1.CRISTIANA CAPOTONDI AD ASIA ARGENTO: ''FIRMO IL MANIFESTO ANTI-MOLESTIE E DIFENDO BRIZZI PERCHÉ NON AMO I PROCESSI MEDIATICI, FINCHÉ IL GIUDICE NON SI PRONUNCIA, RIMANGO GARANTISTA'' - E ALLORA NON HA CAPITO NULLA DEL MOVIMENTO #METOO E DEL MANIFESTO CHE HA FIRMATO...
Cristiana Capotondi su Instagram
Cara @asiaargento, mi dispiace vedere che irridi alle firme del manifesto in particolare alla mia. Se la ragione è aver manifestato dolore e vicinanza a Brizzi nel momento in cui tutti l’attaccavano, io continuo a pensarla così:
1) la solidarietà, l’amicizia, il sostegno verso chi subisce violenza o molestia è per me un riflesso automatico. Sempre e comunque, senza se e senza ma.
2) Siccome odio i processi sommari, soprattutto quelli fatti in tivù o in piazza, io finché il giudice non si pronuncia rimango garantista. 3) Brizzi è un vecchio amico e io non abbandono i miei amici. Nemmeno se avessero sbagliato, nemmeno se si fossero comportati male. Detto questo mi dispiace che nel momento in cui cerchiamo di abbracciarti tu ti volti dall’altra parte.
2.ALLA QUARTA RIGA DEL MANIFESTO: ''SAPPIAMO CHE QUELLO CHE OGNUNA DI VOI DICE È VERO''. E ALLORA LA DECINA DI ATTRICI CHE ALLE ''IENE'' HA FATTO ESPRESSAMENTE IL NOME DI BRIZZI?
https://ilmanifesto.it/dissenso-comune/
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Questo documento non è solo un atto di solidarietà nei confronti di tutte le attrici che hanno avuto il coraggio di parlare in Italia e che per questo sono state attaccate, vessate, querelate, ma un atto dovuto di testimonianza.
Noi vi ringraziamo perché sappiamo che quello che ognuna di voi dice è vero e lo sappiamo perché è successo a tutte noi con modi e forme diverse.
Noi vi sosteniamo e sosterremo in futuro voi e quante sceglieranno di raccontare la loro esperienza.
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3.MIRIANA TREVISAN: ''MI SEMBRA UN CONDONO: VI CONTROLLIAMO MA NON FACCIAMO NIENTE, STATE TRANQUILLI''
Estratto dall'articolo di Silvia D' Onghia per ''il Fatto Quotidiano''
Mi sembra un condono: vi controlliamo ma non facciamo niente, state tranquilli". Tra le donne che non hanno voluto firmare il manifesto "Dissenso comune", oltre ad Asia Argento - che ieri sul Fatto ha accusato le colleghe di volersi lavare la coscienza dopo mesi di silenzio - c' è anche Miriana Trevisan. Anche lei mesi fa ha avuto il coraggio di denunciare un presunto caso di molestia, anche lei è stata quasi del tutto lasciata sola.
(...)
Al tempo della sua denuncia, le era stata manifestata solidarietà?
Da parte di altre vittime, sì, moltissime. Due o tre colleghe del mondo della televisione mi hanno scritto in privato: 'Hai ragione, mi è successa la stessa cosa, ma non la racconto perché altrimenti non lavoro più'.
Solo due o tre?
Si vede che il nostro è un ambiente candido (ride) A questo appello hanno aderito ben 124 donne, e forse altre se ne aggiungeranno.
Si sente meno sola?
Hanno scritto 'non abbiamo più paura, siamo unite'. Ma che significa, quando poi abbassano lo sguardo e non hanno la forza di fissare negli occhi la realtà? Il passato ci insegna che non è così che si affrontano le cose. Anzi, così finisce tutto nel vuoto. Questo manifesto mi sembra un condono: è come dire 'state tranquilli, non vi facciamo niente, vi controlliamo solo'. Intanto questi personaggi sono ancora liberi di fare del male. Allora voglio rilanciare: vogliamo essere unite? Io ci sto, ma guardatemi negli occhi. Lasciamo perdere le chat: voglio piangere insieme a ognuna di voi.
