VITA SMERALDA – DAL "REGNO DEL SILENZIO" AI TEMPI DELL’AGA KHAN ALLE NOTTI MAGICHE DEL BERLUSCONISMO CAPITANATE DA LELE MORA, UMBERTO SMAILA E FLAVIO BRIATORE, L’EVOLUZIONE DELLA COSTA SMERALDA RISPECCHIA QUELLA DELL'ITALIA - AI RICCHI SI SONO AGGIUNTI GLI ARRICCHITI, L’UNDERSTATEMENT DELLE ORIGINI È STATO SOPPIANTATO DALL'ESIBIZIONISMO DI SÉ E DEI SOLDI – L’EPICENTRO E’ IL BILLIONAIRE CON UN MAGNATE AMERICANO CHE SPESE 150MILA € PER UNA NOTTE IRRIGATA A CHAMPAGNE - “NON E’ UNA VOLGARIZZAZIONE: È IMPOSSIBILE RENDERE KITSCH LA COSTA SMERALDA” - VIDEO

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Alessandro Penna per “Oggi”

 

lele mora costa smeralda sestini lele mora costa smeralda sestini

La Costa Smeralda ha sempre goduto di una strepitosa forma di pubblicità gratuita: quella fornita dai paparazzi. Mario Brenna, che per sé preferisce la definizione di «cacciatore di immagini», ci venne la prima volta nel 1983, sulle piste di un giovane comasco come lui, Stefano Casiraghi.

 

 «Mi avvertirono che questo mio concittadino aveva una storia con Caroline di Monaco, e che la coppia alloggiava al Cala di Volpe. Li mancai per un soffio». Da allora, per ogni estate e fino al 2015, Brenna ha affittato una casa a Porto Cervo, e come lui una mezza dozzina di colleghi (meritano una menzione i mitici Frezza & La Fata, pionieri e veterani).

 

briatore billionaire briatore billionaire

Sono stati decenni d’oro: «Facevo fino a 60 reportage a stagione, che vendevo anche all’estero: Paris Match, Hola, Bunte, People. Fatturavo 20 milioni di lire al mese, le spese erano tante, ma ne valeva la pena».

 

A bordo di un gommoncino di 5 metri e 40 cavalli, Mario perlustrava «insenature da sogno», mandava a memoria tutte le barche e le collegava ai rispettivi proprietari, raccoglieva imbeccate da informatori sparsi in ogni porticciolo, in ogni albergo. Ha visto in diretta la stratificazione dei diversi turismi che, come ere geologiche in miniatura, si sono succeduti nel tempo. «All’inizio c’erano soprattutto reali, aristocratici e vedettes internazionali».

 

clooney e amal clooney e amal

Poi, in concomitanza col berlusconismo, è comparsa la sua filiazione nottambula, capitanata da Lele Mora, Umberto Smaila e Flavio Briatore: si infittirono infrastrutture e locali notturni (Billionaire, Sottovento, Pevero), cambiò la fibra e la statura dei protagonisti: dal 2000 regnano calciatori e veline, presentatori televisivi, imprenditori d’assalto, magnati russi. Ai ricchi si sono aggiunti gli arricchiti, l’understatement delle origini è stato soppiantato da un doppio esibizionismo, di sé e dei soldi. «Non la vedo come una volgarizzazione: è impossibile rendere kitsch la Costa Smeralda», taglia corto Brenna.

steven spielberg gwyneth paltrow steven spielberg gwyneth paltrow

 

Che è una miniera di aneddoti. Uno per tutti: un luglio di tanti anni fa, si lanciò all’inseguimento di una famosa presentatrice spagnola, Mar Flores. Il suo compagno, l’impresario Javier Merino, «per distrazione o forse per seminarmi» gettò l’àncora di fronte a villa Certosa. «Hola ci faceva dieci pagine, con le mie foto, e me le pagava 30 milioni di lire: capirà che non potevo perdermi d’animo». Brenna chiamò la portineria della villa e chiese il permesso di poter scattare dal giardino dei Berlusconi. «Silvio, che era a Roma, disse: “Se è Mario non ci sono problemi, fatelo entrare”. Mi acquattai dietro un cespuglio e portai a casa il servizio».

venier ventura galanti zardo venier ventura galanti zardo

 

COME LAS VEGAS.

