Estratto dell'articolo di Emanuele Capone per www.repubblica.it
Fra 2020 e 2022, cioè nei due anni di pandemia, YouTube ha visto crescere tantissimo la sua popolarità, con sempre più persone che usano il sito (o l’app) al posto della televisione tradizionale, per guardare contenuti cui sono interessati davvero.
La piattaforma video di Google ha 2,6 miliardi di utenti attivi al mese e ogni minuto vengono caricate più di 500 ore di contenuti, cioè 30mila ore ogni ora; inoltre, il numero di ore di contenuti di cui viene fatto l’upload ogni minuto è cresciuto del 40% tra 2014 e 2020.
Sono numeri impressionanti, e rendono ogni problema, per quanto apparentemente piccolo, un problema grande, semplicemente per le dimensioni che ha raggiunto YouTube e le dimensioni del pubblico cui riesce ad arrivare.
YouTube e il problema dello spam
E al momento uno dei problemi più grandi, per chi sta su YouTube, come creator o come semplice spettatore, è quello dello spam: basta scorrere la sezione Commenti di qualsiasi video di moderato successo per imbattersi in una mole impressionante di messaggi pubblicitari molesti, fastidiosi o addirittura pericolosi.
Sono generalmente di due tipi: ci sono quelli che pubblicizzano contenuti a luci rosse, con link a siti di dubbia affidabilità, e ci sono quelli di chi si finge l’autore del video in questione (iniziando proprio dal nickname) e invita le persone a contattarlo via Telegram per partecipare a un concorso, vincere un premio, donare denaro.
Sono ovviamente tutte bugie, e lo scopo finale di questi commenti è probabilmente quello di raggirare le persone, rubare i loro dati personali oppure i loro soldi. O tutte e due le cose.
Della questione hanno iniziato a lamentarsi gli stessi youtuber, compresi quelli più grossi e importanti, che con YouTube lavorano (e anche guadagnano un sacco di soldi): l’ultimo è stato il giovane Marques Brownlee, che ha ormai quasi 16 milioni di follower e il cui video YouTube Needs to Fix This (visibile qui sotto) ha superato le 2 milioni di views in un paio di giorni.
Secondo Brownlee, che sta su YouTube da oltre 14 anni, il problema sta diventando sempre più grande, man mano che cresce la popolarità dell’app, con decine di persone che “mi scrivono ogni giorno per sapere come partecipare al concorso di cui ho parlato con loro, anche se con loro non ho parlato di alcun concorso”.
Di più: su alcuni video, i commenti di spam sarebbero oltre il 30% del totale. Capita questa cosa? Siamo arrivati al punto che 1 commento su 3 è spam, spazzatura, pubblicità indesiderata o nasconde un qualche tentativo di phishing, un amo malevolo che, gettato in un mare così grande, per forza finirà per catturare qualche pesce.
E qui nasce la domanda, fatta da Brownlee ma anche da molti altri creator: perché YouTube non si occupa di questa cosa? Com’è possibile che Google consenta tutto questo e ancora non abbia trovato un modo per filtrare questo tipo di commenti, per bloccare chi si finge qualcun altro o addirittura chi copia gli youtuber e approfitta della loro immagine per tentare di frodare le persone?
Già, com’è possibile? Abbiamo rivolto la domanda a YouTube Italia: "Utilizzando una combinazione di persone e tecnologia, rimuoviamo i commenti che violano le nostre linee guida (che sono queste, ndr)", ci hanno spiegato, ricordando che "fra ottobre e dicembre 2021, abbiamo rimosso oltre 1,2 miliardi di commenti, la maggior parte dei quali erano spam" e che "oltre il 99,5% dei commenti rimossi è stato rilevato automaticamente".
E però, da quello che ci è parso di capire, YouTube non sembra avere la sensazione che la situazione stia peggiorando (come invece abbiamo noi spettatori ed evidentemente hanno i creator) e l'azienda non sembra intenzionata a mettere in campo nuovi strumenti per contrastare questo fastidioso fenomeno.
YouTube e il problema del (soft) porno
Non è finita, perché il gigante dei video ha un’altra questione aperta. Che forse è pure più difficile da risolvere. Perché su YouTube c’è tantissimo porno, anche se in teoria non dovrebbe essercene affatto. Non è il porno che si vede sui siti dedicati al tema, perché quello verrebbe intercettato e bloccato dagli algoritmi di moderazione: è un altro tipo, più soft. E quindi anche più subdolo e complicato da arginare.
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