Bobby Box per “PlayBoy”
Se la nostra civiltà congelasse il seme umano e lo seppellisse sulla luna, dopo una apocalisse zombie, una collisione con asteroide o l’esplosione di una bomba atomica, potrebbe ripopolare il mondo.
E’ la teoria di un gruppo di scienziati della Università di Yamanashi in Giappone, che è riuscito a creare topi spaziali, nati da spermatozoi liofilizzati conservati per nove mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale, in condizioni di microgravità ed esposti a radiazioni 100 volte superiori a quelle terrestri.
I roditori sono nati sani, quasi identici a quelli terrestri, con piccole differenze nel codice genetico. Gli spermatozoi spaziali sono stati poi rispediti sulla Terra, riportati a temperatura ambiente e utilizzati per inseminare ovuli di topo, dando vita alla seconda generazione.
Spiegano gli scienziati: «Se i danni associati a un'eventuale conservazione spaziale a lungo termine confermassero un effetto significativo sulla prole, avremo bisogno di sviluppare metodi per proteggere i campioni dalle radiazioni. Per esempio uno scudo di ghiaccio".
Superato questo ostacolo, la prospettiva di installare banche di seme umano sulla Luna potrebbe non essere così lontana. Si ipotizza uno stoccaggio sottoterra sul satellite, per esempio in tunnel di lava, per conservare a lungo grazie alle temperature molto basse, alla protezione garantita dagli spessi strati di roccia e al completo isolamento da eventuali catastrofi sulla Terra.
Gli studi passati hanno scoperto che le uova di pesce si sviluppano normalmente durante un volo in orbita di 15 giorni, perciò le sue proteine potrebbero fornire sostentamento, se finissimo a vivere lassù come Jedi.
Sull’idea che l’uomo possa riprodursi nello spazio si mostra scettico Joseph Tash, fisiologo dello ‘University of Kansas Medical Center’, perché l'ISS è un ambiente troppo riparato, sulla Luna sarebbe tutto diverso e bisognerebbe realizzare strutture resistenti alle radiazioni, capaci di proteggere sperma, ovuli ed embrioni.