Giordano Tedoldi per “Libero Quotidiano”
Se avete visto «American Sniper», il film di Clint Eastwood sulla sua vita, saprete tutto di Chris Kyle, il cecchino americano leggendario per i suoi tiri dalla distanza e per il non precisato record di uccisioni (lui stesso non teneva il conto, diceva di tenere a mente solo il numero di marines salvati).
Il film, che è diventato il terzo film di guerra nella classifica degli incassi dopo «Salvate il soldato Ryan» e «Pearl Harbor» - tutti film americani su soldati americani - ha ricevuto sei candidature all’Oscar e aperto un dibattito tra chi lo accusa di santificare un sadico che, con l’alibi della divisa, si è lordato le mani di sangue, e chi, come recentemente Michelle Obama, ha trovato che esprimesse la vera e terribile realtà dei militari americani.
Ora però l’attenzione dei media si concentrerà su Eddie Ray Routh, 27 anni, sulle cui immagini sfuma il finale del film di Eastwood. A Stephenville, Texas, è cominciato il processo a suo carico. Routh infatti è il veterano che il 2 febbraio 2013 ha ucciso Chris Kyle e il suo vicino di casa Chad Littlefield in un poligono di tiro nel Texas.
A esprimere il verdetto sarà una giuria popolare di 12 membri (più quattro sostituti) sorteggiati tra 800, e il processo si giocherà sulla sua infermità o sanità mentale dell’imputato. Per quale motivo Routh ha ucciso l’American sniper? Follia o, come sostiene l’accusa, un atto deliberato per un motivo incredibilmente futile come rubare il furgone di Kyle? Riandiamo al loro primo incontro.
Chris Kyle nel 2009 era tornato dall’Iraq per stabilirsi definitivamente a casa, con la moglie Tayla e i due bambini. Tre anni dopo aveva pubblicato l’autobiografia dalla quale Eastwood ha tratto il film. Continuamente ossessionato dal rimorso «per quanti non era riuscito a salvare», aveva trovato un po’ di quiete aiutando altri veterani che, come lui, pativano del cosiddetto disturbo post traumatico da stress, una definizione psichiatricamente asettica per definire i terrori, gli incubi, le ossessioni che fin dalle civiltà primitive perseguitano chi uccide altri esseri umani. Eddie Ray Routh era uno di quei veterani che Kyle assisteva.
«Quello di cui hanno bisogno non è comprensione, ma di essere trattati come gli uomini che sono», diceva Kyle. E così quel 2 febbraio, Kyle era andato con Routh nel poligono di Erath County, a fare ciò che sapevano fare meglio, centrare il bersaglio, ma stavolta nelle sagome di legno, non di carne e ossa. Questa era la «terapia». Improvvisamente Routh, come se fosse tornato di nuovo in un teatro di guerra, uccide Kyle e Littlefield, e dopo un breve inseguimento a bordo del furgone di Kyle, la polizia lo arresta.
Già prima di incontrare Kyle, Routh mostrava evidenti segni di squilibrio. Un giorno sua madre chiamò la polizia urlando che il figlio minacciava di uccidersi e uccidere altre persone. Fu trovato solo in casa scalzo e nudo, e ricoverato all’ospedale psichiatrico di Dallas.
Dopo la dimissione, fu proprio la madre chiedere a Kyle, che in Texas era un eroe nazionale, di aiutare il figlio. Ma la frase forse più spaventosamente rivelatrice di quello che passava per la testa di Routh sta nei verbali d’interrogatorio di polizia, riferendosi a Kyle: «sapevo che se non avessi preso la sua anima, lui avrebbe preso la mia». Non è una frase detta apposta, come capita, per farsi passare per folle e evitare il carcere.
Nel suo delirio ha una logica. Pronunciata subito dopo il duplice omicidio del cecchino e del suo amico, a caldo, ci rivela il senso di competizione, di frustrazione, e il complesso d’inferiorità di Routh nei confronti della «leggenda» Kyle. Con tutte le differenze del caso, l’uccisione, da parte di un oscuro veterano, di colui che era considerato «il più letale cecchino dell’esercito americano», ha qualcosa di simile con il fan impazzito che uccide John Lennon. Né è assurdo che Routh abbia detto «impossessarsi dell’anima». Quando la violenza trascende certi limiti invalicabili, la mente torna a logiche primordiali, che divorano gli altri e se stessa.
il cecchino chris kyle IL CECCHINO USA CHRIS KYLE