Estratto dell'articolo di Giuditta Mosca per www.repubblica.it
Nel corso del 2020 abbiamo prodotto un milione di tonnellate di rifiuti urbani in meno rispetto al 2019 e c’è stata un’ulteriore crescita della raccolta differenziata.
(…) A produrre meno rifiuti hanno contribuito anche le chiusure di molte imprese. Ad aprile del 2020, secondo i dati Istat, le aziende che non hanno aperto i battenti durante la clausura sono state 2,1 milioni. Il calo della produzione industriale e dei consumi ha quindi avuto una ricaduta sulla quantità di rifiuti urbani, agevolandone anche lo smaltimento.
I dati, forniti dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel Rapporto rifiuti urbani 2021 del dicembre 2021, mostrano un calo della produzione nazionale di rifiuti urbani pari al 3,6% rispetto al 2019. In numeri, durante il 2020 abbiamo prodotto 28,9 milioni di tonnellate di rifiuti contro i 30 milioni di tonnellate del 2019, ossia un calo di 1,1 milioni di tonnellate.
Una diminuzione di rifiuti che si è verificata in tutto il Paese. Il Nord ha fatto registrare il calo più marcato (-5,4%), a seguire il Centro (-3,4%) e quindi il Sud (-2,6%).
In termini numerici, durante il 2020 ogni italiano ha prodotto in media 488 kg di rifiuti, anche in questo caso con valori che variano per zona geografica: 524 kg pro-capite al Centro, 507 al Nord e 443 chilogrammi per persona al Sud.
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La raccolta differenziata e il riciclo
Nel corso del 2020 la raccolta della differenziata ha rappresentato il 63% della produzione nazionale di rifiuti, in crescita dell’1,8% rispetto al 2019.
Al Nord la maggiore sensibilità con il 70,8%, al Centro il 59,2% e al Sud il rapporto tra produzione di rifiuti e la percentuale di differenziata è stata di 53,6 punti.
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