Quando Brenna dice che «è impossibile rendere kitsch» Porto Cervo e dintorni parla da innamorato. L’evoluzione della Costa Smeralda rispecchia quella della società, anche se ora c’è un ritorno, se non alle origini, almeno a una certa misura.

 

smaila cala smaila cala

All’inizio, l’Aga Khan prestò un’attenzione spasmodica alla “sardità”: raccomandò agli architetti di usare pietre locali e forme arrotondate per “citare” i nuraghi, fece preparare le sagome in legno delle ville per accertarsi che, una volta costruite, «non avrebbero turbato la serenità del paesaggio».

 

Col tempo, e con il suo successo, la Costa si è idealmente staccata dalla Sardegna per diventare un non luogo, una Las Vegas sul mare. Da utopia si è fatta aspirazione, da aspirazione a “fondale” di uno strano tipo di safari: orde di ricchi senza pedigree ci andarono prima per osservare e poi per imitare il jet-set (finendo per rimpiazzarlo). Nel 2006, il film Vita smeralda con Jerry Calà certifica questo passaggio: l’estetica da cinepanettone e la sguaiataggine si sono insinuate nel «regno del silenzio» che sognava l’Aga Khan.

karim aga khan karim aga khan

 

Dove splendeva il bikini bianco di Catherine Deneuve, c’è il topless abbronzatissimo di Claudia Galanti. Il Billionaire è l’epicentro di questo non luogo, mentre gli splendidi alberghi degli anni ‘60 – il Romazzino, il Pitrizza – si limitano a fare da quinta teatrale, sono già monumento alla memoria, al massimo sacca di resistenza. I prezzi esplodono (anche per “colpa” di arabi e russi).

 

michael douglas michael douglas

Due aneddoti, anzi due conti, chiariranno la differenza. Nel 1970 Gianni Agnelli cena in compagnia al Cala di Volpe: in tutto, e con l’aggiunta di due wodke (scritto così), una grappa e due caffè, al bar, paga 16.200 lire, l’equivalente di 150 euro di adesso. Lo scontrino è una reliquia, e anche una rarità, perché Agnelli mai si sarebbe sognato di “sbandierarlo”.

 

lele mora lele mora

Nel 2016 è invece finito su tutte le cronache il conto pagato al Billionaire da un magnate americano per una notte irrigata a champagne: 150 mila euro. Dettaglio: le bottiglie più importanti arrivano al tavolo insieme scortate da una “foresta” di bengala e con Final Countdown (la canzone con cui Sylvester Stallone sale sul ring in Rocky) sparata a tutto volume perché tutti sappiano chi è il grand’uomo che le ha ordinate.

 

La Costa sbruffona si è sovrapposta a quella originaria. Che mantiene il suo fascino, e non perde valore: secondo una recente ricerca di Knight Frank, è il metro quadrato più caro d’Italia (fino a 22 mila euro, il doppio di Milano).

grace di monaco con il principe ranieri grace di monaco con il principe ranieri

 

IL MASTERPLAN.

La Costa Smeralda è di chi l’ha costruita, ma anche di chi l’ha preservata. Tra gli ambientalisti, il “lottatore” più irriducibile è stato Vincenzo Tiana, storico presidente di Legambiente Sardegna. Tiana ha capeggiato l’opposizione al Masterplan con cui l’Aga Khan provò, a partire dal 1985 e fino al 1996, ad aggiungere milioni e milioni di metri cubi a quanto costruito nei primi anni. Racconta: «Non c’era internet, non c’erano i cellulari: organizzammo una battaglia Comune per Comune, porta a porta. Raccogliemmo firme persino a casa del “nemico”, nella piazza di Arzachena».

marta marzotto marta marzotto

 

Perché il Masterplan portava anche sviluppo, e lavoro per migliaia di galluresi: in molti spingevano perché i desideri di Karim venissero esauditi. «C’era tuttavia un valore più alto di cui tener conto: la salvaguardia dell’ambiente», dice Tiana. L’Aga Khan, come il conte Luigi Donà delle Rose a Porto Rotondo (che è fuori dai confini, ma è Costa Smeralda per osmosi), mirava a destagionalizzare, cioè a spalmare i turisti anche sui mesi autunnali e primaverili. Teneva soprattutto al “raddoppio” del Pevero golf club. Stufo di aspettare, nel 1997 vendette tutto, tranne Meridiana (l’ex Alisarda) e lo Yacht club di Porto Cervo.

