Estratto dell’articolo di Andrea Scanzi per “il Fatto Quotidiano”
Quasi suo malgrado, e di certo facendo pochissimo per arrivarci, Keith Richards ha compiuto ieri 80 anni. Un traguardo impensabile, per un chitarrista che ha praticato in maniera quasi pedissequa tutti gli eccessi più spericolati della rockstar.
Chitarrista sontuoso, meno funambolico di altri ma in grado di creare riff eterni con facilità disarmante, Richards è da più di sessant’anni co-leader dei Rolling Stones, insieme al glimmer twin Mick Jagger, nato come lui a Dartford (contea del Kent) e sempre lo stesso anno (il 26 luglio). Si conoscono dalle elementari e di fatto, a parte il periodo 1954-1962, non si sono mai lasciati (però hanno litigato parecchio).
Nel 2010 ha scritto un’autobiografia irresistibile e brutale, Life. Il suo concetto di esistenza, da sempre, è radicale: “Forse sono stato uno stupido a mettermi in situazioni tanto rischiose... ma senti, abbiamo una sola vita, godiamocela”. E ancora: “La gente ama quella mia immagine, in questo modo mi ha immaginato e così mi ha creato, ora dovrò sempre fare del mio meglio per soddisfare le loro aspettative.
Mi augurano di fare cose che loro non possono fare: hanno un lavoro, fanno questa vita, c’è chi vende assicurazioni ma, dentro di loro, c’è un Keith Richards furioso”. Richards è sopravvissuto a qualsiasi tipo di droga (“Se devo proprio dire la verità, non ho mai avuto problemi con la droga, problemi seri intendo, ma ne ho sempre avuti un casino con la polizia”).
In compenso, ha rischiato la vita tentando di arrampicarsi su una palma da cocco in Nuova Zelanda nel 2006: commozione cerebrale, operazione al cervello e un mese d’ospedale. L’anno successivo, parlando col New Musical Express, dichiarò seraficamente di essersi fumato le ceneri del (mai amato) padre: “È stato cremato e non ho saputo resistere. L’ho sniffato con un po’ di coca. A mio padre non sarebbe interessato, a lui non fregava un cazzo di niente”.
Ora non si droga più, o quantomeno ha rallentato, ma non per salutismo: perché la qualità della droga è peggiorata da far schifo (dice lui).
Tre grandi storie d’amore, sempre con modelle: Linda Keith dal 1964 al 1966 (la lasciò perché lei si drogava troppo); Anita Pallenberg dal 1967 al 1978 (era la compagna di Brian Jones, chitarrista degli Stones stroncato da un’overdose nel1969); e la moglie attuale, Patti Hensen, cui è legato dal 1979. Ha cinque figli, uno dei quali scomparso a neanche tre mesi (nel 1976) per problemi respiratori.
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Tre dischi solisti (il migliore è Main Offender del 1992). In mezzo a una sconfinata galassia di capolavori, non smette di brillare la tetralogia perfetta dei Rolling Stones tra 1968 e 1972: Beggars Banquet, Let it bleed, Stic ky fingers e Exile on main street. Dischi in cui Keith raggiunge vette celestiali. Oggi Richards ha 80 ani, continua a piangere per la morte di Charlie Watts (storico batterista della band) e continua a sbronzarsi con Ronnie Wood (dal 1974 chitarrista e bassista degli Stones).
Di recente ha detto: “Quando avevo una ventina d’anni mi capitava di sentirmi più vecchio di come mi sento adesso. È tutto relativo, dipende da come stai con te stesso e con gli altri”. E lui, ora, sembra stare bene. Al punto da avere accettato i suoi demoni: “Tutti ne hanno. Un demone è un enigma, non è necessariamente una cosa negativa. Sta a noi decidere se è buono o cattivo. Ma quando quel demone mi prende, io devo agire”.
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