DAGOSPIA, 10 SETTEMBRE 2018:
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/ora-ufficiale-metoo-serve-qualcosa-si-182583.htm
ORA È UFFICIALE: IL METOO SERVE A QUALCOSA. SÌ, ALLE MULTINAZIONALI PER RISPARMIARE BUONUSCITE FARAONICHE! - LES MOONVES, PER 20 ANNI BOSS SUPREMO DELLA CBS, COSTRETTO ALLE DIMISSIONI DOPO LE ACCUSE DI MOLESTIE. L'AZIENDA AVREBBE DOVUTO VERSARGLI 100 MILIONI COME TFR, E INVECE DONERÀ 20 MILIONI IN BENEFICIENZA (CHE IN AMERICA SI DETRAE QUASI COMPLETAMENTE)
Giuseppe Gaetano per "www.corriere.it"
C’è chi può e chi non può. Les Moonves è uno di quelli che, grazie ai miliardi, può. E così mentre i suoi avvocati sbrigano la noiosa faccenda dei 120 milioni che la Cbs si rifiuta di versargli, dopo le dimissioni per le accuse di molestie sessuali, l’ex presidente dell’emittente tv statunitense se la sciala con la moglie a bordo del Rising Sun: lo yacht extra lusso da 140 metri del produttore discografico David Geffen, che di milioni ne vale quasi 600 (e che, tra gli altri, ha ospitato anche la famiglia Obama), ancorato al largo dell’esclusiva isola caraibica di Saint Barts, nota per le spiagge bianche e i negozi firmati.
Ha raggiunto l’amico con un jet privato da Los Angeles insieme a un altro pezzo grosso dell’ambiente - Ron Meyer, vice chairman della NBCUniversal - per trascorrere tra nababbi, al caldo e in relax, le vacanze di Natale. Alla faccia dell’azienda per cui ha lavorato 23 anni, scalando le gerarchie; e dell’inchiesta che da settembre lo vede indagato per abusi verso molte donne, sfruttando il prestigio del suo ruolo. Il copione è sempre lo stesso: ruoli e parti in film e serie, in cambio di favori sessuali.
L’inchiesta
Il magnate dell’industria radiotelevisiva americana è solo uno dei molti uomini di potere finiti nell’ultimo anno nella rete #MeToo, che con il caso Weinstein ha scoperchiato un vaso di Pandora sul mondo sommerso della violenza sulle donne, specie nel campo dello spettacolo; e che, da Kevin Spacey a Bill Cosby, ha mietuto in tempo record una sfilza di vittime illustri.
L’affaire Moonves rasenta però il colmo se si pensa che il manager newyorkese si è pronunciato più volte a favore del movimento femminista, definito come «spartiacque» nella storia della disparità di genere, e ha fondato addirittura un commissione speciale in seno alla Cbs per promuovere l’uguaglianza sul posto di lavoro e contrastare la cultura maschilista ancora dominante.
leslie moonves e la moglie julie chen
Ma tanta sollecitudine di facciata verso il problema, non è servita a ripararlo dietro lo scudo dell’insospettabilità e nel luglio 2018 il New Yorker ha pubblicato un articolo in cui una dozzina attrici lo accusavano di intimidazioni, minacce e ricatti a sfondo sessuale. Lo scandalo, dall’altra parte dell’Atlantico, è stato incredibile.
Il personaggio
Parliamo infatti di un personaggio estremamente noto, ospite fisso del Letterman Show: l’università di Bucknell, in cui si era laureato da ragazzo, ha rimosso il suo nome dal sito degli studenti celebri; quella della California del Sud, a cui aveva devoluto importanti donazioni, ha rinominato il media centre a lui intitolato; la USC School of Cinematic Arts l’ha sospeso dal cda.
Si calcola che il patrimonio netto accumulato dal businessman di origini ebree superi gli 800 milioni di dollari: nel 2017 divenne il secondo ceo più pagato al mondo, guadagnandone quasi 70 grazie a compensi e premi risultato generosamente auto elargiti.
Leslie Moonves and Julie Chen GOLDEN GLOBE jpeg
Studente poco brillante, sfumato il sogno giovanile di fare l’attore, Moonves ha trovato la sua strada nella finanza passando dietro le quinte del set - come dirigente delle produzioni di 20th Century Fox, Columbia Pictures, Lorimar e Warner Bros - prima dell’ascesa alla piramide della Cbs Entertainment, nel 1995. Sposato due volte, padre di 4 figli, sostenitore di Trump durante la campagna presidenziale per la Casa Bianca, appassionato di “meditazione trascendentale”, il 70enne uomo d’affari risiede in una grande villa a Beverly Hills, in California, ma ha case e possedimenti anche a Malibu e New York City.
Gli sviluppi
Travolta dal danno d’immagine, la Cbs non ha davvero tempo di aspettare che si chiuda l’indagine degli inquirenti e ne ha avviata una propria interna, più che altro pro forma e dall’esito scontato, al termine della quale ha annunciato che - qualunque cifra sarà eventualmente riconosciuta a Moonves come tfr - almeno 20 milioni saranno detratti e devoluti a enti benefici dediti alla tutela dei diritti delle donne.
E, comunque, la somma totale non raggiungerà certo i 120 milioni di dollari che secondo i calcoli gli spetterebbero; e che la Cbs si rifiuta categoricamente di sborsare, per violazione del contratto di lavoro e del codice di comportamento aziendale. Ma anche, e soprattutto, per aver tentato di interferire e depistare le indagini, rilasciando dichiarazioni false durante gli interrogatori e arrivando a consegnare agli investigatori l’iPad del figlio spacciandolo per proprio.
Moonves sta mantenendo un atteggiamento evasive se non proprio false durante gli interrogatori, rifiutandosi di ammettere le proprie colpe e mantenuto . Lui nega ogni addebito e anche la consorte con cui veleggia nel Mar dei Caraibi, Julie Chen, lo difende a spada tratta (sta disertando tutti i talk pomeridiani a cui era invitata, in segno di protesta verso quello che considera un linciaggio mediatico).
La Cbs ha assunto due studi legali per affrontare la prossima battaglia in tribunale. Anche se, al momento, Moonves sembra navigare tutt’altro che in cattive acque, anche senza il paracadute d’oro della liquidazione.