Federico Berni per Corriere.it
Come ogni predatore puntava in silenzio la sua vittima per poi entrare in azione all’improvviso. Ma per sua sfortuna, Domenico Catalano, classe 1953, arrestato mercoledì alla fermata della linea 91 di viale Tibaldi per aver insidiato una studentessa sull’autobus, ha trovato due «cacciatori» di molestatori.
Agli agenti della Polmetro in servizio in borghese — dopo anni di strada, tra le stazioni del bus e le pensiline della metropolitana — è bastata un’occhiata per fare la «radiografia» all’uomo e capire le sue intenzioni. Aggiungendo così il suo nome alla statistica delle oltre 70 persone arrestate per reati commessi sui mezzi pubblici, dall’inizio del 2017. Di queste, nove sono finite in carcere per abusi sessuali. Proprio come Catalano.
I poliziotti in borghese lo notano subito, nel primo pomeriggio di mercoledì, mentre si aggira in modo «sospetto» alla fermata di Romolo delle linee 90 e 91 quando si riempie di studenti di vari istituti superiori che tornano a casa dopo aver terminato le lezioni. Forse i ragazzi non sanno che la polizia, senza farsi notare, vigila ogni giorno su di loro. Perché quelle sono le ore in cui escono allo scoperto gli spacciatori, in cerca di clienti fuori dalle scuole.
E i predatori sessuali come Catalano, comasco, originario della provincia di Reggio Calabria, titolare di un’impresa di pulizia. L’uomo non sfugge all’occhio allenato degli uomini della Polmetro, agenti che, all’Ufficio prevenzione generale, diretto da Maria Josè Falcicchia, hanno la reputazione di «veterani dal fiuto ineguagliabile», con uno stato di servizio che parla da solo: un elenco infinito all’attivo di arresti, effettuati in tutte le situazioni.
Il loro sguardo, dunque, si sposta su Catalano: ha qualcosa di diverso da un normale passeggero in attesa. Felpa e pantaloni bianchi con le tasche laterali, si aggira tra le decine di studenti ignari alla fermata. Si sposta da un lato all’altro della strada, guardandosi attorno, fino a che non punta una prima ragazzina. Avrà al massimo 18 anni. Sale con lei, ma non ha tempo quasi di avvicinarsi, perché la giovane effettua un viaggio brevissimo, giusto il tempo di una fermata. Catalano scende dal filobus dalle porte in fondo al mezzo, e vi risale subito, attraverso l’accesso anteriore.
È l’ora di punta, e il mezzo è stipato di passeggeri. Lì, a quel punto, vede la sua nuova «preda». Un’altra vittima. Come scopriranno in seguito i poliziotti, la studentessa ha 21 anni, ma, dall’aspetto, ne dimostra al massimo 16. Incurante della calca, l’uomo si posiziona esattamente alle sue spalle, si abbassa i pantaloni e la biancheria, e comincia a strusciarsi contro di lei. Sono attimi.
La studentessa ha solo il tempo di accorgersi di quanto stava succedendo. Si allontana inorridita. In un attimo i poliziotti sono addosso all’uomo, che viene fermato definitivamente in strada, all’altezza del civico 66 di viale Tibaldi. Catalano, che non ha neanche il tempo di reagire, viene portato in questura per accertamenti, e successivamente arrestato per violenza sessuale.
A Milano non ha né lavoro, né familiari. Si sposta in città da Como, solo per dare sfogo alle sue perversioni. A suo carico emergono una serie di denunce e di precedenti per reati simili, oltre ad accuse di truffa, simulazione di reato, soldi falsi. Il tribunale di Genova lo ha già condannato per lesioni e violenza nei confronti di una donna a Sanremo. Un «seriale», come spesso accade in questi reati.
È contro i personaggi come lui, che la Polmetro mette in campo i suoi 40 agenti. Tra i 74 arresti effettuati dal primo gennaio 2017 sulle linee della metropolitana e sui mezzi di superficie, dunque, 9 di questi sono stati eseguiti per reati di natura sessuale. Al bilancio vanno aggiunte le 326 persone indagate a piede libero, e le ulteriori 329 identificate, per un totale di quasi 7.400 persone controllate complessivamente.