Gigi Moncalvo per “la Verità”
MARGHERITA AGNELLI E JOHN ELKANN
Naturalmente, alla morte di sua madre, Margherita Agnelli non ha ritirato la causa per l'annullabilità degli accordi del 2004, e come controparte è subentrato John Elkann «in qualità di erede della defunta». Il che implica che donna Marella Caracciolo ha lasciato un solo erede universale: suo nipote. Margherita non poteva, sulla base dell'«accordo tombale», impugnare il testamento e far valere i propri diritti di figlia e quindi di unica erede, come prevede il diritto italiano.
La morte della madre, in pratica, ha dato la possibilità a Margherita di aprire una seconda guerra. La stessa qualificazione giuridica con cui John è stato indicato nella causa al Tribunale di Ginevra («erede») dà un'indicazione importante sul destinatario dei beni indicato e scelto da Marella, con o senza un testamento.
MARGHERITA AGNELLI E MARELLA CARACCIOLO
CHALET E RIAD
Con queste premesse è chiaro che parlare di un'altra «guerra di successione» appare persino riduttivo. Sia che Marella abbia lasciato o meno un testamento, sia che la defunta negli ultimi anni abbia trasferito a John i suoi beni, questo non cancella il fatto che la sua unica erede in linea diretta sia la figlia.
Con tutti i diritti successori che conseguono a favore di quest' ultima. Tuttavia, si è di nuovo in presenza dell'ostacolo maggiore: anche questa volta gran parte dei beni di Marella, e di cui quest' ultima molto probabilmente è entrata in possesso dopo la morte del marito, non solo appartenevano a Giovanni Agnelli, ma soprattutto si potrebbero trovare all'estero.
Quindi è difficile stabilirne l'ammontare, l'ubicazione e gli intestatari. E, in particolare, dimostrare che tali beni costituivano la parte più cospicua del patrimonio di Gianni Agnelli ovviamente prima della sua morte e quindi andavano suddivisi tra le due eredi. Marella è morta in Italia ed era cittadina italiana (anche se iscritta all'Aire). Per queste due ragioni, in materia successoria avrebbe dovuto valere la giurisdizione del nostro Paese.
gianni agnelli e marella caracciolo
Anche in presenza di quel famoso «accordo tombale» del 2004 che andava a ledere anche i futuri diritti successori di tutti i suoi otto nipoti, compresi i tre Elkann, che sarebbero maturati alla sua morte. Intanto è andato a compimento anche il disegno che aveva donna Marella: considerare solo tre degli otto nipoti e quindi lasciare una parte dei suoi beni escludendo i cinque de Pahlen.
Oltre alle immense ricchezze lasciate a John, Marella si è ricordata di Lapo e Ginevra con due ricchi legati: a ciascuno è toccata un equivalente in titoli per 100 milioni di euro, più due importanti immobili. Lapo ha avuto un lussuoso chalet a St. Moritz, Ginevra invece ha avuto il riad di Marrakech. A fronte della situazione ereditaria legata alla morte di Marella Caracciolo è necessario un passo indietro per andare a rileggere quanto sia stato autolesionistico per sua figlia firmare quell'accordo.
Due sono stati i documenti che avrebbero dovuto porre fine alle ostilità successive alla morte di Gianni Agnelli: l'Accord transactionnel, datato 18 febbraio 2004, e il Patto successorio. Il primo documento è composto da un preambolo, 14 articoli e otto allegati. Marella Caracciolo è indicata come «Signora X», Margherita Agnelli come «Signora Y», Gianni Agnelli come «Signor X» (per comodità di lettura verranno indicati rispettivamente come MC. MA, GA).
Il preambolo dice: «È sorto un litigio a proposito della successione di GA, reputando la Sig. MA di non essere stata ragguagliata in modo preciso in merito alla consistenza del patrimonio del Sig. GA e in merito alle donazioni che quest' ultimo avrebbe potuto fare, tanto per ciò che concerne i beneficiari di dette donazioni quanto per ciò che concerne i loro importi».
Detto questo, «le parti hanno deciso di concludere una transazione per mettere definitivamente un termine a questo litigio». Questo testo è sibillino poiché si limita a registrare la situazione che si è venuta a creare. Quando viene scritto che la figlia non era stata «ragguagliata», non si accusa nessuno ma ci si limita a scrivere che si tratta di quanto crede Margherita Agnelli. Ciò vale anche per un altro punto di cui la signora si è lamentata: e cioè, di non aver avuto le necessarie informazioni nemmeno «in merito alle donazioni che il Sig. GA avrebbe potuto fare».
Margherita aveva chiesto, a lungo e invano, l'ammontare delle donazioni fatte in vita da suo padre, e anche l'elenco dei beneficiari, per controllare se la somma di tali beni avesse o meno superato la «quota disponibile». Su questo punto Margherita accetta di non sapere nulla. Secondo Margherita, la scopo di innalzare questa cortina appare semplice: evitare che si arrivi a sospettare che la «grande beneficiaria», con somme notevoli, sia stata Marella.
Dopo il preambolo l'Accord transactionnel stabilisce alcuni punti fermi in cinque rilevanti articoli e, soprattutto, comincia a porre restrizioni legate al Patto successorio, cioè la rinuncia definitiva di Margherita all'eredità di sua madre. L'articolo I prevede che «la Sig. MC accetta e farà in modo che la Sig, MA, o qualsiasi entità che ella designerà, riceva nel termine indicato qui sotto: in piena proprietà gli attivi menzionati nell'Allegato 1; in nuda proprietà gli attivi menzionati negli Allegati 2 e 3, riservandosi la Signora Marella l'usufrutto vitalizio, senza restrizioni, su tali attivi». In proposito, tuttavia, «la Sig. MC non garantisce alla Sig. MA il valore di alcuno dei detti attivi».
