Marco Giusti per Dagospia
Sì, ha ragione Dago. Possiamo essere contenti anzi arcicontenti per la decisione della commissione istituita dall’Anica, composta da Alberto Barbera, Nicola Borrelli, Francesca Calvelli, Edoardo De Angelis, Piera Detassis, Andrea Goretti, Benedetto Habib, Federica Lucisano, Paolo Mereghetti, Lucia Milazzotto e Anna Praderio (ma quanti sono?) di candidare all’Oscar come Miglior Film Internazionale “E’ stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino.
Ma non possiamo certo non notare, come rivela Federico Pontiggia su “Il Fatto”, che nel primo turno di votazioni sui quindici film italiani candidati, anzi autocandidati, “Tre piani” di Nanni Moretti sia arrivato davvero ultimo con un solo voto assieme a “Lei mi parla ancora” di Pupi Avati, “L’arminuta” di Giuseppe Bonito, “La scuola cattolica” di Stefano Mordini, “Parsifal” di Marco Filiberti, “A Chiara” di Jonas Carpignano, ‘3/19’ di Silvio Soldini, quando dietro ai nove voti dati a “E’ stata la mano di Dio”, troviamo “Qui rido io” di Mario Martone con sette voti, “Ariaferma” di Leonardo Di Costanzo con tre e “Mondocane” di Alessandro Celli con due.
Tragedia. Per “Tre piani”, insomma, nemmeno un voto a piano? Cosa dirà la nanny di Nanni, Natalia Aspesi, anche se era stata la prima, ricordiamo, a rimanere delusa dal film, tant’è che quando il film fu scodellato a Cannes non scrisse l’abituale paginone su “Repubblica” in gloria dell’amato Nanni. Anzi, la mitica Natalia svirgolò un peana per “Titane”, la Cadillac scopatrice e le chiappe in primo piano di Vincent Lindon.
E possibile che, tra quindici votanti, Moretti non aveva nemmeno due amici pronto a votarlo? Che mondo: “Tre piani” ridotti a mezzanino… Finire come Pupi Avati, con quel film mortifero su Sgarbi padre interpretato da Renato Pozzetto, che, come scelta per l’Oscar con tanto di Sgarbi family a Los Angeles avrebbe certo fatto felice il lato più trash-edente di Dago.
STEFANIA SANDRELLI E RENATO POZZETTO SUL SET DI LEI MI PARLA ANCORA
Nella testa ho provato anche a rivalutarlo. Magari sbagliavo io. Ma confesso che non ce la faccio. Pontiggia fa notare anche che “Variety” se aveva segnalato come sesto possibile candidato all’Oscar del film straniero “E’ stata la mano di Dio”, aveva segnalato come undicesimo l’ottimo film di Carpignano, “A Chiara”, forte della vittoria alla Quinzaine, e quindi vederlo votato da un solo membro della commissione denuncia un certo provincialismo. Vero.
Ma è vero pure che lo scontro alla fine si è rivelato un duello fra due film, entrambi napoletani e entrambi in modalità Servillo, quello di Sorrentino e quello di Martone, cioè The Apartment&Netflix contro Indigo&Rai, 9 a 7 alla prima votazione, 9 a 2 nella seconda e 10 a 1 nella terza. Partita vinta.
E ripeto, anche giustamente, visto che per gli Oscar devi scegliere non tanto il film migliore quanto quello che ha più possibilità di passare i due terribili turni: la rosa di 15 titoli tra i 93 internazionali scelti dalle nazioni il 21 dicembre e poi quella dei 5 finalisti l’8 febbraio. E la storia del teatro napoletano di Edoardo Scarpetta, dei suoi tanti figli e famiglie e della causa con D’Annunzio su “La figlia di Jorio” e la parodia scarpettiana “Il figlio di Jorio” magari era meno universale dei temi del film di Sorrentino, Napoli, la famiglia, la fessa e la superfessa, Dio e Maradona.
In più, certo, c’è Netflix, che permetterà al film forse di avere altre candidature. Anche se proprio oggi leggo su “Screen” che la FNCF, cioè la federazione nazionale dei film francesi chiede che i film Netflix, cioè “E’ stata la mano di Dio”, “The Power of the Dog” e non mi ricordo quale altro, non vadano in sala, ma solo in streaming su Netflix. Ennesimo sgambetto nella guerra tra cinema francese e Netflix.
paolo sorrentino sul set di e' stata la mano di dio
Proprio l’uscita in sala prima dello streaming, come già disse a proposito di “Roma” di Cuaron un paio d’anni fa il presidente della federazione nonché membro del cda di Cannes, Richard Patry, “non è altro che una corsa di qualificazione per gli Oscar”. Capito il gioco? “E’ stata la mano di Dio” infatti uscirà in sala il 24 novembre da noi, il 3 dicembre in Usa e su Netflix l’8 dicembre, “The Power of the Dog” di Jane Campion in Usa il 17 novembre in sala e il 1° dicembre in streaming ovunque e così via.
Sorrentino - e' stata la mano di dio
I film in sala, insomma, soffrirebbero della competizione dei film ibridi-d’autore Netflix, che per i cinematografari francesi sono un sottoprodotto e non cinema puro. Hanno provato anche a teorizzarla questa cosa, come se un film Netflix di Jane Campion, solo per essere Netflix, valesse meno di un film di Avati prodotto dalla Rai. Per dire.
E allora ha ragione il vecchio David Cronenberg, che il cinema è finito, come ha detto a Matera pochi giorni fa, che Netflix è vero cinema o, almeno,” una buona alternativa e con lo streaming ha imposto un cambiamento radicale, accelerato dalla pandemia”. Difficile dargli torto.
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