Franco Cordelli per il “Corriere della Sera - Edizione Roma”
Al di là delle dichiarazioni del presidente del Teatro di Roma Emanuele Bevilacqua, nella conferenza stampa per la stagione ventura («sarà la migliore possibile»; ma poi «sarà la miglior di sempre») osserviamo due cose.
La prima oserei definirla di carattere morale. Giorgio Barberio Corsetti declassato da direttore a consulente artistico in ragione di una firma che era un illecito, in quanto direttore avrebbe potuto fare uno spettacolo, in quanto consulente ne potrà fare due o più. Quanti ne farà? Naturalmente due.
Che guadagni di più o di meno, toglierà comunque lavoro ad altri registi e attori. Non è una questione morale? Bene, diciamo che è pura mancanza di pudore. La seconda è la nomina del direttore. È stato fatto un bando. Prevede che colui che sarà nominato dovrebbe vantare cinque anni di direzione di un' istituzione culturale. Tra i nomi venuti alla ribalta, tranne Luca De Fusco, non ve ne è uno che sia tecnicamente plausibile.
Ma De Fusco è per ragioni culturali e non solo culturali ovviamente implausibile per Barberio Corsetti - non già consulente artistico ma direttore ombra. Come immaginare Stefano Massini che, con la stessa carica, abbia determinato il cartellone del Piccolo essendo direttore Sergio Escobar? Chi ha dunque fatto il cartellone dell' Argentina: Barberio Corsetti? Bevilacqua? Con quale legittimità? Al Teatro di Roma non resta che una via di uscita, o nessuna.
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