DAGOREPORT
I giornalisti del “Corriere della Sera” sono in stato di agitazione (hanno ritirato le firme) per il deterioramento delle relazioni sindacali, il rifiuto di concordare sistemi di lavoro agile sperimentati durante la pandemia e per le conseguenze alle quali può portare una incorporazione dei giornalisti delle edizioni locali nella “casa-madre”, che ne aumenta di un centinaio le unità.
Su quest’ultimo punto le preoccupazioni sono legittime essendo gli imprenditori italiani grandi esperti in fusioni in cui, alla fine, a fondersi e sciogliersi nel nulla sono solo i posti di lavoro.
Una volta fondono insieme due società in una; la volta dopo ne separano una in due e il risultato è lo stesso: stato di crisi e conseguenze note. Certamente Cairo, patron di Rcs, La 7, Cairo edizioni, Cairo communication può “giocare” al piccolo alchimista e far sparire qualcosa o trasferire qualche giornalista. Bisogna sorvegliare. Ma non in tutto Cairo sembra dalla parte del feroce padrone.
il direttore del corriere luciano fontana
Alcuni anni fa ospitavamo il grido di dolore dei giornalisti del “Corriere” per aver perso la sede centrale di via Solferino (venduta da Scott Jovane, si dice sottoprezzo, agli “amici” di John Elkann con voto contrario di Cairo). Gridavano alla perdita di identità e alla impossibilità per il “Corriere” di finire nella vituperata e pericolosa periferia di via Rizzoli.
sede del corriere della sera in via solferino a milano 1
Ora che Cairo ha riacquistato la sede, però, non è più così importante andarci perché il nuovo giornalismo si farebbe, in massa da casa (sorvegliando figli, fidanzate/i ecc.) non in presidio in zona Brera. Diciamo in massa perché la Legge prevede che si possa avviare una trattativa privata per lo smart-working e accordarsi, come si fa per il part-time o per accordi privati (sentito il superiore).
Altri giornali hanno scelto di passare attraverso la pianificazione di un accordo collettivo, ma con diminuzione di stipendio. Un articolo del “Messaggero” registrava l’altro ieri l’inversione di tendenza mondiale in atto: con la crisi energetica tutti vogliono tornare in ufficio per risparmiare. Il Capitalista di una spa risponde ai soci e non è tenuto (può, ma non è tenuto) a fare del Welfare: i discorsi legati alla custodia dei figli o a una maggiore salvaguardia ambientale favorita dallo smart working non possono riguardare il Capitalista (va bene, Olivetti, Crespi d’Adda…). Questi sono temi di politica sociale.
Come spiegare, inoltre, a Cairo, che per fare un giornale e i suoi mille addentellati, forse troppi, forse non tutti utili, servono oltre a 450 giornalisti 1.700 collaboratori? Difficile da spiegare, dovrebbe farlo il direttore. Siamo proprio sicuri che direttore, il marketing e i capiredattori non facciano proliferare reti amicali di collaboratori non necessari? Chi controlla?
Questo esercito di 1700 persone, che il sindacato invita a firmare e tende a tutelare, è molto disomogeneo: sono incomparabili le posizioni del docente in pensione che scrive da trent’anni, dell’ex collega pensionato che, forse, dovrebbe scrivere gratis, dello pseudo scrittore, dei critici o esperti (ma servono esterni?), dell’amico dell’amico che si inventa esperto con quelle del ragazzino che fa il cronista nelle sedi periferiche per pochi euro o quelle dei collaboratori di alcune edizioni e iniziative speciali!
Che rapporto c’è tra Saviano, che attacca con quei termini Salvini non ancora condannato in terzo grado (lo può fare essendo “collaboratore del Corriere”?) con il ragazzino che se manda il tweet sbagliato viene cacciato? Chi ha preso il collaboratore Saviano e chi il collaboratore ragazzino senza nome? Il sindacato dovrebbe tutelare i dipendenti e, per tutelarli, dovrebbe chiarirsi anche il ruolo dei collaboratori, non “farsi carico” tout-court di 1700 famiglie ad alcune delle quali il compenso del “Corriere” non serve. Basta la firma.
COMUNICATO SINDACALE
Dal "Corriere della Sera"
Cari lettori, il Corriere della Sera , il sito Corriere.it e le newsletter anche oggi, come ieri, non avranno le firme dei giornalisti del vostro quotidiano.
Un sacrificio fatto dai colleghi per sottolineare il pessimo stato delle relazioni sindacali con l'azienda che ha deciso unilateralmente di interrompere le trattative su diversi temi che investono il futuro della redazione, tra cui la flessibilità che ha permesso al giornale di essere sempre leader di mercato anche negli anni complessi della pandemia.
I giornalisti del Corriere hanno estremo rispetto dei loro lettori e della qualità del giornale, i contenuti indipendenti, autorevoli e di alto livello sono il nostro obiettivo quotidiano ieri come oggi. Ed è proprio per questo che chiediamo prospettive editoriali certe per sostenere le 470 famiglie dei dipendenti (e quelle dei 1.700 collaboratori) che dal 1° gennaio 2023 formeranno la comunità del Corriere della Sera , dopo la fusione in atto con le Edizioni Locali.
sede del corriere della sera in via solferino a milano 3
Per questo motivo abbiamo chiesto di avere informazioni sul piano industriale e sul modello organizzativo che si prospetta, in uno scambio proficuo con l'azienda mai finalizzato. Auspichiamo che anche con un rinnovato impegno del Direttore ciò possa avvenire. Ringraziamo tutti colleghi per il sostegno forte che sta caratterizzando questi giorni complicati.
Ancora oggi troverete, al solito, le firme dei collaboratori che altrimenti perderebbero la loro retribuzione, alcuni di loro ieri hanno voluto partecipare alla nostra protesta uniformandosi alla scelta di cancellare la firma, quindi hanno perso il compenso giornaliero, pur essendo già al minimo contrattuale. A loro va il nostro ringraziamento più sentito.
Il comitato di redazione
(Domenico Affinito,Gian Luca Bauzano,Giuditta Marvelli,Maria Rosaria Spadaccino)
RISPOSTA DELL'EDITORE
Le comunicazioni per la fusione per incorporazione della RCS Edizioni Locali in RCS MediaGroup partiranno la prossima settimana con ampio anticipo rispetto alle previsioni di Legge.
luciano fontana confronto enrico letta giorgia meloni al corriere4
Il tema della fusione non ha alcuna attinenza con il modello organizzativo del lavoro in presenza scelto dall'Azienda. Il lavoro in smart working resta operativo in tutto il Gruppo fino a dicembre per i lavoratori fragili e per i genitori con figli under 14. Nessun collaboratore perderà il compenso per la prestazione resa.
L'Editore, in questi anni di accresciuta difficoltà per il mondo editoriale, ha sempre avuto a cuore e ha garantito la tutela dei posti di lavoro per il Corriere della Sera e per tutta l'Azienda.
luciano fontana foto di bacco ARTICOLO DI ROBERTO SAVIANO SUL SEX WORK - SETTE - CORRIERE DELLA SERA - 25 MARZO 2022 sede del corriere della sera in via solferino a milano 2