 

dita von teese dita von teese

Le sue quattro perle alberghiere – il Cala di Volpe, il Pitrizza, il Romazzino e l’hotel Cervo – passarono di catena in catena (Sheraton, poi assorbita dalla Starwood, che a sua volta cedette il pacchetto al fondo Colony Capital di Tom Barrack) e dal 2012 sono dell’emiro del Qatar (tramite Qatar Holding), che li sta tirando a lucido e che nel 2024 dovrebbe aprire un quinto albergo dove sorgeva il vecchio tennis club di Porto Cervo. «Con tutti i proprietari abbiamo avuto rapporti cordiali, con ogni avver- sario c’è stato fair play. Dal 2008 (l’anno della crisi finanziaria internazionale, ndr) nessuno ha più voluto costruire nulla», conclude Tiana.

 

E SENZA I RUSSI?

La pandemia ha colpito duro. Paolo Manca, presidente di Federalberghi Sardegna, calcola: «Nel 2019, l’ultima estate “normale”, la Costa Smeralda fece 1 milione 400 mila presenze. L’anno dopo, il primo del Covid, ci fu un calo del 60 per cento, nel 2021 “solo” del 35.

smaila berlusconi smaila berlusconi

 

A livello di fatturato, le perdite sono state più contenute». Con la guerra in Ucraina viene colpi- to a morte quel segmento di mercato che Manca chiama «altissimo spendente». Senza i russi, nel 2022 andranno persi «70-80 milioni di euro solo di turismo diretto, tra voli privati, rifornimenti per le barche, alberghi, escursioni, transfer, ristoranti. E fuori dal conto resta quanto spenderebbero per le loro ville (quelle dell’oligarca Ališer Usmanov hanno 200 dipendenti) e per lo shopping».

diletta leotta diletta leotta

 

Il problema, più che turistico, è sociale: «I russi sono qui da 20 anni e il territorio si è organizzato per offrire servizi calibrati sui loro gusti: alcune piccole aziende fortemente specializzate – penso per esempio ai fabbri che fanno i pomelli delle porte su misura o a chi riscalda le loro piscine anche d’estate (temono che i bambini ci caschino dentro dopo mangiato: se l’acqua è a 36 gradi lo shock termico è scongiurato) – andranno in crisi».

 

Parliamo di centinaia di persone. «Una villa medio-piccola impiega quattro lavoratori: governante, cuoco, giardiniere, factotum. Gente che in 4 mesi metteva insieme un reddito sufficiente per quasi tutto l’anno: cosa faranno, adesso?». Prima che scoppiasse la guerra, le prenotazioni per il 2022 erano piovute in numero straordinario, «ma la pandemia ha cambiato le regole: ora sono rimborsabili fino a pochi giorni prima dell’arrivo».

gardini agnelli berlusconi gardini agnelli berlusconi

 

FILIGHEDDU, L’EROE DIMENTICATO.

La scoperta della Costa Smeralda è un rettilineo che parte da John Duncan Miller, passa per Ronnie Grierson e grazie a lui arriva all’Aga Khan. Fuori dalla foto ricordo, e dagli onori della storia, resta una figura cruciale: Giovanni Filigheddu. Classe 1912, arzachenese, consigliere regionale della Dc, fu il primo a intuire che i Monti di Mola avevano la stoffa della meta turistica. Da assessore comunale si oppose all’apertura di una raffineria a Olbia, che avrebbe cambiato per sempre la destinazione d’uso di quel lembo di Gallura.

giovanni filigheddu giovanni filigheddu

 

Trasformò in una strada il tratturo che portava da Abbiadori a Capriccioli, la perla che avrebbe stregato Miller e Grierson. Conoscendo bene sia l’inglese sia il francese – cosa piuttosto insolita per quei tempi e per quelle latitudini – poté accogliere e blandire gli investitori stranieri che l’Aga Khan aveva spedito in avanscoperta. Mise le ali alla Costa Smeralda e le diede anche una pista d’atterraggio, visto che fu il primo firmatario della proposta di legge che sbloccò i finanziamenti per il nuovo aeroporto. Oggi lo definiremmo un formidabile Pr. È stato, più semplicemente, un grande politico.

 

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