Ilario Lombardo per “la Stampa”
«Ho mandato una mail su LinkedIn e mi sono trovata accanto a Donald Trump». Mentre premeva invio sulla tastiera, Paola Tommasi non poteva immaginare che sarebbe diventata l' italiana dello staff del futuro presidente degli Stati Uniti.
A 34 anni, in cerca di nuove esperienze, economista di formazione e la giostra quotidiana di inseguire l' iperattivo capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta nel suo team alla Camera, Paola si è ritrovata quasi per caso nella Storia, prevedendola molto prima del suo compimento. «Lo dicevo a tutti, anche a Brunetta: vedete che Hillary non vince». Ma nessuno la credeva.
Colpa di una storia raccontata da tutti i media da un solo punto di vista: «Andavo in giro con Trump, lui parlava di argomenti concreti, quotidiani, e invece leggevamo sui giornali grandi ragionamenti sui massimi sistemi. Trump andava al sodo, i media americani e italiani facevano filosofia».
Paola ha seguito tutte le fasi della parabola Trump: i sospetti, l' euforia, la faida dei Repubblicani. Sognava di vedere come funziona la democrazia americana: sceglie Trump un po' per caso un po' no: «Quando perde le primarie in Wisconsin e il partito lo accusa di essere incapace di fare una campagna decente perché non ha una squadra seria, invio la mail». Le risponde Tim Clark, appena eletto responsabile per la California. Paola chiede le ferie a Brunetta e parte.
Comincia il viaggio nella campagna elettorale più violenta di sempre. Brunetta da destra sostiene Hillary, Paola invece diventa una convinta trumpista: «Il programma economico era più efficace di quello della Clinton, soprattutto sulle tasse».
Seguendolo capisce di più Trump e l' America. Scrive reportage per il Tempo . È alla convention di Cleveland che incoronerà The Donald. Poi il rush finale se lo gode da New York con tutti dall' Italia a dirle che era inutile, che avrebbe stravinto Hillary. «Nessuno ha capito nulla.
Ai rally , come chiamano i loro comizi, c' erano un entusiasmo e un calore che non trovavi dalla Clinton, dove invece trovavi le truppe cammellate. E quante persone! Almeno trentamila ogni volta. E Trump ne faceva una media di 5 al giorno». Gente comune, racconta Paola, «che prenotava il biglietto su internet e a cui Donald stringeva la mano».
Ecco la dote del repubblicano che ha sorpreso Paola: «L' umiltà. Non il razzista misogino che raccontavano tutti. E neanche il personaggio tv che parlava sempre. Quando mi capitava di incontrarlo nelle stanzette riservate stava spesso zitto e ascoltava i consiglieri. E se qualcosa gli piaceva, se lo rivendeva subito sul palco».
The Donald umile e gentile? Difficile a credersi: «E invece è così: da una parte c' è il personaggio che va sul palco, dall' altra un uomo alla mano, più ragionevole, pacato, quasi timido direi. È quello che ho visto nel rapporto con i figli, è quello che ho applaudito da sotto il podio durante il discorso della vittoria all' Hilton».