RULA JEBREAL CON WEINSTEIN E SCHNABEL
Scrittrice, giornalista, docente della Facoltà di Scienze Politiche all’Università di Miami, l’italo-israeliana Rula Jebreal, 46 anni, vive attualmente tra New York e la Florida. Ogni due mesi torna in Italia per trovare la figlia Miral, laureata in Storia dell’Arte. Collega e amica di Marie Colvin dell’Indipendent, uccisa in Siria nel 2012 mentre raccontava la guerra, e del giornalista saudita Jamal Khashoggi, scomparso nel 2018, Rula Jebreal ha raccontato la storia di Israele tra ieri e oggi sulle più prestigiose testate americane, facendosi portavoce della condizione femminile in luoghi dove l’abuso e la violenza vengono perpetrati negli anni e dove, troppo spesso, restano crimini ignorati e impuniti.
«Parlo di fatti che conosco, di adesso. È una battaglia che va combattuta anche dagli uomini. Per me è imprescindibile, non combatterla vorrebbe dire che non è cambiato niente da quando mia mamma si è suicidata. E lo devo a mia figlia», ha dichiarato nell’intervista esclusiva rilasciata al settimanale Vanity Fair e pubblicata sul numero 6, in edicola dal 5 febbraio, di cui riportiamo alcuni stralci salienti in anteprima.
Per far sì che il suo impegno civile e la sua battaglia in difesa delle donne possa amplificarsi, Amadeus l’ha voluta alla 70esima edizione del Festival di Sanremo.
«(…)Lo ammiro perché ha fatto la scelta coraggiosa di chiamare dieci donne a condurre con lui, e mi auguro che per le prossime edizioni ci siano direttrici artistiche».
Sul palco dell’Ariston, Rula porta un monologo contro la violenza sulle donne («non è un discorso di destra né di sinistra») e a Vanity Fair, che l’ha intervistata in anteprima, ha rivelato la genesi della sua partecipazione al Festival, ma anche vicende personali inedite e molto intime.
Intervistata da Silvia Bombino, Rula Jebreal ha raccontato gli episodi salienti della sua carriera, incluso l’incontro con Harvey Weinstein, all’epoca in cui produsse il film tratto dal suo libro Miral.
«(…)una volta l’ho visto maltrattare una sua assistente, le urlava addosso e lei è scappata via piangendo. Gli ho detto: sei molto fortunato, io ti avrei malmenato, tu saresti finito all’ospedale e io in carcere. Ho provato un disprezzo totale. Donne come me, che hanno avuto in famiglia dei casi di abuso...».
Ha quindi puntato l’accento sui momenti più dolorosi della sua infanzia, segnata dal drammatico suicidio della madre, vittima di violenze.
rula jebreal e giulia ligresti
«Mia mamma si è tolta la vita dopo un’infanzia di violenze tra i 13 e i 18 anni, nessuno le aveva creduto per salvare “l’onore” della famiglia (…)».
E poi sulla maternità a 23 anni, che le ha cambiato in meglio la vita: «(…) quando ho avuto mia figlia ho iniziato davvero a vivere, lei è la mia coscienza morale ancora più sviluppata, fuori dal mio corpo».
Quanto a certi attacchi misogini subiti in Italia, e a chi l’accusa di essere diventata famosa in tv grazie al suo aspetto, lei risponde: «Gli amministratori delegati delle cento società più importanti del mondo sono tutti uomini: nessuno si chiede se abbiano avuto successo perché sono belli. Nessuno può essere selezionato in un sistema come quello americano (…) per l’aspetto fisico. (…). Sa che cosa mi ha aiutato? Il duro lavoro, raccontare la verità».
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