Estratto dell'articolo di Samuele Finetti per il “Corriere della Sera”
«Il nostro Paese diventerà più giovane», ha annunciato con clamore il governo di Seul. Il merito, però, non è di politiche efficaci per aumentare la natalità. Piuttosto, è della decisione di conformare il calcolo dell’età dei cittadini agli standard internazionali. La Corea del Sud, infatti, conserva ancora il metodo di conteggio degli anni derivante dalla tradizione dell’Asia orientale, secondo il quale ogni nascituro ha già un anno quando viene al mondo e tutti i cittadini guadagnano un anno ogni 1° gennaio. In pratica, un bebè nato il 31 dicembre poche ore dopo ha già due anni. Altri Paesi, come Cina e Giappone, adottavano questo sistema ma lo hanno abbandonato decenni fa. Da oggi, lo stesso avverrà in Corea del Sud.
E dunque le età di tutti i cittadini saranno ricalcolate per conformarle allo standard di ogni altro Paese. Un passaggio non privo di conseguenze. Perché nella società sudcoreana l’età più che un numero è un vero e proprio status sociale. Tanto che è comune, quando si viene introdotti a uno sconosciuto, chiedere subito l’età.
[…] in ambito scolastico: come stabilire se un bambino può o meno frequentare la prima elementare? Per aggirare le difficoltà di conteggio, le autorità scolastiche hanno optato per una soluzione semplice: nel mondo dell’istruzione vigerà il vecchio sistema. Così come resterà in vigore per stabilire quando i ragazzi devono presentarsi alla chiamata per la leva militare. Quegli stessi ragazzi dovranno invece attendere ancora per brindare. L’età minima per consumare alcol sarà abbassata dai 20 anni attuali a 19, quindi di un solo anno. Di modo che, in pratica, l’attesa per il primo sorso di soju non verrà accorciata neppure di un giorno.
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