nico Di Palo erano una coppia formidabile, capace di accendere duellando e duettando le loro voci inconfondibili, con quel farsetto killer di Di Palo che saliva sulle vette più assurde (pensiamo solo a Miniera). Nel 1967 la formazione base era composta appunto da loro due, più Giorgio D'Adamo al basso, Marco Chiarugi alla tastiera e alla batteria Gianni Belleno, famoso anche per esser stato poi a lungo il marito di Anna Oxa.
Grazie a due singoli, Sensazioni e soprattutto Visioni, l'impatto del loro debutto fu tale, che subito furono scelti per aprire i concerti italiani dei Rolling Stones. Poi la loro strada si incrociò con quella di Fabrizio De André, al quale De Scalzi aveva fatto un filo spietato, dandogli la caccia anche agli stabilimenti balneari che frequentava.
Nel'68, grazie al successo della Canzone di Marinella, Fabrizio lascia l'insegnamento e si vota per sempre alla musica. Ascolta dal vivo la band, suggerisce di utilizzare dei versi di un suo poeta-navigatore, Mannarini, e nasce l'idea di un concept album sul viaggio. La discografia è perplessa, troppa novità. Lo stesso Fabrizio adatta i testi alla musica, Reverberi il maestro sovrintende e crea interludi sinfonici fra i brani. E nasce Senza orario senza bandiera, novità sconvolgente, di modernità internazionale.
Nel '71, la svolta progressive si fa netta con Concerto Grosso, titolo preso da una forma della musica barocca. Il lato A è di Bakalov, il B propone una improvvisazione che si riascolterà poi con i Queen; il tutto trae ispirazione dal progressive britannico che va per la maggiore. Gli archi dell'orchestra, l'esplosione delle chitarre, la batteria, le voci. Successo strepitoso, 800 mila copie vendute.
Andarsi a vedere Vittorio De Scalzi su You Tube, con i suoi capelli d'argento, e l'energia che lo inonda al flauto. È bello rivederlo così, e usare poi Wikipedia per star dietro ai balletti della formazione che si sfalda già da subito, e si riprende con nuovi compagni, in un processo infinito che il ricordo dell'amico scomparso è forse destinato a riaccendere. E comunque va doverosamente aggiunto che la stagione italiana del prog rock si rivelerà poi molto generosa.
Avrà numeri nomi e un impatto sociale sui '70, diverso da quello di ogni altro angolo d'Europa. Lo stesso Vittorio condividerebbe che addirittura Lucio Battisti si affaccia sul genere producendo Dies Irae dei Formula 3 e anche l'Equipe 84 ci prova con ID. Ma poi ecco le Orme con Collage in italiano, e lo svelamento dei Delirium di Fossati-Prudente, presanremesi con Dolce Acqua, seguiti a breve dagli Osanna. Sarà una stagione lunghissima e non priva di impatto sulle movimentate vicende sociali del Decennio. È un mood che si dilata ad inglobare la Cramps di Gianni Sassi, e fa conoscere un po' a tutti i Perigeo, la PFM, il Banco e gli Alluminogeni per arrivare fino ad Alan Sorrenti.
vittorio de scalzi 4 vittorio de scalzi 3 vittorio de scalzi 2 new trolls 3 new trolls 1 new trolls 2 vittorio de scalzi 1 vittorio de scalzi