4.CRISTINA COMENCINI " LA DENUNCIA NON BASTA ORA FACCIAMO POLITICA"
Silvia Fumarola per ''la Repubblica''
Abbiamo scelto di non fare nomi per denunciare l' intero sistema, perché gli abusi non riguardano solo le donne del cinema, ma tutte le donne». Cristina Comencini è tra le 124 che hanno firmato "Dissenso comune", l' appello che unisce e divide.
Un manifesto bollato da Asia Argento come la lettera a Babbo Natale e poi in un' intervista al Fatto come «un modo per pulirsi la coscienza da questo silenzio assordante».
Signora Comencini, partiamo da qui: è un modo per pulirsi la coscienza?
«Il documento è molto articolato e lungo perché non nasce a ridosso degli eventi ma dopo lunga riflessione. Raccoglie tanti punti di vista. C' è voluto tempo. Non è la presa d' atto del coraggio di molte donne, ma un ragionamento per capire quali ne siano le conseguenze. Per tutte, non solo per le donne del cinema. Per questo ha un peso politico».
Però la mancanza del nome di Asia Argento ha spinto Francesca D' Aloja, che aveva firmato il manifesto, a ritirare la sua adesione.
«Ho difeso subito Asia, appena ha denunciato, e ho solidarizzato con lei. Qui non si tratta di fare i nomi ma di analizzare un fenomeno diffusissimo che si allarga al mondo del lavoro. Mi dispiace che Asia e Miriana Trevisan abbiano preso il documento come una tardiva presa di posizione. Non è così».
Ma fare i nomi avrebbe avuto un senso.
«In questo caso no, perché è un' azione collettiva, non un' analisi di casi personali.
Con la lettera volevamo arrivare all' origine del sistema. Asia è stata contattata, credo non abbia compreso la portata politica di questa azione. L' abbiamo chiamata "politica" dai tempi di "Se non ora quando?": la svolta è cambiare la relazione uomo donna».
Cosa chiedete alla politica?
«Niente. Noi la politica la facciamo. Non va fraintesa la coraggiosa denuncia di alcune donne, che ho difeso dal primo giorno, con l' impegno per portare avanti il pensiero. Prima c' era il delitto passionale, ora è femminicidio. Ci sono stati cambiamenti enormi nel caso della violenza. Oggi si fronteggia un fenomeno nuovo: il no delle donne».
Scorrendo i nomi, sembra una presa di posizione generazionale.
«Perché le giovani hanno rotto una routine. Nella generazione precedente le attrici potevano ritenere normale che il regista s' innamorasse. Il che può essere, se si è libere di scegliere. In presenza di molestia, no, ma nessuno denunciava. Oggi le ragazze parlano. Sul lavoro non sono ammessi compromessi».
Ha avuto dubbi sulla lettera?
«Ho firmato convinta, ho fatto minime annotazioni. Se aderisci a un documento così importante, scritto da tante attrici, il risultato è un' azione politica».
Traduciamola in azione pratica: saprebbe indicare cinque punti anti-molestie nel cinema?
«Le cose pratiche tipo lasciare la porta aperta? Il movimento che sta nascendo è più importante di qualunque fatto pratico. Il documento deve essere fonte di ispirazione. Dice agli uomini: non userai più il potere per ridurmi in una posizione d' inferiorità. Non siamo ospiti nel mondo del lavoro, ci stiamo a pieno titolo».
Però si sono mosse le attrici.
«La differenza sta nel fatto che le attrici hanno voce, corpo carisma. Ma quello che hanno denunciato avviene ovunque, anche a Cambridge. Le attrici sono solo più visibili».
La sopraffazione c' è sempre stata, ma lei parla di "problema nuovo".
«Quello che è avvenuto succede da sempre: storicamente gli uomini hanno usato il proprio potere. Ma è diverso il contesto. Nel caso della violenza gli uomini fronteggiano un fenomeno nuovo: il no delle donne. Non parliamo della sessualità, che è un incontro libero tra persone, ma della riduzione delle donne in una posizione subalterna nei posti di lavoro».
Lo definite "sistema".
«Lo è. La molestia è una prova di forza dell' uomo, un modo per esercitare la sua forza e il potere. E succede a tutti i livelli».