MARELLA CARACCIOLO - EGON FURSTENBERG - GIANNI AGNELLI - MARIA SOLE AGNELLI - SUSANNA AGNELLI - EDOARDO AGNELLI - GIOVANNI NUVOLETTI
Oltre a questi allegati (che descrivono, i beni oggetto della divisione e dunque le ville, le società, i quadri e molte altre proprietà) ce n'è un altro che «richiama la sorte di taluni altri attivi della successione del Sig. Giovanni Agnelli».
Ed ecco, nell'articolo IV, la precisa esplicitazione della rinuncia sconsiderata che Margherita sottoscrive sull'eredità dei beni che sua madre lascerà dopo la sua morte: «La Sig. MA riconosce che, quando gli attivi menzionati all'articolo 1 di cui sopra le saranno integralmente trasferiti, ella avrà già per ciò solo ricevuto sin d'ora l'integralità di quanto le potrebbe spettare nella successione della Sig, MC e sarà integralmente soddisfatta dei propri diritti».
margherita agnelli e gianni agnelli
Anche l'articolo V rafforza la rinuncia futura della figlia sui beni della madre: «La Sig. MC e la Sig. MA concluderanno prima del 6 marzo 2004 un patto successorio secondo il progetto qui accluso nell'Allegato 5, a tenore del quale la Sig. MA rinunzia a tutti i suoi diritti nella successione della Sig. MC».
Anche l'articolo VIII riveste grande importanza poiché sancisce la chiusura definitiva della «lite» (da qui l'aggettivo «tombale») e la rinuncia di vederci chiaro nelle «donazioni» fatte dal defunto: «Tramite la buona e fedele esecuzione della presente convenzione, la Sig. MA e la Sig. MC riconoscono di non avere più alcun diritto, direttamente o indirettamente, nella successione del Sig. GA, e di non avere da elevare alcuna pretesa per qualsiasi motivo l'una verso l'altra né nei confronti di chiunque, direttamente o in qualsiasi altra maniera.
carlo, nicola e marella caracciolo
La Sig. MC e la Sig. MA riconoscono in tal modo che eventuali donazioni fatte, direttamente o indirettamente, dal Sig. GA, quali che ne siano il tempo, il luogo o i beneficiari, soggette o meno a contestazione per quanto ne concerna la forma, e pur se abbiano ecceduto la quota disponibile, non debbono formare oggetto di alcuna azione o pretesa segnatamente per nullità, per indennizzo, per restituzione, per riduzione o per rapporto.
La Sig. MC e la Sig. MA rinunciano irrevocabilmente ad elevare qualsiasi pretesa a riguardo dei beneficiari di tali donazioni, chiunque essi siano». Infine, l'articolo XIV stabilisce che «la presente convenzione è esclusivamente sottoposta al diritto svizzero. Ogni litigio, ogni contestazione o divergenza derivante dalla presente o avente per origine la presente convenzione, e segnatamente la sua conclusione, la sua validità, la sua esecuzione o la sua interpretazione, saranno sottoposti alla competenza esclusiva del Tribunale di prima istanza della Repubblica e Cantone di Ginevra. Resta impregiudicato il diritto di ricorso al Tribunale federale. Così fatto il 18.2.04».
gianni agnelli con la moglie marella e i figli edoardo e margherita
In tal modo Margherita accetta che, come prevede la legge svizzera, sia possibile impugnare questo accordo solo entro un anno dalla firma. Nonostante silenzi e opacità, sospetti e misteri, Margherita accetta. Perché? Fin dall'apertura del testamento aveva protestato, invocato di essere «ragguagliata in modo preciso». Era accaduto il contrario. Perché ha poi accettato di non essere informata rinunciando ai propri diritti?
RETICENZE
Inoltre, appare incredibile la rinuncia assoluta e definitiva ai propri diritti, specie per quanto riguarda le donazioni e i nomi dei beneficiari. Margherita si è legata per sempre le mani allorché ha accettato di «non avere più alcun diritto, direttamente o indirettamente, nella successione di Gianni Agnelli, e di non avere da elevare alcuna pretesa per qualsiasi motivo l'una verso l'altra né nei confronti di chiunque, direttamente o in qualsiasi altra maniera».
Per di più riconoscendo «che eventuali donazioni fatte, direttamente o indirettamente» da Gianni Agnelli, anche se hanno ecceduto la quota disponibile, «non debbono formare oggetto di alcuna azione o pretesa segnatamente per nullità, per indennizzo, per restituzione, per riduzione o per rapporto».
Come ha fatto Margherita a non rendersi conto che, vista la confusione e la reticenza che circondava il patrimonio di suo padre, non bisognava accontentarsi di quel poco che era stato fatto emergere? Non c'era la possibilità che altri beni e altri asset venissero successivamente portati alla luce o da lei scoperti? Perché rinunciare per sempre ai propri diritti e cancellare questa futura eventualità? E le donazioni, poi? Possibile che in questa fase Margherita nutrisse ancora la patetica convinzione che sua madre e suo figlio non potessero essere tra i beneficiari di donazioni formalizzate «in extremis»?
Margherita in una certa misura era consapevole che, per quanto riguardava il patrimonio, c'era dell'altro. Lo dimostra il fatto che, nello spazio bianco in fondo all'accordo, ha voluto aggiungere di suo pugno di aver firmato solo «per mettere definitivamente un termine a questo litigio» e «par gain de paix», per ottenere la pace. Povera illusa! (8. Continua)
gianni e marella agnelli MARGHERITA AGNELLI