1. SICCITÀ, STATO DI EMERGENZA IN 5 REGIONI
Claudia Voltattorni per il “Corriere della Sera”
Alla fine lo stato d'emergenza è arrivato. Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna sono le prime 5 regioni d'Italia ad aver ottenuto dal governo lo stato di emergenza per la siccità fino al 31 dicembre 2022. Il Consiglio dei ministri ieri ha dato l'ok per le regioni che stanno soffrendo la mancanza di acqua e pioggia e che da settimane chiedevano un intervento dell'esecutivo. In tutto sono stati stanziati 36,5 milioni di euro: 10,9 per l'Emilia-Romagna; 4,2 per il Friuli Venezia Giulia; 9 per la Lombardia; 7,6 per il Piemonte, 4,8 per il Veneto.
Lo stato di emergenza, ha spiegato Palazzo Chigi, «è volto a fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche».
Oltre alle 5 regioni del Nord, lo stato d'emergenza ne potrebbe coinvolgere presto altre, che hanno già fatto richiesta o la faranno nei prossimi giorni, come Umbria, Lazio, Toscana e Liguria. Lo spiega Palazzo Chigi in una nota: «All'esito di ulteriori approfondimenti potranno essere adottate ulteriori deliberazioni per il completamento delle attività o per l'avvio di nuovi e diversi interventi».
Ma, spiega la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, «questo è un primo passo per andare incontro a questa ennesima emergenza, è chiaro che il governo non si fermerà qui: ci saranno altre misure e siamo concentrati sulla messa a terra delle risorse del Pnrr dedicate proprio a questa tematica».
Il governo, per quella che lo stesso Draghi ha ricordato essere « la crisi idrica più grave degli ultimi 70 anni», è al lavoro infatti su un decreto sulle «Disposizioni urgenti per la prevenzione e contrasto della siccità e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche» che prevede, tra le altre cose, la nomina di un commissario straordinario e una struttura commissariale di 30 persone per interventi a breve e lungo termine, anche strutturali.
L'approvazione era attesa ieri in Consiglio dei ministri, ma la visita del premier in Trentino per l'incidente in Marmolada ha cambiato i programmi e il decreto slitterà nei prossimi giorni e quindi anche la nomina del commissario. Intanto le regioni in stato di emergenza potranno ottenere rimborsi per le spese sostenute finora, ma per i ristori per l'agricoltura bisognerà aspettare che le regioni dichiarino lo stato di calamità.
Inoltre Il fondo di solidarietà del ministero delle Politiche agricole ammonta a 13 milioni di euro e sicuramente servirà un intervento del ministero dell'Economia per rinforzarlo. «Siamo stati i primi a chiedere lo stato di emergenza - dice Luca Zaia, governatore del Veneto -, ora attendiamo di capire i dettagli e aspettiamo la nomina del commissario per essere operativi; è fondamentale poi dare ristori a chi ha subito danni». E il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini annuncia: «Ci concentreremo sulla costruzione di un nuovo sistema di invasi e sull'ammodernamento della rete idrica». Intanto Coldiretti calcola in oltre 3 miliardi di euro i danni per l'agricoltura.
2. STANZIATI 36,5 MILIONI PER PIEMONTE, LOMBARDIA, VENETO, FRIULI ED EMILIA-ROMAGNA
Fra. Gri. per “la Stampa”
È durato una manciata di minuti il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. La riunione ha dato via libera allo stato di emergenza per 5 Regioni del Nord alle prese con la siccità: sono stati stanziati 10,9 milioni per l'Emilia-Romagna; 4,2 milioni per il Friuli Venezia-Giulia; 9 milioni per la Lombardia; 7,6 milioni per il Piemonte; 4,8 milioni per il Veneto. Serviranno a coprire gli interventi più immediati a ristoro delle perdite per il mondo agricolo. Ma la decisione di ieri è soltanto l'antipasto. Non soltanto perché ci sono già molte altre Regioni che bussano al governo per avere lo stato di emergenza. Il Lazio è rimasto fuori. L'Umbria l'ha appena annunciato perché il lago Trasimeno è al collasso.
Il presidente della regione Toscana, Eugenio Giani, pensa che «probabilmente, se la siccità continua a questi livelli, se le temperature arrivano a 39 gradi come oggi, anche noi saremo costretti a dichiarare stato di calamità per parte del territorio». Quanto prima, insomma, il governo dovrà licenziare un Decreto Siccità che avrà misure di contrasto alla siccità, ma soprattutto di potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche.
In quell'occasione ci sarà la nomina di un commissario straordinario per la realizzazione entro due anni e mezzo di venti opere infrastrutturali prioritarie, con un'adeguata dotazione finanziaria e una struttura tecnica di almeno 30 dipendenti. L'obiettivo in prima battuta sono gli acquedotti colabrodo: secondo i dati ufficiali, riportati da ultimo dall'Istat, ci sono almeno venti acquedotti da ammodernare.
Qui si concentreranno le prime risorse: sono stati stanziati 1,38 miliardi per ridurre le perdite di acqua nelle reti di distribuzione, con una particolare attenzione al Mezzogiorno; i progetti prevedono interventi a valere sul Pnrr per 900 milioni, e sul programma React Eu (per 482 milioni), cui vanno aggiunti altri stanziamenti con la Legge di Bilancio (400 milioni), o come anticipazione del Fondi Sviluppo e Coesione 2021-2027 (442 milioni).
Nei prossimi anni, poi, ci saranno altri 2,7 miliardi di euro per la riqualificazione e il rafforzamento delle infrastrutture idriche nazionali. Sembrano numeri imponenti, ma forse nemmeno basteranno. E in ogni caso dalle parole occorre passare alla fase dei cantieri. «Un commissario nazionale per l'emergenza siccità può essere utile per avviare il lavoro sulle opere di contrasto alla dispersione e di accumulo dell'acqua.
A patto si fissino tempi certi e si definisca un ruolo chiaro per il territorio ove insiste la nuova opera», afferma Marco Bussone, presidente nazionale di Uncem, unione dei comuni montani. «Prima di dire che nel giro di due anni avremo centinaia di bacini, si ragioni sul fatto che insediare un'opera anche solo da un milione di metri cubi di acqua in una valle, non è come posare una vasca da bagno».
Dice intanto la ministra Maria Stella Gelmini, Affari regionali: «Abbiamo il dovere di affrontare la mancanza di acqua con grande realismo, evitando di alimentare nuove divisioni tra territori o tra interessi diversi. Servono soluzioni immediate, a partire dalla priorità di garantire acqua potabile a tutti i cittadini, senza dimenticare però il comparto agricolo». Si vedono già le avvisaglie di una guerra tra assetati: la regione Basilicata contro la regione Puglia, e premono anche dal Molise.